sabato 24 maggio 2008

La morte di Yusuf VIII e l'ascesa di Nasr III

Con la fine delle ostilità in Ungheria e Italia, nessuno si illuse che l'Europa sarebbe rimasta a lungo in pace e tutte le nazioni del subcontinente si diedero da fare per prepararsi allo scontro.
Nel 1804 si spense Yusuf e suo successore fu il figlio Nasr.

Caduta della Repubblica Batava e dichiarazioni d'indipendenza
Sempre nel 1804, Regno Unito e Svezia decisero, con il consenso dell'imperatore, che era il tempo di rimetter lo stadtholder al suo posto. Così, un corpo di spedizione anglo-svedese sbarcò nel nord della repubblica, battendo con facilità le truppe olandesi, di cui gran parte dei generali mandati a combattare disertò per gli invasori e conquistando facilmente le città principali. Daendels fuggì, a sua volta, in Francia.

Il cambiamento nel regime fu accettato più nelle colonie che nella madrapatria, poiché la politica di Willem e della sua fazione era sempre stata favorevole all'economia coloniale, i cui patrizi avevano avuto difficoltà a tenere a bada gli indigeni durante la
parentesi batava. Facevano eccezione le isole di Mindanao e Mindoro, dove la presenza di liberali olandesi era maggiore ed era nata una buona sintonia fra coloni e Filippini. Proprio il meticcio governatore locale, Cornelis de Rutguyr, nel 1805 dichiarò che il dominio delle Province Unite sulle due isole era decaduto e la popolazione lo appoggiò nella ribellione. In più, metà della flotta olandese nelle Indie si trovava a Mindanao all'epoca e il suo ammiraglio appoggiò de Rutguyr. La repubblica di Mindanao però non visse molto: nel 1807, il governo olandese accettò la perdita delle due isole pur di recuperare le 45 navi dei ribelli. La soluzione venne da Dick van Krol, avversario interno del partito liberale. I suoi uomini eliminarono i precedenti capi e buona parte dei capitani di vascello, con la morte dell'ammiraglio, optarono per il ritorno all'ovile.
Per scongiurare invasioni, van Krol si "alleò" con la HEEC, assicurandosi la sua difesa concedendo enormi privilegi alla compagnia. Col suo appoggio, si nominò stadhouder perpetuo della repubblica, su cui applicò numerose politiche estremiste: vietò il culto religioso, aprì l'economia al liberismo totale (salvo per i monopoli inglesi), diede pari diritti ai Filippini, fortificò le isole e istituì la leva.

In contemporanea, nacquero le tensioni in Congo. Nel paese, si erano formati due tipi di alta borghesia: quella olandese e nativa filo-olandese, che si comportava come gli europei, i cui figli spesso venivano mandati a studiare in Olanda e si era data ad attività economiche molto redditizie e nuove per il paese e l'altra, più tradizionalista e normalmente risiedente all'interno. Questi basavano i loro proventi soprattutto sul traffico degli schiavi e sull'agricoltura; ritornato al potere Willem, la prima istanza che ricevette fu la loro, sul ripristino del traffico. Poiché l'ottennero limitatamente all'Africa e nello stesso anno l'influenza colpì le loro regioni, alcune famiglie aristocratiche iniziarono piccoli focolai di ribellione, destinati ad espandersi.


La Guerra dei Nove Anni: i preparativi
L'ascesa al trono di Nasr, uomo dalla cultura di stampo marziale, non avrebbe potuto avvenire in un momento migliore.
Nel 1802 era avvenuto l'avvicinamento, dettato da ragioni politiche, di Francia e Impero Ottomano, cosa che aveva permesso di rafforzare la morsa sull'Europa centrale, ora ancora più stretta con la probabile alleanza ungherese con la Francia e un rinnovato spirito combattivo in Russia. Il 25 febbraio del 1805 SRI, Province Unite, Regno Unito e Svezia si unirono nella Grande Coalizione. L'incentivo all'unione fu dato dalla notizia che l'esercito francese, ora riorganizzato sul modello granatino, si stava concentrando sulle frontiere. In effetti, l'esercito francese e quello granatino erano pronti ad invadere Olanda e Germania, con l'obiettivo di disfare lo scomodo gendarme d'Europa.
Con questo intento la Francia aveva proposto ai suoi due nuovi alleati di andare in guerra. L'ottomano accettò perché aveva ora mire sull'Italia; a Granda invece l'idea piaceva ai liberali sciovinisti, che volevano una nuova guerra coloniale, possibilmente contro Svezia e Olanda; la mozione però passò solo grazie ai voti degli emiri e del re.
La Francia così approntò tre armate di immediato utilizzo: una, da 37000 uomini, comandati dal marchese di Grouchy, doveva invadere i Paesi Bassi; una da 60000, guidata da Nicolas Soult, doveva invadere l'Alsazia settentrionale e di lì marciare su Dortmund, la capitale degli Askanien. Altri 60000 erano gli uomini di Ibahim bin Osama, che dalla loro base di Chaumont avrebbero invaso l'Alsazia meridionale per poi dare appoggio a Soult. 20000 soldati erano sbarcati a Genova, per invadere di nuovo il Piemonte e 4000 sarebbero dovuti sbarcare in Sardegna. Completavano lo schieramento i 10000 ottomani, in maggioranza italiani, che da Ferrara dovevano entrare prima in Lombardia e quindi in Veneto. Numerose altre divisioni erano comunque pronte per continuare l'invasione.

Il periodo Torres.
Le elezioni del 1804, dopo le precedenti avute con un'infima affluenza alle urne, sancirono l'ampia vittoria del partito dei Figli di Umar, il partito liberale militarista, in India, America, parte dell'Africa, Asia e in Aragona. L'anno seguente i parlamenti avrebbero dovuto mandare i propri rappresentanti a Granada. Appena avuti i risultati, i deputati dei partiti liberali proposero che a ogni legislatura i ministri e lo stesso vizir dovessero essere riconfermati o proposti dal parlamento e lasciare potere al re solo con le mozioni di sfiducia. Alla proposta, gran parte dei deputati conservatori lasciarono l'aula per l'indignazione, salvo i sette del Partito Nautico Coloniale. La proposta era del dal Ministro degli Interni; Nasr alla prima votazione si oppose, ma vedendo che anche il Maestro di Toledo e gli emiri di Africa Costiera, Firanja e India avevano votato a favore, ritirò il veto e accettò, con il 48% dei deputati assenti. La votazione di marzo 1804 diede un altro colpo all'assolutismo e determinò le dimissioni della maggioranza dei deputati conservatori. L'anno successivo, il 70% di seggi alla coalizione Figli di Umar - Ulivi del Progresso diede tutti i ministeri tranne uno ai liberali. Il nuovo vizir fu Jaume Torres, il figlio di un semplice tipografo.

