domenica 14 dicembre 2008

Gli ultimi anni

[b]Gli ultimi anni[/b]

Il 1811, nonostante tutte le difficoltà, sembrava favorevole alla coalizione per sconfiggere definitivamente i Russi.

[i]La campagna del Baltico[/i]
Approfittando del precoce disgelo del Baltico, il corpo d'invasione svedese sbarcò a marzo nei possedimenti baltici occupati dai Russi e in tre mesi li liberò tutti. Ad aprile inoltre furono liberate tutte le regioni finlandesi occupate a inizio guerra.
Ma anche unendo tutte le forze svedesi sul Baltico, la Svezia non avrebbe potuto attaccare San Pietroburgo.

[i]La vittoria pirrica di Kutuzov[/i]
Sempre a marzo, Kutuzov riprese le manovre, attaccando gli Inglesi a Belzig.

L'ennesima sconfitta del generale McKeith però servì a poco: su Berlino convergevano da sud Francesi e Granatini, che Kutuzov riuscì a incontrare, marciando a tappe forzate, sul Grubensee.
Anche in questo frangente, la cautela con cui bin Osama e Soult conducevano le loro armate impedì di assestare un colpo definitivo ai Russi: infatti, mentre bin Osama combatteva tra il lago e Limsdorf, Soult non approfittò dell'errore fatto da Kutuzov, che aveva mandato Tormasov troppo a nord e non attaccò il fianco esposto del maresciallo e si limitò a impadronirsi del piccolo deposito divisionale a Lindenberg; quando Kutuzov seppe che gli ussari francesi erano stati avvistati, ebbe tutto il tempo per ordinare il rpiegamento, anche perché Soult si era bloccato alla notizia che le avanguardie di Tormasov avevano attaccato alcuni reggimenti a Rietz-Neuendorf.
Tale attacco di Tormasov fu bloccato dal generale quando arrivò l'ordine di tornare verso Berlino; fu lasciato però uno schermo di cosacchi che ritardò di diverse ore l'inseguimento.
Il giorno dopo, preso atto che, a meno di non combattere nella città stessa, non avrebbe potuto difendere Berlino contro un nemico senza che un altro esercito non si avvicinasse alla città. Così, il 28 marzo abbandonò Berlino, diretto in Polonia.

Neanche in quel caso i suoi nemici seppero sfruttare l'occasione, poiché, dopo l'occupazione della Prussia, nacquero discordie fra i due schieramenti: Francia e Granada volevano proseguire in Polonia, mentre Svezia e Regno Unito pianificavano di sbarcare alla foce della Neva, per prendere San Pietroburgo e quindi puntare direttamente su Mosca.

[i]Le campagne di Polonia e di Valacchia[/i]
Prima ancora che le armate passassero i nuovi confini polacchi, una nuova crisi aveva colpito i quadri dell'esercito di Granada: lontano ormai da sei anni, il re era richiamato a gran voce a casa. Torres, il cui governo stava attraversando diverse difficoltà dovute alla durata della guerra, aveva bisogno della presenza stabilizzante del sovrano, che invece pareva completamente a suo agio al comando dell'esercito.
Dopo le incessanti preghiere del suo primo ministro, a maggio il re iniziò il suo viaggio verso Granada.

Nello stesso mese ripresero a marciare gli eserciti. Il 7 entravano in Polonia bin Osama e Soult, il 10 McKeith e Stålhammar; solo il 1 giugno Lovinho, il sostituto di Nasr, arrivò da sud.

Kutuzov ebbe l'ordine di ritirarsi del tutto dalla Polonia, portandosi con sé il re. L'abbandono di Varsavia da parte del monarca aiutò l'occupazione della Polonia, nel caos. Ufficialmente venne ridato il trono al re Poniatowski, ma per il momento il governo effettivo fu quello militare. Kutuzov entrò in Bielorussia, ma tornò indietro per cacciare gli assedianti di Hrodna e fermò l'avanzata fino a luglio.

In Valacchia invece, as-Sahl sconfisse Putschoff a giugno, per procedere e rioccupare tutta la Valcchia. Hikmet riconquistò Constanta e ponendo d'assedio Odessa a gennaio.

[i]La disastrosa campagna russa[/i]
A luglio, il maresciallo russo riprese la ritirata, questa volta però facendo terra bruciata, contando sulla vastità delle terre russe.
In effetti, nel primo mese di marcia, rifiutando lo scontro, Kutuzov fu in grado di rallentare considerevolmente gli avversari. Alla fine i generali inglese e svedese, pur con il parere negativo di Francia e Granada, che temevano una vittoria troppo decisiva da parte loro, marciarono verso il mare, dove si imbarcarono per la Svezia. Si sarebbe fatto lo sbarco il prima possibile, ma tale operazione venne ritardata dal proditorio attacco condotto tramite brulotti e navi incendiarie alla flotta svedese.

