sabato 18 novembre 2006

Premessa



La dinastia dei Nasridi nacque nella Spagna meridionale, dopo la disfatta almohade a Las Navas de Tolosa nel 1212. Il fondatore, nel 1238, fu Mohammed I ibn Nasr, che inziò l'ultima grande dinastia moresca in Spagna così come il grande palazzo de Alhambra (الحمراء).
Sempre nel 1238 gli Aragonesi conquistarono Valencia e le Baleari nel 1235, il Portogallo riconquistò l'Algarve nel 1250 e la Castiglia riprese Cordoba (1236), la Murcia (1248), Sevilla (1248), Cadice (1262) e Jerez de la Frontera (1264) agli ultimi mori, per lo più legati a dinastie berbere come gli Almohadi (che scomparvero definitivamente, schiacciati in Africa da Marinidi e Hafsidi, nel 1269). Pure i Marinidi, che scalzarono i predecessori dal trono di Fez, perdettero negli anni della Reconquista del XIII secolo le loro ultime roccaforti iberiche.
Così, negli anni '30 del XIV secolo, quando riprese con maggiore vigore la costruzione del grande palazzo di Granada, Yusuf I ibn Mohammed si trovava, seppure in una situazione di relativa pace grazie ai tributi che venivano elargiti di tanto in tanto alle potenze cristiane per assicurare la pace, in una situazione molto difficile. Castigliani, Aragonesi e Portoghesi premevano ai confini di un emirato che era limitato a Granada, Malaga, Almeria e Algeciras; in Africa sì i Marinidi sognavano di poter tornare come i loro predecessori oltre جبل طارق, Jebel Tariq. Eppure, l'emirato nasride poteva invidiare poche cose ai suoi nemici: sin dal tempo degli Umayyadi era stato uno dei centri più fiorenti della penisola iberica, e pure in quel periodo, per un'estensione relativamente piccola poteva vantare ricchi profitti e rimaneva il nucleo della grande cultura moresca che s'era sviluppata in Spagna e Portogallo nei secoli precedenti, pur senza altre importanti città come Siviglia, Cordoba, Valencia e Aracena. Nei palazzi già costruiti erano custodite le grandi opere del passato, tradotte o meno dagli eruditi dei regni cristiani, di arabi, ebrei, latini e greci del passato. Erano patronate le arti, sempre nello stile arabo ma con contaminazioni catalane e aragonesi. E cosa importante, se nel resto della penisola la maggior parte dei regnanti pressava violentamente per una conversione al cattolicesimo di chi non lo era già, i nasridi mantenevano un'abbastanza ampia libertà religiosa, cosa che incoraggiava i perseguitati a fuggirne entro i confini e cristiani, ebrei e musulmani vivevano in pace.
L'esercito però non era messo bene: dagli Almohadi in poi gli eserciti arabo-berberi erano stati improntati per lo più a un modello di miliziani per lla difesa, in cui spiccavano gli arcieri; non era adatto a uno scontro contro lle tattiche europee dell'epoca, che si basavano sulla cavalleria pesante nobiliare, che in pratica non esisteva tra i nasridi e non erano nemmeno cultori dei picchieri contro i cavalieri, che pure avevano dimostrato la loro efficacia qualche anno prima a Morgarten e prima ancora a Kortrijk (Courtrai). Oltretutto, le disciplinate masse di uomini che erano state prerogativa degli arabi ora erano anche dominio degli iberici e a ciò si aggiungeva, per i nobili, la possibilità di usufruire dei servizi dei fabbri di città come Toledo. E a poco poteva servire la flessibile, comoda e leggera armatura di maglia contro le balestre, per cui si creavano sempre più compagnie mercenarie di professionisti.

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