Torres si era laureato in diritto nel 1776. Membro di varie commissioni commerciali in Africa, ebbe una travolgente carriera politica e nel 1793 era diventato governatore dell'Aragona, si presume anche aiutato dal suo matrimonio con la figlia del Maestro di Toledo. Fu il complemento perfetto a un re che non amava andare contro il parlamento e i ministri. Fu il supplente del re durante la guerra e l'artefice dell'egemonia del suo partito. Come prima manovra, tentò di prendere sotto l'ala di Granada Mindanao, ma le sue richieste eccessive gli fecero perdere l'occasione.
L'inizio della guerra.
Alla fine, la guerra che avrebbe portato a massacri in tutto il mondo partì il 7 marzo 1805, data in cui Grouchy varcò il confine per invadere le Fiandre olandesi. Due giorni più tardi, bin Osama e Soult entravano nell'Alsazia. L'invasione italiana, invece fu rimandata perché le condizioni del tempo impedivano il passaggio delle montagne. L'Alsazia fu occupata senza alcuna battaglia ma l'avanzata fu rallentata dalla situazione logistica francese. La nuova concezione logistica granatina, infatti, prevedeva piccoli depositi divisionali a circa 100 km l'uno dall'altro (con la distanza proprio espressa nel nuovo sistema metrico decimale), che venivano man mano spostati seguendo le truppe; gli altri eserciti invece continuavano ad affidarsi a grandi depositi da cui partivano enormi file di carri ogni giorno e Soult aveva mal calcolato la posizione dei suoi. Ciò diede tempo agli imperiali di ammassare le truppe.
Meglio sembrava andare nelle Fiandre, dove Grouchy sconfisse i difensori a Rumst ed evitò la loro ritirata ad Anversa, cacciandoli con successive scaramuccie fino in Zelanda. Fece però l'errore di voler prendere a tutti i costi la fortezza di Sluis, che la divisione di rinforzo avrebbe potuto tranquillamente tenere a bada.
Di fronte a quella stasi dell'aprile 1805, Nasr, insofferente verso gli affari interni, decise di prendere il comando dell'invasione italiana, da poco divenuta fattibile. Lasciò quasi tutti i suoi compiti a Torres, che ora gli era ancora più vicino perché anche Nasr aveva recentemente sposato la figlia minore del Maestro di Toledo; a metà aprile arrivò in Liguria, dove raccolse le truppe sparse per la regione ed entrò in Piemonte, dando quindi l'ordine al reggimento di Luzzani di invadere la Sardegna; la flotta poi bombardò Nizza, che il 18 aprile fu conquistata dai Francesi. Adolfo d'Este, il comandante ottomano, partì ed entrò a Mantova il 20 aprile.
Regno Unito e Svezia ancora temporeggiavano.
La battaglia di Rumst.

Le prime guerre rivoluzionarie

L'Atto di Controllo
Nel 1796, il Parlamento francese passò il decreto che imponeva alla famiglia reale di rendere conto delle spese e il parlamento aveva diritto di obbligare a tagli fino al 40% in caso di necessità. Ciò, come gran parte delle misure contro la monarchia, fu presa mentre l'irrequieto popolo di Parigi minacciava il palazzo reale.
Yusuf ne approfittò per una manovra propagandistica: fece approvare l'Atto di Controllo, che imponeva che tutte le spese della famiglia reale e dei nobili di pubblicare le spese annuali. Non si faceva però cenno ad alcuna misura attuabile dal Parlamento. Questo Atto fu largamente pubblicizzato nel regno intero, che aveva costantemente bisogno dell'immagine di un re carismatico per rimanere incollato. E, ovviamente, gran parte dei regnanti contemporanei fu scandalizzata di fronte a questa manovra.

La guerra in Ungheria
In Ungheria, nel 1797, ripresero con ancora più forza le sommosse: László Ferenczi, un ufficiale di cavalleria, guidò la rivolta che depose e uccise re József II e proclamò la repubblica. Prima però che potesse essere organizzato il nuovo governo, il conte di Coburg fu di nuovo inviato per combattere gli insorti, immaginando un compito come il precedente. László non aveva l'appoggio dei contadini, salvo quelli slovacchi e dalmati a cui aveva promesso l'indipendenza, ma poteva contare sul quasi totale appoggio borghese. L'armata ungherese fu inizialmente sconfitta presso Győr, ma di ben poco e Coburg si ritrovò a fare i conti con linee di rifornimento disturbate dalla resistenza. In più, nel luglio del 1797 lo zar Paolo I, che aveva iniziato a dare qualche apertura liberale riformando il sistema di servitù, intervenì per evitare un allargamento della sfera d'influenza imperiale. Allo zar si unì il re napoletano Ferrante, che sperava di ottenere qualche porto adriatico.
Nel 1798 l'Impero Ottomano intervenne sul confine orientale, occupando alcune città e villaggi com'era accaduto in Francia 8 anni prima. In contemporanea, l'esercito russo-magiaro battè sonoramente le truppe germaniche salvando Budapest.
La flotta partenopea invece sconfisse il 5 giugno quella tedesca di fronte a Spalato e mise sotto assedio Trieste, col successivo apporto di quella ungherese.
László Ferenczi ritratto nel 1799

La guerra in Italia
Nello stesso anno, in tutto il nord Italia scoppiarono nuove ribellioni. L'esercito che avrebbe dovuto andare in Ungheria a rinforzo fu dirottato per la Svizzera e scese in Italia. Presa dopo due giorni d'assedio Milano, le altre città si quietarono. Tuttavia, a luglio Roma e diverse città dello Stato Pontificio si ribellarono, obbligando il papa alla fuga a Napoli. Poiché re Ferrante stentava a intervenire, volendo strappare al pontefice le prerogative che avevano avuto i suoi antenati, il seppur luterano von Klisten prese i suoi uomini e marciò verso sud, lasciando i rinforzi austriaci in Italia. Facendo ciò, passò sul ducato estense senza chiedere il permesso. Velocemente entrò prima in Toscana meridionale e poi in Lazio, assediando Roma. A quel punto, sapendo che rischiava un'invasione dei propri territori, Ferrante prese l'esercito e andò verso Roma, dove però fu sconfitto. Ma a quel punto, l'armata turca era già sbarcata in Italia per rispondere a quella trasgressione e i granatini stavano di nuovo marciando nel Monferrato.
Con la voce che anche la Francia stava per rispondere all'aggressione, poiché da tempo era in rapporti di amicizia con l'Ungheria, l'Imperatore decise di chiedere l'armistizio, ritirandosi dall'Ungheria e da Roma. Russia e Napoli pure si ritirarono, mentre la Sublime Porta attese fino al 1799 per restituire il possesso di quanto occupato.
In Ungheria fu istituita la repubblica, che per i primi quattro anni sarebbe stata guidata senza elezioni.

Napoli e le Due Sicilie
Ferrante, re abbastanza liberale a differenza del fratello, decise che era il momento di sottostare alle richieste di costituzione e riforme. Nel tardo 1798 istituì la costituente e tagliò i ponti con le origini francesi della dinastia: oltre a stabilire definitivamente il nome del regno in delle Due Sicilie (mentre prima erano stati utilizzati entrambe le titolature), mutò il nome della dinastia in Sorrento, dal nome della cittadina in cui era nato.
Ciò nonostante, all'inizio del 1799 diede il colpo di grazia alla Repubblica Romana, affamando Roma e in seguito assaltando Viterbo; alla resa dei due centri principali, restaurò il papa sul trono, avendo accettato un certo favoritismo nei trattamenti.

Le fini della schiavitù
Gli ultimissini anni del secolo videro anche l'abolizione dei regimi di schiavitù in alcune nazioni.
La prima fu la Gran Bretagna, nel 1796. Vietò la compravendita e il possesso di schiavi, ma per ripagare i proprietari impose per le successive tre generazioni di schiavi un rapporto di servitù della gleba verso i campi lavorati o le attività lavorative, nei casi di schiavi domestici e d'altre mansioni. Fu poi ripermessa nel 1804 nelle colonie africane, in cui gli schiavi catturati lo erano, ma i loro figli avrebbero potuto comprarsi la libertà, se fossero riusciti. Nelle stesse modalità agirono i Paesi Bassi.
La Francia seguì nel 1798: seppur con una grossa spesa, la abolì del tutto e formò delle comunità di schiavi neri in varie zone delle Americhe, dove avrebbero lavorato in attività regolamentate dallo Stato. Fu poi impedita loro l'emigrazione.
La Svezia non la abolì, ma regolamentò la quantità possedibile. Nel 1797 poi abolì la schiavitù per i nativi nei suoi possedimenti asiatici, dove però rimase la deportazione forzata per i criminali.