I due alleati, rimasti soli, continuarono la marcia, sempre più difficile a causa della mancanza di infrastrutture e rifornimenti; con l'arrivo dell'inverno, la situazione peggiorò solo. A pochi chilometri da Mosca, Kutuzov attaccò con tutti i suoi uomini.

[i]La battaglia di Zvenigorod[/i]
Il 3 novembre, gli ussari francesi erano arrivati nel villaggio di Lokotnya, a ovest di Mosca, sperando di trovarvi qualche provvista nascosa dai contadini in vista del ritorno. Avendo trovato ben poco, alcune pattuglie si spinsero, nella foresta, a Pokrovskoye. In quel tragitto incontrarono un battaglione di fanteria russa, che li sorprese e massacrò. Il battaglione continuò e mise in fuga i cavalieri.
Verso le 13, a Onufriyevo, il corpo d'armata di Grion incontrò la divisione di Ivanov. Il corpo di Grion, uno dei più segnati dalla campagna, dovette ritirarsi. Kutuzov, ormai informato che l'esercito francese era sparso tra Tuchkovo e Sychevo, con le truppe disorganizzate e alla ricerca di riparo e cibo. Anzi, il problema sarebbe stato individuare ogni unità francese sparsa in quell'area.

Il maresciallo ordinò a due corpi d'armata di procedere e incontrare il nemico, mentre si preparava per la marcia il 5° Corpo, quando arrivò la notizia che la fanteria di Lovinho stava arrivando da sud-ovest.
L'arrivo della divisione di Mendez ad Akulovo, dove stazionava una batteria ippotrainata, prese di sorpresa Kutuzov, che credeva l'esercito di Granada più indietro. Il terzo corpo d'armata sotto il suo comando, che avrebbe dovuto attaccare a Tuchkovo, lo mandò a difendere Kubinka e richiamò i 50000 uomini di Sarzjin da nord, perché attaccassero i Francesi.

[continua]

1810-1811: la controffensiva.

Dokhturov, senza forze sufficienti per attaccare il cuore dell'Impero, si ritirò in Bulgaria e poi abbandonò pure quella, per tornare in Serbia.

La Germania
Nel frattempo, gli eserciti in Europa occidentale non erano rimasti con le mani in mano. Tutti i nemici dei Russi avevano riorganizzato i loro quadri e l'organizzazione, adottando, come già detto, l'organizzazione in corpi d'armata e migliorando la logistica.
Il 2 marzo 1810, fu siglato il cessate il fuoco tra Francia, Granada, Regno Unito e Svezia, che sarebbe durato fintanto che la minaccia russa fosse rimasta presente.

Ad aprile sbarcarono 22000 Inglesi in Frisia e 32000 Svedesi attraversarono il Kattegat per unirsi alle guarnigioni rimaste in Danimarca. Poco dopo anche Francesi e Granatini tornarono all'attacco.

La marcia fu nei primi tempi veloce: Kutuzov, accerchiato, abbandonò le regioni immediatamente confinanti con quelle occupate dai nemici e si spostò a est, lasciando la Sassonia al suo destino.
L'esercito sassone tentò un'ultima difesa, che venne facilmente vinta. Inglesi e Svedesi da nord ebbero ragione degli alleati tedeschi di Kutuzov, Francia e Granada ripresero i territori occupati l'anno precedente dai Russi. Tuttavia, Kutuzov intercettò l'armata svedese, che era stata quella più veloce, al Goldberger See in Meclemburgo e la sconfisse, riconquistando Schwerin e inducendo i Britannici a fermarsi.

Nuovamente, l'avanzata degli alleati rallentò, in questo caso perché dovettero rioccupare praticamente tutti i territori persi; l'armata di Granada entrò in Austria e Nasr divise le sue forze, dirigendosi con una metà in Slovenia e mandando bin Osama in Boemia; l'armata francese invece proseguì abbastanza compatta verso est.

