martedì 10 aprile 2007

Uno sguardo d'insieme all'Europa e al mondo

La cristianità in cambiamento
La formazione dell'enorme alleanza (quasi) panislamica influenzò anche gli equilibri politici europei. Come una tenaglia a sud ovest e a sud est che dominava il Mediterraneo, gli stati europei si mantennero in uno strano equilibrio, non amichevole ma piuttosto pacifico, per non avere nemici alle spalle e tentarono di non inimicarsi troppo i "mori". Per la stessa ragione, i contrasti religiosi della prima metà del secolo scorso erano ormai scomparsi, poiché non era nell'interesse di nessuno combattere con due regni pronti alla guerra alle frontiere della cristianità. Pure papa Innocenzo X, de facto un fantoccio del regno di Napoli (unico nella cristianità a essersi opposto con successo agli Ottomani e ai Nasridi), era stato costretto dalla necessità politica a mitigare il suo atteggiamento verso i protestanti e riconoscere definitivamente i domini granatini in Italia, sempre una minaccia per lo Stato Pontificio.
Tale forte legame tra regno di Granada e Impero Ottomano non mancò di attirare satire e attacchi. L'alleanza dei tre regni maggiori venne chiamata "le Parche terrene"; uno scrittore del 1700 definì Granada e Istanbul come le "città del ladro e città dell'assassino", che presto divenne "la prostituta e l'assassino".

In Europa comparvero due atteggiamenti, anche in paesi molto legati fra di loro: quello che vedeva i due scomodi vicini come una minaccia da non sottovalutare e quindi voleva stringere il più possibile i rapporti con le altre nazioni e quello che, pur mantenendo un piede sul continente, si disinteressava in pratica del quadro europeo.
Del primo tipo erano la Francia, il SRI, l'Ungheria, gli stati italiani e la Polonia.
Del secondo l'Inghilterra, che continuava nello sforzo di estendere i propri possedimenti in America. Molti capitani si lanciavano nell'esplorazione navale, non trovando quasi concorrenza. Nel 1679 fu raggiunta la Polinesia, l'anno dopo l'Australia e così via;
l'Olanda, per conto della quale nel 1641 furono fondati gli insediamenti sulle due rive opposte del fiume Connecticut (traslitterazione del nome mohicano) di De Aar e Swellendam e due anni dopo Nieuw Eindhoven, sul fiume Kruis. Successivamente la flotta olandese conquistò Tindore, in Asia, che fu usata come base per le successive conquiste;
la Svezia, che, consolidate le basi in Africa orientale dopo la Guerra dell'Avorio contro Kilwa (1639-1643), iniziò a interessarsi al sud-est asiatico, in competizione con l'Olanda.


La Cina

Negli anni '20 del XVII secolo il Celeste Impero aveva iniziato a disgregarsi.
Nel 1624 Tokugawa Iemitsu cacciò i Cinesi dal Kyushu; il Tibet riprese i suoi territori; alla fine degli anni '30 i Manchu si ribellarono al protettorato cinese e oltre a far perdere ai Ming l'intera Manciuria, ne presero tutti gli avamposti oltre l'Amur. Nel 1644 infine i Manchu invasero la Cina, con la complicità del generale Wu Sangui e la Corea, in concomitanza con l'invasione tibetana dei territori uiguri.
Fuggendo da Pechino, i Ming si ritirarono a sud, nella regione che si estendeva tra Shangai e lo Yunnan. Grazie anche alla difficoltà dei Manchu a mantenere il controllo sul paese conquistato, rimasero al potere nella Cina meridionale fino al 1662, quando l'ultimo imperatore Ming, Yongli, fu sconfitto e costretto a fuggire in Birmania.
Dal collasso dell'impero, altre due nazioni emersero. Una era Taiwan, la cui parte a maggioranza cinese fu governata dalla dinastia del pirata Zheng Zhilong per conto dei Ming, fino a quando non furono cacciati dai Francesi.
L'altro fu il Dai Xi. Zhang Xian Zhong, un generale mandato a fronteggiare l'esercito tibetano, fu sconfitto e riparò nello Sichuan, da cui riuscì in un duro regime a vincere sia Tibetani sia Manchu. Suo figlio però fu ucciso in battaglia e la provincia cadde. Finalmente, l'imperatore Kangxi potette governare su un impero unito.
L'America centrale
Continuando il processo di accentramento, gli imperatori aztechi mantennero ben saldo il proprio dominio sulle popolazioni sottomesse.
Assoldati alcuni reggimenti mercenari scozzesi a metà secolo, l'imperatore Nanacacipactzin riprese le offensive contro le tribù come gli Hopi, i Taos, Diné eccetera, non sfruttando le divisioni fra anche diverse culture e lo stato di guerra endemico, anzi unendole contro l'invasore.
Con l'introduzione della cavalleria da parte scozzese tuttavia le armate azteche riuscirono in parte ad avere vantaggio sulle razzie di cui consisteva la strategia dei difensori, fino a quando, utilizzando dei cavalli fuggiti, gli stessi non impararono a combattere a cavallo. Sulla carta l'invasione azteca fu un successo, ma molto effimero. Dopo cinquant'anni di guerriglia, arrivarono anche lì i Francesi, terminando il dominio azteco.