Il mondo a cavallo dei due secoli

Cina: le ribellioni e la guerra con la Russia
Neanche la Cina era messa meglio. Nel 1796, nelle montagne dello Sichuan scoppiò la rivolta del Loto Bianco, con l'organizzazione dell'omonima società segreta. La rivolta su soppressa solo nel 1804.
Nel 1797, fu la città di Hangzhou a ribellarsi, non si sa se con l'implicazione della società segreta o no.
In più, nello stesso anno, gran parte dei nobili coreani si riunì nell'associazione segreta del Taiji Libero; rimasero però inattivi per molti anni.

Del 1798 fu invece il breve scontro con la Russia: i coloni in Siberia entrarono in conflitto con gli avamposti cinesi sulla costa meridionale del Baikal: il risultato fu la conquista totale della regione da parte dei Russi. L'avventuriero Pavel Fyodorov guidò una spedizione di 940 mercenari penetrò nel territorio manchu, a cui si unirono alcuni capi tribali scontenti del governo imperiale; la spedizione, giunta a 3000 uomini, si diresse a sud, con l'obiettivo di razziare il più possibile e poi ricreare uno stato manchu indipendente, ma fu sconfitta dalle truppe cinesi a Songyuan. Poco tempo dopo, il secondo trattato di Nerchinsk stabilì la nuova frontiera, spinta molto di più verso l'Amur.

La nuova spinta colonialista.
I primi a riprendere l'espansione in Africa furono gli Olandesi. Sconfitti a nord, ancora prima della rivoluzione iniziò la colonizzazione e sottomissione della costa a sud dei precedenti territori, più o meno pacificamente, che culminò con la guerra Herero-Nama del 1795-1798: gli Herero vennero quasi annichiliti e assorbiti nell'impero olandese, mentre i Nama si dovettero ritirare nelle regioni più interne. Nel 1797 la flotta olandese occupò alcuni atolli del Pacifico.

In vista dell'avvicinamento alla punta meridionale africana, la Gran Bretagna vide le sue colonie in Sud Africa minacciate. Si alleò con gli Zulu e con essi determinò la fine degli Xhosa come entità indipendente e ottenne un cuscinetto fra lo Zimbabwe e i territori inglesi. Alla stessa maniera degli Olandesi, risalirono a nord, stabilendo il confine delle terre reclamate immediatamente oltre quello olandese.
In quegli anni vennero fondati insediamenti anche sulla costa nord-orientale della Nuova Guinea, mentre la Francia monopolizzò il resto dell'isola. Tra 1790 e 1820 si triplicarono gli insediamenti australiani e le Guerre Maori portarono alla completa conquista dell'isola settentrionale e uno sbarco sulla meridionale. Nel 1801 la Groenlandia fu proclamata terra britannica, senza però insediamento.

La Francia, come già detto, occupò le coste della Nuova Guinea e aumentò la propria presenza nelle isole già di suo possesso; in più prese Tahiti.

La Svezia si limitò a invadere il regno di Hawai'i e isole limitrofe, oltre a fondare grazie a cacciatori e mercanti alcuni forti sulla baia di Hudson e in Alaska.



1792-1795: repressioni e successi

Le rivolte nell'Impero Ottomano
Come temuto, il germe della rivolta si posò anche sull'Impero della Sublime Porta. La società segreta rivoluzionaria Figli della Libertà iniziò delle rivolte in Grecia, Serbia, Bulgaria e Croazia, che però ebbero scarso successo. Mentre l'esercito sopprimeva a ovest, sul Caucaso e sull'Elbruz bande armate turco-persiani iniziarono a combattere i dominatori; le forze che nel 1792 avevano combattuto in Europa, furono spostate a inizio '93 a oriente. Di fronte a questo spostamento, la popolazione greca riprese la ribellione, questa volta fatta scoppiare dalle gabelle imposte e dalle repressioni sui civili. A ruota seguirono di nuovo Serbia, Montenegro e Valacchia. L'Impero non aveva le forze per contrastare tutte quelle sollevazioni, che si erano espanse fino al Peloponneso e di lì in Puglia e Calabria. Intervenne Granada: la proposta, presentata dal partito regale, passò di pochissimi voti.
Di nuovo Pesniz ebbe il comando delle operazioni: con 6000 uomini e 90 cannoni sbarcò prima a Taranto, dove si unì all'esercito napoletano e sconfisse i rivoltosi italiani. Quindi si reimbarcò e passò in Grecia, entrando in Attica e liberando i Turchi assediati ad Atene. Con l'arrivo di nuove reclute anatoliche, che avevano sedato le piccole sollevazioni in Ionia, invase il Peloponneso, mentre un'armata da Istanbul passava per la Macedonia e colpiva da nord. Nell'estate del 1793, i moti greci e valacchi erano stati bloccati.

Pesniz stava per marciare sul Montenegro, quando si seppe che i Mamelucchi avevano colto l'occasione e avevano dichiarato l'indipendenza, così come il bey di Tripoli. Impudentemente, Pesniz decise di imbarcarsi subito per l'Egitto, dove arrivò nella stagione più calda. Oltre a sbarcare ad Alessandria, già in condizione igieniche pessime per l'assedio, tentò una sortita infruttuosa, perché i suoi uomini erano stremati dal caldo. La città cadde poco tempo dopo e solo la metà dei superstiti riuscì a mettersi in salvo durante l'assalto mamelucco; lo stesso Pesniz cadde nella fuga.
Di fronte a quest'insuccesso (a novembre, l'esercito egiziano aveva invaso il Sinai) e alla vittoria del bey tripolitano, Mustafa si decise a concedere grandi autonomie al bey e concesse come stato vassallo il Basso Egitto ai Mamelucchi, che si ritirarono dal governo al di fuori della regione

Le rivolte in Ungheria e Italia
Nuovamente nel 1792, città come Milano, Bergamo, Venezia, Treviso e Novara si sollevarono; l'armata imperiale comunque eliminò facilmente la minaccia. Sempre l'esercito, guidato dal conte di Coburg, passò la frontiera ungherese a giugno, per sopprimere gli indipendentisti della Slovacchia ungherese, mentre re József II era impegnato contro la rivoluzione di Pest.

La Repubblica Batava
Neppure i Paesi Bassi, che avevano fama di essere stato abbastanza liberale, furono risparmiata. A giugno del 1793, la ribellione scoppiò nelle Fiandre. Il governo provvisorio fiammingo stabilì la propria sede a Gand e chiese l'intervento francese, ma non arrivò. In compenso il generale Daendels, che aveva già dovuto combattere contro la rivoluzione francese, passò dall'altra parte, rifiutandosi di attaccare le Fiandre. Con questo rifiuto, in gran parte delle città olandesi scoppiò la rivolta e lo stadtholder dovette fuggire in Inghilterra. Il nuovo governo, guidato da Pieter Vreede, comunque evitò l'invasione tedesca, rinnovando tutti i patti stipulati precedentemente, ma facendo numerose riforme.

L'indipendentismo nel Regno Unito: la guerra americana e la rivoluzione di agosto
Già nel 1791 parte delle colonie inglesi si era sollevato contro la madrepatria, senza che le truppe coloniali potessero combattere con efficacia. L'avvento della Repubblica Batava portò nuova linfa ai rivoltosi, ben riforniti dagli olandesi. Nel 1793 a Sandusky, la sede del capo wyandot (o urone) Dunquat, fu siglata la Grande Confederazione, formata dalla confederazione urone e quella shawnee, entrambe comprendenti molti altri popoli clienti.