Boemia
Bin Osama, quando entrò a giugno in Boemia, si ritrovò a dover combattere non contro l'esercito boemo, sbandato dopo la fuga del granduca, ma contro una guerriglia nata dopo la proclamazione della repubblica. Le fazioni filo-russe, armate eccellentemente durante l'occupazione, iniziarono la resistenza con un attentato al nuovo ministro dell'interno. Essendo fallito, si passò alla guerriglia vera e propria, normalmente contro i repubblicani collaborazionisti (essendo presente anche una fazione democratica ma filo-russa), a volte attaccando l'esercito granatino.
Il generale, secondo gli ordini ricevuti, lasciò 5000 uomini e procedette a nord. Questa forza fu impegnata quasi fino al termine della guerra a combattere la tenace resistenza, dovuta anche al fatto che il generale Mexien appoggiò i Tedeschi boemi , la fazione più ricca e quindi che faceva più gola alle altre, nelle loro rivendicazioni di potere.

Ungheria
Nasr attaccò la Slovenia assieme all'esercito veneto ed emiliano condotto da Adolfo d'Este, catturando Maribor e quindi sconfiggendo i Russi a Celje. Nasr proseguì verso l'Ungheria, mentre Adolfo si diresse il Dalmazia, dove si incontrò con le forze del re ungherese, che erano rimaste bloccate in quella regione. Tuttavia, anche gli anti-laszlisti erano ben organizzati e armati e usarono la guerriglia per rallentare il re andaluso, mentre Dokhturov tornava velocemente a nord, lasciando solo due corpi d'armata a difesa dei Balcani meridionali. Contro ogni previsione, ad agosto i Russi fermarono l'offensiva, grazie anche all'aiuto dei loro partigiani, perdendo solo la pianura carpatica nord-occidentale, la Croazia e la Bosnia occidentale.

Europa orientale
Kutuzov aveva sconfitto gli Svedesi e fermato gli Inglesi, ma doveva continuare a ritirarsi, per incontrarsi coi rinforzi in arrivo dalla Bielorussia.
A luglio, ormai solo la Prussia-Brandeburgo era ancora nelle mani dello zar. Ma gli eserciti si erano sparpagliati nell'avanzata, così Kutuzov tornò all'attacco, battendo di nuovo gli Svedesi, per poi rientrare in Anhalt e sconfiggere l'armata franco-inglese che aveva da poco finito l'assedio di Magdeburgo.
Le continue schermaglie a cui sottoponeva i suoi nemici gli permisero di rimanere in Prussia fino a ottobre, pur perdendo molte miglia di territorio (e Berlino a settembre).
Ma l'arrivo dei tre corpi d'armata di rinforzo permise a Kutuzov di vincere il nemico nella sanguinosa battaglia di Chodzież, dopo la quale tornò in Prussia e obbligò gli avversari a fermarsi per ricompattarsi. Arrivato l'inverno, si arrestarono le operazioni.

I Balcani
A sud, fino a settembre 1810 la Bulgaria rimase occupata dai Russi, poiché l'impegno principale era quello di armare e addestrare, secondo gli standard desiderati dal sultano, le migliaia di coscritti provenienti da est. A settembre quindi l'esercito si scontrò contro l'armata di Putschoff, vincendola; questi si ritirò in Valacchia, lasciando che fossero i nuovi stati balcanici a vedersela con gli ex-padroni.
Ma pure in questo caso, la resistenza degli indipendentisti (favorita anche dalla tolleranza zero degli Ottomani) impegnò gli alleati fino al 1811 inoltrato. Gli hajduk in pratica neutralizzarono la forza dell'armata dei Balcani, impedendo l'accerchiamento di Dokhturov.

La sconfitta di Dokhturov
Finalmente, si ebbe ragione del tenace russo a febbraio del 1811.
Mentre negli altri teatri le campagne erano già finite, Dokhturov volle approfittare della sollevazione di Seghedino per attaccare Nasr.
L'esercito russo incontro i Granadini a nord di Seghedino all'alba del 3 febbraio. Dokhturov disponeva di 41000 Russi e coscritti locali, più 6000 anti-laszlisti. Nasr invece aveva 36000 veterani delle campagne in Germania, 2000 cavalieri tunisini e 14000 Ungheresi.
La battaglia si svolse durante una pesante nevicata e per causa sua gli schieramenti fecero sì che gli Ungheresi si trovassero faccia a faccia; oltretutto gli anti-laszlisti avevano le uniformi ocra dell'esercito regolare, con solo un fazzoletto bianco al collo per distinguersi. Nei boschi sul fianco sinistro, la battaglia per molte ore rimase statica, fra qualche scarica di moschetteria, ordini confusi e assalti all'arma bianca le poche volte che ci si distingueva, e anche il resto della battaglia procedeva a stento.
Dopo le pressanti richieste di Béla, Nasr mandò la Guardia sul fianco sinistro, dove riuscì a mettere in fuga i filo-russi (numerosi resoconti parlano di fuoco amico) e quindi la cavalleria granatina sconfisse quella russa, permettendo l'accerchiamento dei Russi, che dovettero ripiegare sul lago Feherto. Nasr, approfittando della presenza di batterie ippotrainate, completò il massacro facendo bombardare il lago ghiacciato. Due giorni dopo, braccato dai cavalleggeri andalusi, l'esercito di Dokhturov si arrese con l'onore delle armi.

