domenica 19 novembre 2006

Il periodo delle rivolte

Chiamato anche della guerra civile (o, per meglio dire, delle guerre civili), durò 8 anni e fu provocato dall'incerta situazione interna. Si suddivide nella fase francese (1565), italiana (1565-1566), spagnola (1566-1567), araba (1566) e berbera (1566-1573).
La prima causa fu la povertà che aveva colpito vaste aree del regno, unito alla sensazione che i tempi fossero maturi per un cambio della guardia o la rinascita di antiche spinte indipendentiste.

Francia
La prima scintilla scoccò in Francia. A incitare alla rivolta fu Luc Sebs, un avvocato aquitano. Questi, zelante luterano, vedeva l'occupazione granatina più come un affronto religioso che una prevaricazione dell'indipendenza popolare; arringando contro i nobili corrotti e l'incuria del territorio, raccolse qualche centinaio di volontari con cui espugnò due castelli e in seguito arrivò a guidare 2000 uomini nell'""Armata di Salvezza della Croce" più tutti i servizi collegati, prendendo il controllo di un'ampia parte dell'Aquitania e instaurando un governo provvisorio. Prima che Delsez potesse intervenire, comunque, i nobili locali si unirono contro la minaccia e con le loro milizie riuscirono a sconfiggere l'armata nel villaggio basco di Haltzu sei mesi dopo la prima apparizione di Sebs. Lo stesso fu catturato e impiccato a Bordeaux.

Italia
La morte di numerosi soldati italiani in Francia aveva posto in cattiva luce il governo nasride. A ciò si aggiunse nel 1563 un'epidemia che colpì Genova e Firenze. Nel luglio di due anni dopo, quando a Livorno il prezzo del pane raggiunse il suo massimo, la popolazione si ribellò, velocemente seguita da molte altre città. I centri maggiori aderirono alla Confederazione Italica, mentre quelli minori rimasero più o meno lealisti. La Confederazione, in pratica formata da città-stato, chiese aiuto a Venezia, ma questa era già impegnata nella guerra contro Mantova, che avrebbe poi sottomesso un anno dopo. Gli Zyianidi da Milano si offrirono di aiutare Granata, ma Ismail rifiutò. Lo stesso re portò 3200 mercenari svizzeri in Italia, sconfiggendo le forze nemiche a Cecina. Ludovico Alderigo, il console di Firenze, morì in battaglia. Per l'autunno del 1566 tutte le città rivoltose erano state espugnate o avevano fatto atto di sottomissione. Oltre a imporre un calmiere, Ismail decise di togliere ogni prerogativa cittadina a quelle che si erano ribellate e trasferirle alle altre, effetto che rimase fino al regno del nipote.

Spagna del nord
Mentre il re era via, in patria un'altra sommossa avvenne. L'autore era il marchese decaduto Emilio Fraga. Egli, cattolico fino al midollo, prese esempio dalla vicenda di Sebs per guidare la sua guerra per l'indipendenza politica e religiosa e non avrebbe potuto trovare un terreno più fertile che nella propria terra natale, la Galizia. Appoggiato da molti altri nobili (dal 1550 la regione era a statuto speciale), reclutò molti Galleghi, per poi sconfinare nelle Asturie; alla fine l'armata "de la Concha de Santiago"arrivò a contare 20.000 uomini e la capitale fu posta nella stessa Santiago de Compostela, dilagando nella Spagna settentrionale senza incontrare resistenza. Fraga fu però sconfitto in due occasioni dal principe, di cui parleremo in seguito. Terminato il movimento, Muhammad concesse la grazia ai nobili che avevano spalleggiato il marchese e i civili, ma tolse alla regione lo statuto speciale, rendendo i nobili tutti funzionari statali.