Quando iniziarono le scorribande nei territori inglesi, gli agenti britannici tentarono in tutti i modi di diffondere il vaiolo, senza però avere grandi successi. Infatti sin dai primi del 1700 era stato introdotto in Europa l'ashi, una pratica anatolica che serviva a immunizzare i bambini contro quella malattia. Negli anni '80 del secolo, dei medici olandesi riuscirono a convincere diversi capi nativi a introdurlo anche presso le loro tribù. Il protagonista di questa "immunizzazione" fu Pieter van Woensel: mandato per scopi politici dal suo governo, ne approfittò per studiare anche la natura delle Americhe e, di nascosto, utilizzò un clan di Ottawa per sperimentare l'immunizzazione dalla difterite, senza successo. Ad ogni modo, le bande di guerrieri iniziarono ad attaccare ottenendo buoni risultati. Il governo coloniale, impegnato nel reprimere i rivoltosi di John Adams, offrì l'alleanza ad alcune tribù, principalmente Ojibwe indipendenti dai Wyandot. Il loro contributo fu tuttavia minimo: 500 miliziani olandesi, che vivevano fra le terre della Grande Confederazione e degli alleati inglesi e un migliaio di guerrieri potawatomi partirono in spedizione, sconfiggendo i guerrieri nemici e bruciando i villaggi. In un anno, i territori occupati dagli Olandesi vennero triplicati e lì vi si insediarono i numerosi meticci nati negli anni precedenti.

Nella guerra americana s'inserisce la figura di Samuel Wolffe, un anglo-irochese mistico, politico e linguista. Giudice di contea, teorizzò una divisione statale fra i popoli algonchini (come gli Shawnee) e di ceppo irochese (come i Wyandot). Grazie alla fama guadagnata in politica e come linguista, il governatore di Harrisburg gli affidò l'incarico di convincere Dunquat ad abbandonare l'alleanza con il giovane Tecumseh. Tutto ciò che il cinquantenne Wolffe ottenne fu l'uccisione in un attacco a sorpresa nel villaggio dove dormiva. Si dice che morì cercando di persuadere i guerrieri a risparmiare i bambini, ma nella Confederazione il modo di fare la guerra irochese era già in uso da tempo: infatti non furono catturati solo i bambini, ma anche gli adulti più giovani.

E fu nel 1794 che scoppiò la rivolta in Irlanda, simile a tutte le altre del periodo. Munster e Connacht dichiararono l'indipendenza. Con gran parte delle proprie risorse impegnate in America, la repressione non fu feroce: nel Munster vennero battuti i ribelli, ma il re accettò di concedere al Connacht la semiautonomia, con un parlamento proprio e alcune libertà. Colin Moore, il leader dei ribelli del Munster, comunque, fuggì in America, dove in incognito raggiunse gli insediamenti a nord del fiume Paranà, il confine tra i Guaranì e le comunità indipendenti di irlandesi e la Gran Bretagna.

La guerra tra Confederazione, ribelli americani e Repubblica Batava uniti continuò fino al 1795, quando il generale Howe sconfisse Adams e questi firmò la resa delle Colonie Unite. Nel frattempo, gli Olandesi erano sbarcati nella zona meridionale dei territori inglesi sulla costa del Pacifico, l'attuale California e l'avevano conquistata; la Confederazione aveva cacciato i coloni inglesi dal nord del golfo di San Lorenzo. Con la sconfitta dei ribelli, si scatenò un violento moto di diffidenza e persecuzione verso tutti i nativi residenti in territorio inglese, esclusi gli Irochesi; molti indiani, soprattutto Cherokee, fuggirono chiedendo asilo alla Confederazione. La pace fu raggiunta nel 1796, quando un reggimento dalle Antille portò il tifo a New York, da cui si espanse, colpendo europei e nativi in ugual misura. L'Inghilterra riconobbe le conquiste olandesi e confederate e ai primi concesse come area d'influenza e colonizzazione una vasta area a sud del Michigan.
I confini dopo la pace del 1796

L'epoca dei cambiamenti

Madagascar e Vietnam: la collaborazione franco-granatina continua
La fondazione nel 1784 della Compagnie françaises des Indes orientales assicurò una presenza economica francese più forte nelle Indie e la competitività contro la HEEC, a cui furono garantite enormi concessioni sui territori inglesi recentemente conquistati. Nel 1786, i governatori David de Cossigny e Damião de Goa si accordarono per un intervento in Madagascar: la Francia si sarebbe alleata con il nascente regno Merina, che dal centro dell'isola stava aumentando velocemente la propria influenza e avrebbe fornito assistenza militare. Alcune delle Isole Mascarene, utilizzate come basi dalla flotta francese, sarebbero andate a Granada in cambio dei rifornimenti alle truppe di terra, che in un anno circa riuscirono a occupare tutta la costa occidentale dell'isola; gli alleati di Merina riuscirono a unificare il resto dell'isola nel 1810.

L'invasione del regno di Dại Việt fu appoggiata logisticamente da Granada con un compenso meno materiale: l'Inghilterra sembrava intenzionata ad invadere le terre di Granada nel sud-est asiatico e il re vietnamita si stava avvicinando pericolosamente al nuovo vicino: serviva una nuova presenza europea nell'area per distogliere la Gran Bretagna da un'eventuale guerra coloniale. Sempre nel 1786, dalle basi francesi in Asia partì l'esercito che invase il regno indocinese e sconfisse i difensori nel 1788 nella battaglia di Battle of Rạch Gầm-Xoài Mút, in cui era presente un forte contingente di volontari laotiani dalla parte dei vietnamiti. Con quella battaglia, vinta nonostante i patimenti che le truppe francesi provavano e il re Nguyễn Huệ, che pochi giorni prima aveva battuto un'armata manchu a Dong Da, il regno intero divenne protettorato francese con poteri molto limitati.

Tortura e cartamoneta
Nel 1788, le richieste di molti uomini di cultura portarono al bando della tortura negli interrogatori, in concomitanza anche con un crescente raffinamento delle tecniche investigative.
Nello stesso anno, il Consiglio votò per l'emissione delle banconote. Il motivo di questa reticenza ad adottarle erano stati gli alterni esiti della pratica e il generale timore economico che una facile invasione dell'Impero Inca portasse all'inflazionamento dell'oro. Alla fine i rischi della cartamoneta furono accettati e in tredici mesi la zecca emise un milione di dinar cartacei, che finanziarono la costruzione della nuova grande flotta del Mediterraneo.

