domenica 19 novembre 2006

La fine della guerra

Fatto fuori il principale artefice della guerra, poco rimaneva da fare in Europa.
Ismail, per appacificare i nuovi territori conquistati, lasciò intatta la classe nobiliare, peraltro assai delusa dalle prove della precedente monarchia; a sovrintendere mise due governatori, un guascone protestante e un catalano cattolico e i vari podestà, nobili, vescovi o quali che fossero, avrebbero dovuto rendere conto solo a uno di questi, scelto da loro (sistema che rimase in voga fino al primo XVIII secolo). Tuttavia, Delsez rimase a Bordeaux con un migliaio di volontari per tre anni circa. In Sardegna fu mandato il figlio di Suvegny, Joaquin.
La pace con l'Inghilterra fu siglata dopo la battaglia incerta di Ouessant, mantenendo lo status quo. Un intraprendente George Clonfart occupò di sorpresa Calais, senza l'autorizzazione regia, ma des Barres lo cacciò subito dopo.
In Somalia, Braba tentò coi rinforzi un'offensiva, ma il governatore af Brunder lo sconfisse, riportandolo sulla difensiva. La Svezia tentò inoltre un'effimera occupazione delle Azzorre, ma entro la primavera del 1561, la minaccia del khan in Finlandia obbligò a terminare la guerra: fu concessa la regione di Landskrona, dando la notizia allo Svedese in Africa poco prima che iniziasse l'offensiva che avrebbe ricacciato i Portrumil.
Poco dopo, comprò con i soldi guadagnati dalla confisca dei beni dei potenti banchieri Grunlich, in Pomerania, il sud del regno di Ikkeri, che era diventato un satellite di Delhi, per favorire l'immigrazione di grandi masse finniche, che da rifiugiati in Svezia rimanevano solo un problema.
Il Benin rimase quindi solo. Lopez e i suoi alleati, per tutti gli anni in cui erano stati impegnati, condussero una campagna assai poco regolare, piena di dietro-front, attacchi alle spalle e assedi, intervallati da poche battaglie campali e trattative diplomatiche, la cui lista è troppo lunga per non intaccare la scorrevolezza; comunque il cronista ar-Rum, che era al seguito dell'esercito, ne dà un resoconto preciso nel suo "Operazione del sud". Nel 1561 il Songhai si dichiarò soddisfatto del bottino di guerra ottenuto e delle poche conquiste a sud, addentrandosi oltre il Sahel, facendo così pace, mentre Lopez e gli altri continuarono. Nell'aprile del 1562 l'Oba, di fronte a Lopez e tutti i sovrani coalizzati, fece cessione di tutta la parte occidentale del regno a Granada, che usò il metodo indiano di governo.
La nazione di Ismail III usciva da questa guerra come unica e incontrasta potenza a cavallo fra Europa e Africa, un pezzo fondamentale dello scacchiere sia in Francia sia nel Mali, senza però avere una qual sorta di unità non governativa al suo interno, se non la mitizzazione dei sovrani.
Bronzo dato come pegno al Songhai.

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