Spagna del sud
Innanzitutto, bisogna parlare della situazione dell'élite arabo-berbera all'epoca. L'opinione comune era che i sovrani, nel tentativo di rabbonire le popolazioni sottomesse concendendo loro pari diritti, avesso prevaricato i privilegi di quella che era stata da sempre la casta dominante. D'altronde, forse il più grande pittore e scrittore granatino del XVI secolo, Julio Ortenga y Jacinte, non era un musulmano dell'Estremadura, che scriveva in Spagnolo e si dedicava a temi molto "cristiani"? Forse il dominio effettivo degli Arabi -comunque inteso non come nobiliare, ma bensì come di semplici governatori- non si fermava alla Guadiana? Sentivano la famiglia reale come lontana e corrotta. La rivolta al nord fu l'ultima goccia: il governo per loro era diventato troppo debole. Il movimento era capeggiato dalla potente famiglia di Almeira dei Rasid, che con l'aiuto dei banchieri ebrei Iacossa ottenne i servigi di 5000 mercenari turchi, a cui si unirono le loro milizie e insieme marciarono verso nord contro i cristiani. Il governatore di Toledo, che s'era opposto al foraggiamento dell'esercito, fu catturato e ucciso.
Lo stesso numero di veterani fu richiamato dal principe Muhammad, che giunse a un accordo con Nayef ar-Rasid, il capo, per unire le proprie forze contro il nemico comune. Poco prima la battaglia di Cecina, l'esercito regale soprese in una valle del Leon l'armata di Santiago, mettendone in fuga metà e catturando o uccidendo l'altra.
Il punto di rottura avvenne in seguito, a Valladolid. Nayef proponeva l'esecuzione di tutti i prigionieri e la distruzione della città come gesto dimostrativo, ma Muhammad non acconsentì. Di fronte alla minaccia di usare le proprie truppe indipendentemente e alla vigilia del Ramadan, il principe fece arrestare Nayef ed esautorò gli altri comandanti. Pagò poi di tasca sua l'ultima rata ai mercenari, perché "scortassero" gli irregolari a sud e rimanessero di riserva fino alla primavera successiva. Interruppe le operazioni per il mese di sawn e poi riprese in inverno.
Riconquistò la Galizia con facilità, costringendo i superstiti a rifugiarsi a Oviedo, che fu rinconquista in febbraio. Dopo questo, quando il padre era già tornato, accadde quanto già detto.

Maghreb
Subito dopo la vittoria nelle Asturie, a sud si delineò un altro problema. In parte per lo stesso motivo degli Andalusi e in parte per un sogno d'indipendenza, un influente Shleuh, Magsen Amazigh (sconosciuto il nome precedente), si mise a capo di un esercito formato dai suoi seguaci, che aveva raccolto negli anni precedenti. Magsen era il primo teorico di un'unità berbera, cosa che era difficilmente concepita dalla popolazione, considerando le grandi differenze fra un gruppo e l'altro, in contrasto soprattutto con l'arabizzazione ancora in atto. Sognando una nuova Mauretania-Numidia, raccolse con le sue doti di capo il suo popolo e molti altri gruppi del deserto, tra cui i Tuareg, in una campagna contro "quelli delle coste", come li chiamavano, i Berberi più arabizzati. Tuttavia, dopo i primi successi, non ebbe vita facile: la città di Fez, i Berberi ebraici e i Rifain si opposero energicamente al progetto, facendo mancare l'appoggio di cui aveva più bisogno Magsen. Le informazioni su questo periodo sono scarse, ma si sa che i ribelli furono battuti sull'Atlante, divisi da alcune rivalità tra corpi dell'armata; ibn Abdul Aziz, il generale che guidava i lealisti, li inseguì fino all'Algeria interna, in uno stato di semi-anarchia, cosa che avvenne nel 1570. Per altri tre anni i fedelissimi di Magsen portarono avanti una guerriglia nella nuova conquista granatina, ma dopo il 1573 non si ha più alcuna cronaca delle loro attività. Si pensa che colui che aveva concepito i Berberi come un potenziale unico popolo, sia stato ucciso o sia morto di malattia. Fatto sta che il processo di arabizzazione continuò.

Si può anche notare un'esperienza simile nelle Canarie: Doramas II, uno dei pochissimi Guanchinet rimasti nelle Canarie, con un centinaio di uomini occupò un paio di villaggi nella Gran Canaria, per riportare in auge l'antico regno dei suoi antenati; assediato, giunse a un accordo pacifico senza alcuna perdita, ottenendo il permesso per la sua e altre 9 famiglie di vivere autocraticamente nella maniera antica senza pericolo.
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