La rivoluzione francese
Nonostante i successi coloniali, in Asia e in America, la situazione economica francese era disastrosa: le spese per le guerre erano superiori alle entrate, il commercio stagnava, le tasse vessavano il Terzo Stato. La situazione socio-politica era nella stessa condizione, con l'assolutismo osteggiato dalla borghesia e la generale sfiducia nella monarchia, che non riusciva comunque a far sfogare queste tensioni con gli incentivi alla colonizzazione. In più, il 29 gennaio 1789, re Philippe Auguste IV morì, dopo soli due anni di regno, venendo sostituito dal fratello Louis. A maggio, l'instabilità era tale che il re dovette richiamare il precedentemente esautorato ministro Necker, che doveva lavorare sulla nuova politica finanziaria. Pochi giorni dopo, gli Stati Generali vennero chiamati, come promesso dal re morto, ma non si giunse a un accordo sulle tasse. Ai primi di giugno, la popolazione di Vannes si sollevò contro i dazi sul pesce. Alla fine del mese, avvennero i conflitti fra il re e la neocostituita Assemblea Nazionale. Le notizie su quanto accadeva giunsero a Yusuf VIII e Mustafa IV, che si erano incontrati a Barcellona. Il sultano chiese a Yusuf di non permettere che un moto rivoluzionario mettesse in pericolo una monarchia, spaventato dal fatto che molti intellettuali nel suo impero si rifacevano alla scuola illuministica francese. Il nasride ancora non si mosse, soprattutto perché era abbastanza favorevole a una deriva costituzionale del vicino. Il 23 giugno, però, di fronte alle insistenze dell'alleato, fece votare per l'invio di una forza militare oltre la frontiera per mantenere l'ordine nelle città meridionali (lo stesso giorno, due compagnie di guardie francesi si ammutinarono in seguito a dei disordini a Parigi). La proposta fu accettata e venne ordinata la ripresa dell'effettività per la 3^ divisione di fanteria spagnola e tre reggimenti di dragoni con artiglieria, al momento quartierati nel nord della Spagna.
Il 5 luglio, il generale Pesniz entrò a Bordeaux. Il 6, contro il volere reale, proclamò che avrebbe marciato su Limoges se l'Assemblea Nazionale non fosse scesa a patti con gli Stati Generali. Pochi giorni dopo, una brigata d'assalto occupò Arles, scontrandosi contro la guarnigione della città e il 13 si accampò poco fuori Marsiglia, mentre la flotta mise sotto blocco il porto di Tolone.
Quando il 16 Bordeaux seppe dell'attacco alla Bastiglia, simbolo dell'assolutismo francese, la sua cittadinanza e gran parte dei soldati che non si erano opposti agli invasori presero le armi e attaccarono gli uomini di Pesniz; 235 rivoltosi rimasero uccisi e il generale dichiarò lo stato d'assedio. Il 22 la brigata conquistò Marsiglia con l'aiuto delle navi. Il 4 agosto fu abolito il feudalesimo unilateralmente e a questa notizia, Diego Pesniz inviò i dragoni sulla strada per Limoges, dove si scontrarono contro alcune compagnie di ammutinati.
Qualche giorno prima, anche Paesi Bassi e SRI avevano preso i provvedimenti di Granada, occupando Liegi, Charleroi, Lussemburgo e Annecy. Si formò nelle zone occupate da questi un movimento di liberazione, la Guardia Nazionale, che iniziò ad attaccare con regolarità le forze d'occupazione da metà agosto. La Francia si stava barcamenando tra le invasioni straniere, moti rivoluzionari e un monarca che non aveva più credibilità, quasi assediato a Versailles. Luigi XVI riceveva le pressioni da parte del cognato, Gustavo III di Svezia, che aveva adottato nel 1772 una -poco liberale- costituzione e da George III suo alleato, per l'accettazione delle riforme che volevano essere introdotte. Il 5 ottobre, una folla si diresse verso il palazzo reale, recando l'appena redatta costituzione e scontrandosi con le guardie. Una settimana dopo, il re accettò la costituzione, la più liberale del mondo, allora, e che tolse moltissimi privilegi all'aristocrazia e al clero.

La guerra del 1790
Risolta la questione costituzionale, l'anno successivo Louis XVI chiese la restituzione dei territori occupati. Pesniz si ritirò, ma il duca di Sassonia, che comandava l'armata imperiale e il generale olandese Daendels risposero unendo le forze e marciando su Parigi, perché il re francese ritornasse sui suoi passi.
L'armata francese, dai quadri confusi perché molti dei nobili al comando erano fuggiti all'estero, ebbe difficoltà all'inizio a mobilitarsi. Tuttavia il generale Dumouriez riuscì a intercettare gli alleati al villaggio di Valmy, dove l'artiglieria francese si dimostrò migliore: il cannoneggiamento permise ai suoi 47000 uomini di mandare in rotta i 35000 tedeschi e 6000 olandesi con un assalto frontale. L'esercito francese proseguì, cacciando i nemici dal Lussemburgo. Quando Dumouriez sconfisse di nuovo il duca di Sassonia e lo mise sotto assedio a Charleroi, fu negoziata la tregua. La Francia avrebbe riavuto indietro ogni sua città occupata.
Valmy

Le rivoluzioni del 1791, la guerra di Polonia
I fermenti rivoluzionari si espansero in Europa. I primi moti scoppiarono nel gennaio del 1791 in Baviera, Turingia e Lombardia. A maggio, re Stanisław II August, in Polonia, concesse una costituzione liberale, entrando così in attrito con i vicini. Nello stesso mese, l'ardore arrivò nelle colonie inglesi e francesi: i coloni di New Hampshire, Virginia e Tennessee si ribellarono chiedendo l'indipenza, richiesta che serpeggiava già una ventina d'anni nelle colonie inglesi.
A sud, invece, la ribellione si sparse tra gli schiavi e i nativi delle colonie francesi, che fondarono la nazione di Mexique, il nome dei vicini aztechi. A settembre, nonostante gli aiuti olandesi, l'esercito regolare francese soppresse la rivolta: il regno non poteva permettersi spinte indipendentiste.
Meglio andò alle colonie inglesi, che rimasero più a lungo indipendenti.

La costituzione del 3 maggio 1791 non fu gradita a molti grandi nobili polacchi, che, unitisi nella Confederazione di Targowica, richiesero l'intervento della Russia. Anche se non avvenne l'intervento dell'Impero, impegnato a sedare le proprie rivolte, il re polacco fu sconfitto dai soli Russi una prima volta nel 1792. Si ritirò a Memel, da dove resistette fino a marzo del 1793, quindi fuggì in esilio in Inghilterra. Sul trono polacco andò il capo della confederazione, Stanisław Szczęsny Potocki.



Yusuf VIII: l'età dei cambiamenti

Quando il principe Yusuf fu incoronato re, già in età matura, il secolo dei Lumi, dopo aver in principio quasi saltato Granada, ora era entrato a pieno diritto nella storia di Granada. Il suo regno fu costellato dalle novità.

La peste di Sumatra e la guerra di Malacca
Lo stesso anno della successione, una flotta partì dalla base inglese di Capetown e fece scalo nei possedimenti olandesi in India. Da lì ripartì con l'aggiunta della flotta olandese. Era l'attacco a sorpresa di Olanda e Gran Bretagna contro l'indebolito regno di Ayutthaya. Nei mesi precedenti, agli alleati si erano aggiunti il Lan Na e il Brunei. L'esercito olandese sbarcò sulla costa fra Birmania e la penisola di Malacca, quello inglese su quest'ultima. Le armate del Lan Na, che aveva consolidato la sua posizione inglobando gli Stati Shan dopo aver perso gran parte dei suoi territori in Cina , invasero da nord il Laos; dopo una facile occupazione della Malacca, le truppe di Lord Bullington risalirono a nord e si unirono a quelle del Brunei, prendendo la costa nord-orientale del regno, che andò al sultanato. Re Taksin di Lan Na prese infine Ayutthaya e la distrusse; il re Suriyamarin però fuggì in Cina, andando in Cambogia e di lì dall'imperatore, il quale però non volle impegnarsi in alcuna guerra.
Con l'annessione del regno di Ayutthaya, Taksin si proclamò re di Siam e propose al generale inglese l'invasione della Cambogia, divisa fra città indipendenti, fedeli all'Ayutthaya o ai Vietnamiti: nel 1781 anche quella regione fu annessa all'Impero Britannico.
Questa invasione preoccupò molto Granada, che non voleva tale nuova coalizione nella zona; perciò, quando il sultano di Johor (Malacca) mostrò troppa amicizia nei confronti dei britannici, 15000 uomini ne invasero il territorio, come "rafforzamento del confine e garanzia della pace". Il sultano accettò senza combattere la sottomissione.
Ma la frontiera con Granada convinse molti Thai a rifugiarvisi, seguiti dai cambogiani. Il governatore fece un grave errore, deportando tutti i rifugiati su Sumatra: l'affollamento e le condizioni antigieniche fecero scoppiare la peste bubbonica, che si espanse su tutta l'isola; si attenuò solo sette anni dopo, quando aveva già invaso tutte le isole.
I nuovi confini, dopo la guerra del Vietnam nel 1788

L'economia e l'informazione
Se al di fuori del nucleo del regno poco cambiò nell'economia, al suo interno molto venne fatto. Le tre borse prima esistenti, quella di Granada, di Tunisi e Kerala, vennero fuse nella borsa centrale di Granada, cosa che permise un migliore controllo sulle attività finanziarie. Allo stesso tempo, vennero rivisti numero statuti sul lavoro: molte città li avevano, spesso risalenti al Medioevo. Volendo incentivare il più possibile le imprese, il governo li rivide tutti, con l'appoggio della borghesia, togliendo gran parte delle garanzie ai lavoratori e dimezzando i tempi burocratici, mentre per assicurarsi i voti degli aristocratici non vennero toccati gli statuti agricoli. Nonostante questa perdita di diritti e garanzie, i braccianti e artigiani minori non protestarono all'inizio, poiché da secoli non avevano avuto bisogno di usare quegli statuti e non si avvidero di cosa sarebbe capitato.
Furono poi riorganizzate le classi fiscali: divennero otto, di cui le prime tre non pagavano la "tassa per la difesa".
Nel 1781, inoltre, venne fondato il primo giornale a carattere eclettico, La Voce della Verità. Il governo stampava sin dal 1648 un notiziario governativo, a cui seguirono notiziari governativi locali. Negli anni '90 del secolo iniziarono a nascere giornali indipendenti ma sempre legati ad aree limitate. La Voce fu il primo giornale che sì, era basato principalmente sulla penisola iberica, ma aveva grossi spazi per le notizie da tutto il resto del regno e del mondo, opinionisti e numerose altre rubriche che esulavano dalla cronaca. Nell'800 prese la conformazione moderna, dividendosi in un giornale principale, che usciva due volte al mese e uno locale, giornaliero.

La Costituzione
Le idee costituzionali avevano ormai penetrato gran parte della classe dirigente di Granada, anche in risposta alle derive assolutistiche di Nasr II. Sempre più spesso gruppi di nobili e borghesi ne parlavano e nell'inverno del 1783 in diverse città nacquero vere e proprie manifestazioni che la chiedevano. Yusuf allora si decise e mise ai voti la proposta di una costituzione, accettata. Così venne formata un'assemblea costituente a Zaragoza, che in due settimane redasse la prima costituzione, detta di Zaragoza, appunto.

Questa costituzione dichiarava che al-Andalus era una nazione dell'Umma e che il sovrano lasciava le libertà di religione, associazione, parola e consentiva le unioni dei lavoratori, ma la stampa rimaneva in teoria censurabile. Venivano costituzionalizzata la divisione in cittadinanze e i diritti delle minoranze etniche.
La seconda categoria di cittadinanza votava secondo i metodi sempre utilizzati, mentre i nobili di questa categoria votavano seguendo le modalità della prima, che erano le seguenti:
-il diritto di voto era su base censitaria: le prime tre classi non pagavano la pesantissima tassa sulla difesa, ma non avevano neanche questo diritto;
-ogni sette anni venivano votati i rappresentanti ai parlamenti locali; questi non avrebbero più avuto facoltà di eleggere tra di sé i propri rappresentanti, ma ogni quattro anni gli stessi votanti avrebbero dichiarato chi sarebbe andato a Granada;
-veniva permessa e anzi forzata l'associazione in partiti e fazioni per presentarsi alle elezioni per il Consiglio, quando prima o ci presentava come singoli candidati o come minuscole fazioni sia al parlamento locale sia al Consiglio. Così, mantendendo le divisioni parlamentari minori, alla camera suprema si sarebbero presentati schieramenti ben definiti e soprattutto transetnici;
-sempre al Consiglio, i seggi sarebbero andati proporzionalmente ai voti dei partiti;
-il re comunque manteneva il potere esecutivo e legislativo garantitogli dalla prerogativa e poteva sciogliere il Consiglio, oltre a vietare certi partiti; le sue facoltà però si fermavano a questo, dato che ogni altro movimento di potere avrebbe dovuto essere votato;
-i parlamenti locali potevano legiferare limitatamente alle loro competenze, ma avevano anche il diritto di fare ricorso per leggi che non gradivano.

Questa costituzione, sebbene mancasse ancora di alcune cose, come la separazione definitiva dei poteri o la laicità (impossibile per il ruolo del sovrano), fu accolta molto bene dai suoi fautori e fu presa a modello da altri costituzionalisti nel mondo.
Il sindaco di Santander, che lesse la bozza della Costituzione al Consiglio

Lo scandalo dei tribunali
Nel 1783 venne alla luce lo scandalo di alcuni tribunali nelle regioni più interne dell'Africa sahariana che, in teoria sottoposti alla legge granatina, avevano applicato per molti anni integralmente la Sharia. Di fronte a questa libertà presa dai giudici, furono creati speciali commissari per vigilare sull'applicazione delle leggi regali e non quelle culturali, dove non accettate in toto dal governo centrale.


L'epoca di Muhammad XVIII

La morte di Nasr II fu improvvisa, nella calda estate del 1755. Gli successe il figlio trentenne, Muhammad. Uomo colto e raffinato, a iniziare dalla propria incoronazione volle contrastare quella sorta di "crisi" culturale e scientifica che aveva colpito il regno dei suoi due predecessori, facendo rappresentare la cerimonia in un'enorme tela dall'artista corso Pioli. Durante il suo regno, supportò numerosi artisti, alla ricerca di una nuova identità culturale che non attingesse a modelli esteri e sotto il patrocinato suo e di una piccola cerchia di grandi nobili, nei 25 anni in cui fu al trono furono fondate 2 accademie di musica, 7 università, 18 accademie delle arti, 22 accademie delle scienze matematiche e naturali. Con uno spirito che i contemporanei definirono "inquietantemente laico", non fondò alcuna madrasa di stampo classico e anzi, finanziò la fondazione di scuole private alternative a quelle religiose, di qualsiasi religione. Fu il primo re di Granada ad avere una tale fiducia nelle scienze.

La guerra di Duala
Al decesso dell'ultimo Manikongo, nel 1759, Gugliemo V d'Orange proclamò l'annessione del Congo, di fronte ai conflitti sorti fra i nobili del paese per la successione. Questa annessione portò alla nascita di alcuni potentati locali sottomessi ai Paesi Bassi, corrispondenti ai territori delle famiglie aristocratiche: ciò fu in massima parte ben accetto.
Fu un signore africano, che da sempre aveva temuto le scorribande dei Duala nel suo territorio, fino a Kribi, a convincere gli Olandesi della necessità di una guerra contro il vicino settentrionale.
Conosciute queste manovre, i capi Duala cercarono l'alleanza con il regno di Mandara, ma questi la rifiutò. Allora si rivolsero a Granada: la loro condotta nei confronti granatini, nonostante la presenza nel loro territorio dell'omonima città di Duala, fondata da Yusuf Rurikovic, era sempre stata ambigua, in parte indipendentista, in parte no. Con quella nuova minaccia, giunsero a offrire la loro sottomissione a Muhammad XVIII.

Se il disastro fu sventato fu grazie alla lungimiranza del nuovo ministro della guerra, Fernando Vaçol. Lui si oppose in prima istanza a quella nuova sottomissione, ma il parere del ministero degli esteri e del Consiglio furono contrari, felici di poter avere una nuova guerra con i Paesi Bassi. Con ciò, ordinò il reclutamento di almeno una divisione in Africa, non potendo contare sulla Guardia Askia, troppo sparsa per il territorio. Tuttavia, nel 1760 inoltrato, quando già si preparavano diverse migliaia di soldati congolesi e olandesi, solo tre reggimenti erano pronti per la battaglia. Di fronte a una tale lentezza, Vaçol ottenne il riscatto di poco meno di un migliaio di schiavi pronti alla vendita, a condizione che contribuissero alla difesa della colonia.
A Duala fu mandato il generale marocchino ar-Ribati, un comandante di cavalleria di formazione classica. La sua impressione di fronte ai militari africani, che spesso rompevano le righe e combattevano in formazione aperta e camminavano scalzi, fu quella di una marmaglia; peggiore ancora la ebbe dagli ausiliari. Tuttavia, la sua impressione era ingiustificata.
Nella stagione secca del 1761, 12000 armati, guidati dal generale Tjerk Tromp, partirono da Kribi e iniziarono la faticosa marcia verso Duala. La malaria colpì molto presto gli avanzanti; ciò nondimeno, in breve tempo l'esercito aveva invaso il territorio di Granada, preso con facilità i centri minori e posto sotto assedio Duala e alcune piazzeforti nelle vicinanze.
All'inizio dell'assedio, la piccola squadra navale a Bioko sortì e intercetto il primo convoglio olandese che avrebbe dovuto rifornire gli assedianti; il bottino fu portato alla città assediata, che ne beneficiò a lungo; tuttavia la flotta olandese, con più navi e meglio armata, ricondusse subito l'avversaria alla difesa dell'isola. Poco dopo, tentò il bombardamento della città, venendo però gravemente danneggiata dalle batterie costiere.
Nel frattempo, varie malattie colpivano entrambi gli schieramenti e gli assalti mietevano le loro vittime. Le maggiori perdite le ebbe il contingente olandese, non abituato al clima e addestrato secondo la vecchia concezione in cui era il soldato prolungamento del moschetto, mentre i congolesi usavano tattiche meno rigide.
Nel 1762 inoltrato, quando gli assediati erano allo stremo, la flotta di Guinea attirò le navi olandesi via dal blocco, ingaggiandole e sconfiggendole e permise l'entrata in porto di alcune navi di rifornimento. Capendo che questo stallo di trincee e malattie, interrotto solo dalla conquista di alcune piazzeforti esterne, necessitava di una mossa risolutiva, Tromp tentò l'assalto finale, scatenando tutta la potenza dei suoi cannoni contro le martoriate difese della città. Eppure, questa resistette. I soldati che ar-Ribati disprezzava dimostrarono ancora una volta il loro valore, difendendo con i denti la città e resistendo a un assalto di due giorni, che spesso fu combattuto tra le case. Il 19 (o 21) febbraio, il decimato esercito congo-olandese levava le tende e ricominciava la marcia che lo avrebbe riportato a sud; unico guadagno della guerra fu la totale distruzione dei porti schiavistici di Granada, Duala esclusa. Ad aprile fu siglata la pace.
Eppure, questa esperienza servì ai quadri dell'esercito olandese: prima ancorati a un vecchio concetto di esercito, di fronte ai soldati regolari del nemico impararono molto; i soldati congolesi invece, agli occhi dei generali olandesi guadagnarono una nuova reputazione, colpiti dai risultati che avevano ottenuto.
Una piroga da guerra duala utilizzata per gli spostamenti durante l'assedio. La bandiera è quella del governatorato di Bioko.

La nuova collaborazione francese e la "blasfema romanizzazione"
E con il nuovo re, l'atteggiamento nei confronti dei vicini settentrionali divenne ancora più amichevole. Nella seconda guerra franco-azteca del 1763-1767, in cui la Francia prese gran parte dei territori aztechi ai confini del nord, Granada ottenne l'amministrazione del Franco Territorio di Tampico, una regione che separava per qualche chilometro i confini delle due nazioni in Messico; per buona parte del rimanente, esisteva una terra di nessuno spopolata dalla guerra.
E, forse anche dietro alle richieste del re francese, il difensore della Fede fece una concessione al papa: permise l'invio di compagnie di predicazione: fu durante il suo regno che molte persone degli strati più poveri in Aragona, Leon e Castiglia tornarono cattoliche. E Clemente XIII, nel 1767, canonizzò il primo iberico da moltissimo tempo, José de Calasanz.
Questa apertura al cattolicesimo non fece piacere a diversi nobili, soprattutto dell'area berbera, tant'è che vennero stampati volantini satirici che parlavano della "blasfema romanizzazione" e raffiguravano il re pregante di fronte a un crocifisso. Per la prima volta in decenni, il re riapplicò la censura sulla stampa.

La cittadinanza
La vicenda delle truppe di ibn Husain aveva già fatto nascere alcuni problemi, che si acuirono con le richieste dei veterani di Duala.
I soldati regolari al di fuori del nucleo del regno, di norma arruolati fra i più poveri e derelitti, che cercavano la fortuna nell'esercito. Se alcuni, finito il servizio, se ne tornavano presso il proprio popolo con il loro gruzzolo, altri spesso non volevano più rimanere nella situazione di inferiorità che avevano nella loro comunità d'origine, oppure comunque avrebbero desiderato stabilirsi dove erano di stanza, ma legalmente dovevano ancora rispondere al proprio popolo. Il ministro degli Interni Hixota nel 1770 propose perciò un cambiamento nella legge, introducendo il concetto di cittadinanza, ovviamente senza dimenticare che ogni abitante del regno era prima di tutto suddito. La legge approvata prevedeva due classi di cittadinanza:

-la cittadinanza di prima categoria, che avevano tutti i sudditi direttamente dipendenti da Granada. Dovevano rispettare le leggi granatine, pagare le tasse del regno e avevano in teoria accesso a ogni carica dell'amministrazione pubblica. Con questa cittadinanza, venne anche abolita l'esenzione degli Ebrei dalla leva;
-la cittadinanza di seconda classe comprendeva gli abitanti delle "comunità autonome", "popolazioni semindipendenti" e così via. Chi aveva questa cittadinanza rispondeva alle leggi del proprio popolo che Granada accettava e quindi sottastava a tutti gli ordinamenti tradizionali. Non si poteva entrare nell'amministrazione a livelli elevati. Tuttavia, con la cittadinanza venne permesso alle donne nobili di alcune popolazioni di votare assieme ai mariti per i rappresentanti politici.

Si poteva però passare dalla seconda alla prima, o tramite servizi particolari allo stato o grazie al servizio militare. Finita la ferma, si poteva far richiesta della cittadinanza per sé e la propria famiglia, a patto che ci si spostasse dai confini del popolo. Era invece possibile il passaggio dalla prima alla seconda solo se il processo inverso era stato compiuto dai propri nonni. Onde evitare fughe di schiavi, venne inibito loro il passaggio di categoria.

La Rivoluzione Industriale nel regno e il boom della popolazione
La seconda parte del regno di Muhammad fu caratterizzato dall'impegno nel rendere l'artigianato sempre più competitivo. L'Inghilterra, all'epoca la prima nazione in questo campo, venne presa a modello e somme ingenti furono spese per assicurarsi l'introduzione di numerose innovazioni inglesi; in India vennero inoltre messe a punto macchine per la filatura molto più efficienti. Fu fondato il Circolo Scientifico e Tecnico di Toledo, dove furono invitati molti inventori e scienzati stranieri e del paese; furono concessi incentivi a chi voleva iniziare nuove attività. Nel frattempo, le migliori condizioni di vita e un periodo di relativa pace insolitamente lungo fecero aumentare la popolazione in 25 anni del 38%. Tuttavia, Muhammad morì nel 1780, prima che la politica economica desse i suoi maturi frutti.

Conflitti e riforme alla metà del secolo

Verso un sempre minore potere dei nobili.
Nel frattempo, Nasr e i suoi spalleggiatori, continuavano a operare per aumentare il potere regale sullo stato. Nell'editto del 1749, per ogni provincia stabiliva che una proporzione variante da 1/5 a 2/3 dei rappresentanti dovesse essere eletto tra quelli provenienti dai consigli cittadini (anche semplicemente sindaci), quindi in massima parte borghesi. Con questa mossa aumentò anche il peso politico degli arabi e iberici naturalizzati in altre parti del regno, poiché in molte regioni, questi erano ascesi ai vertici delle istituzioni urbane. In tale editto, la Francia, dopo aver perso tutti i deputati di Francia confinaria e uno del Poitou, venne riorganizzata: si vennero così a formare e province di Béarn-Armagnac-Pyrenées con 4 deputati e di Provenza-Linguadoca con 3.

Le spedizioni militari di Jamal bin Husain.
Il figlio del generale Husain era l'astro nascente dell'esercito granatino. A soli 27 anni fu posto a comando di una brigata di truppe d'assalto. A 29 comandò il corpo di spedizione in Crimea; fu reimpatriato prima dello spostamento in Moldavia a causa della contrazione della malaria.
Ripresosi, nel 1744 gli fu affidata la guida della mezza divisione (cinque reggimenti) gujarati, prendendo parte alla battaglia di Bassora contro il locale sultano, che fu sconfitto e divenne vassallo del Califfo (dieci anni dopo, alla morte senza eredi, Bassora passò sotto il controllo diretto dell'impero).
Grazie alla sua eccellente condotta, fu nominato generale di divisione, prendendo il comando della 2° divisione di fanteria kannada.

Nel 1746, alla spartizione del regno di Pegu da parte di Bengala e Arakan, Delhi rispose dichiarando guerra.
Jamal venne mandato con la sua divisione a supporto dell'invasione del Mysore nel Bengala, a cui partecipava anche un corpo di spedizione ottomano. Partecipò al fruttuoso assedio di Nellore, che pose fine al dominio bengalese sui Telugu. A nord, il sultano Adel sconfisse l'esercito congiunto di Bengala e Arakan, costringendo il sultano di Bengala ad asseragliarsi ad Allahbad. La pace fu siglata quando Jamal, trasportato dalle navi, era sbarcato qualche miglio a est da Cuttack, difesa da ausiliari di Pegu. Ancora in territorio bengalese, gli venne riferito che la sua divisione sarebbe stata sciolta appena tornato in patria. La notizia non venne accolta bene dai suoi uomini, per la maggior parte Dalit come paria e pulayar senza famiglia che avevano tentato la fortuna nell'esercito e temevano di non essere posti nella riserva. A ciò si aggiunse l'annuncio che non avrebbe avuto nessun comando sostitutivo dopo il congedo della divisione.
In attesa della flotta, Jamal fu contattato dal principe Tchin, comandante della guarnigione di Cuttack. Buddista, lui e il suo esercito non avevano in simpatia né l'Arakan né il Bengala, per la politica contro i buddisti intrapresa nella loro terra. Propose a Jamal un accordo: durante la guerra aveva incontrato numerosi nobili dissidenti ed erano pronti a ribellarsi; avevano solo bisogno dell'aiuto di un esercito che poteva sconfiggere le forze lealiste. Jamal, solleticato dall'idea di un dominio personale, accettò. Il 27 gennaio 1747 lasciò tornare in patria chi desiderava, rimanendo con più di 6000 uomini e dichiarando con gli altri capi la fondazione dello Stato dei due fiumi, perché si estendeva, in teoria, dal fiume Mahanadi al Hoogly. Proprio sul Hoogly fondò il suo centro operativo, Calcutta, che divenne insieme forte militare e ricettacolo di rifugiati birmani e bengalesi. Le forze del nuovo stato guidato dal consiglio dei nobili, sconfissero nell'estate nel 1747 i lealisti, cacciandoli dai loro territori e unendo quindi i propri. L'anno successivo fu l'esercito del sultano a essere battuto; questi allora chiese aiuto all'Olanda per porre fine a quella rivolta.
Sin dall'incontro fra Jamal e la flotta venuta a riportarlo in patrio, la marina granatina aveva posto il blocco ai porti dei ribelli; lo sbarco non era avvenuto a causa di problemi monetari. A ciò pose rimedio l'Olanda, che sbarcò 12.000 uomini, sconfiggendo uno per volta i nobili a capo dello stato; la malaria tra le truppe olandesi salvò Jamal e Calcutta per un anno ancora, infine dovette cedere. Il generale ribelle venne consegnato a Granada, che lo fece impiccare. L'Olanda, come pagamento, si prese una vasta regione fra la costa e Cuttack, lasciando tutto il resto al sultano, che fece sentire la sua vendetta. Si oppose però all'incendiamento di Calcutta, che divenne una città utilizzata come base dai mercanti olandesi.

La terza guerra del Rajput
Il 1750 segnò nel Rajastan l'unione di Ajmer e Udaipur nella persona di Rama Singh, aristocratico eletto re, alla morte senza eredi dei precedenti, dai propri pari, che speravano in una maggior forza culturale e politica contro i dominatori.
Alcuni signori dell'Ajmer, tuttavia, avrebbero preferito l'omonimo del vecchio re, Prithviraj, che era un suo cognato. Di fronte a questa opposizione, nel 1753 Rama chiese la legittimizzazione a Nasr, che però la rifiutò. Spinto dai propri elettori, nel 1754 si proclamò mahraja indipendente da Granata, attaccando e uccidendo i sostenitori del rivale.
La risposta di Granada fu tardiva, a causa di ristrettezze economiche e al fatto che il Ministero della Guerra aveva dato il nulla osta al reclutamento di una sola divisione, per lo più sindhi, nell'area. Senza sufficienti forze per attaccare, Rama Singh restò nel suo regno. L'offensiva venne da Delhi, che temeva l'espansione della ribellione anche tra i propri Rajput. E in effetti avvenne, dopo la sconfitta dell'esercito mandato a sopprimere il regno di Rama Singh, altri nobili si unirono a lui.
Granada non aveva ancora i fondi per armare sufficienti soldati né per chiedere la leva ai signori locali. Nasr allora autorizzò l'utilizzo delle Ombre, il corpo speciale, fino ad allora utilizzato nel Balcani per sopprimere focolai di rivolta e in Africa, per eliminare eventuali elementi sediziosi. Il capitano Barre, spedito in India con 400 uomini nel 1755, concepì un ardito piano: seppe che un giorno Rama si sarebbe incontrato nella città di Pushkar con gli altri nobili per tenere un discorso. Travestito da mercante afghano, con ottantasei uomini si diresse in quella città. Al momento dell'incontro, i soldati si fecero largo in mezzo alla folla e assalirono i loro obiettivi, uccidendo molti nobili e il re stesso e ferendone altri. Nella fuga dalla città solo due uomini riuscirono a raggiungere la frontiera con Marwar, ma l'azione fu molto importante: rimasti senza molti dei propri capi, tanti ribelli si arresero e rimasero all'esercito granatino e di Delhi solo qualche sacca di resistenza, che per il 1756 era stata annientata, anche grazie ad altri colpi di mano delle Ombre.
Comunque, fino ai primi del 1800, saltuariamente alcuni signorotti della regione iniziarono isolate e prontamente eliminate sollevazioni.
Pushkar, dove gran parte della classe dirigente del Rajastan venne uccisa.