1809-1810: il dilagare russo a sud

Sperando di aprire un nuovo fronte, viste le vittorie di Kutuzov anche in inferiorità numerica, il governo russo decise di dedicarsi con più tenacia al fronte meridionale. Intanto, dopo nove mesi, ancora Francia e Granada non sembravano in grado di porre una seria minaccia a Kutuzov (a cui comunque furono mandati soldati dalla Finlandia, dato che ormai ci si accontentava di mantenere quanto già preso).

La caduta della Boemia e dell'Austria.
Propedeutico a tale piano era prima cacciare Turchi e Ungheresi dalla Boemia. Nel settembre del 1809 Dokhturov con 87000 uomini attaccò di nuovo la nazione, sconfiggendo questa volta entrambi.
In un frangente del genere, gli alleati furono d'accordo e si ritirarono in Austria, mentre il granduca Jan Josif collaborò coi Russi.
Un mese e mezzo dopo, avendo intuito le mosse del nemico, il generale russo riuscì a isolare gli Ottomani e a batterli a Mistelbach, lasciando che gli Ungheresi gli minacciassero il fianco destro: con la sconfitta dei Turchi, Ferenczi ordinò di tornare in Ungheria per difenderla.

L'invasione dell'Ungheria
Intanto che il granduca austriaco scappava a Verona, Dokhturov occupava il granducato e inseguiva i Turchi. 35000 soldati invasero di nuovo l'Ungheria da nord-est, in Transilvania. Una parte dell'armata di Dokhturov puntò il Veneto, ma l'esercito di Aldolfo d'Este evitò l'invasione.

Ibrahim Bey tornò velocemente nel territorio ottomano e lasciò l'Ungheria da sola.
Seppur infliggendo molte perdite, il generale Fodor non riuscì a contrastare l'invasione della Transilvania, lasciando l'intera Ungheria orientale alla mercé russa.
Ferenczi tentò di resistere a Dokhturov impedendogli di passare il Danubio, ma l'onda d'urto era tale che a Komárno i Russi non solo riuscirono a costruire tre ponti sotto il fuoco ungherese, ma anche a sconfiggere i nemici. Persa definitivamente la Slovacchia, Ferenczi due giorni dopo cercò di approfittare del fiume alle spalle per attaccare i Russi nella vicina Tatabanya.
La battaglia fu un disastro: 4/5 delle forze ungheresi caddero o furono presi prigionieri, poiché tutto il corpo russo aveva già passato il Danubio in quel momento. I Russi conquistarono facilmente Győr e indussero l'esercito magiaro a ripiegare verso ovest, potendo così occupare Budapest.

Dopo questi eventi, le forze ungheresi erano nel caos: oltre ai numerosi caduti, le truppe moldave e transilvane rimaste disertarono, mentre i Croati e gli Slovacchi rimasero per lo più fedeli; gran parte degli equipaggiamenti dell'esercito erano andati perduti nella ritirata, tanto che molti soldati non avevano neanche il moschetto. Soprattutto, con la presa della capitale, gli oppositori a Ferenczi trovarono nuova forza e si appoggiarono ai Russi.
Il re, con ormai meno di 20000 uomini, riparò in Istria. Subito gli alleati si operarono per aiutare almeno quello che rimaneva dell'alleato magiaro: una divisione tunisina fu mandata in Istria e svariate tonnellate di cannoni e armi leggere furono spedite da Francia e Granada.

La campagna di Bosnia e Serbia
Ma i Russi non avevano intenzione di conquistare l'ultima parte di Ungheria non occupata: Dokhturov lasciò forze sufficienti a coprire i confini veneto e istriano e marciò ancora più a sud, forte dell'appoggio degli anti-laszlisti.
Col nuovo parco d'artiglieria catturato agli Ungheresi, riuscì a conquistare i fortini di frontiera ottomani prima che Ibrahim Bey arrivasse. E anche il generale turco soccombette di fronte alle armate russe, perdendo a Dragelji e rimanendo ucciso in battaglia.
La dispersione delle forze turche in Bosnia lasciò spazio ai movimenti indipendentisti balcanici. Fu proclamato a Sarajevo il Principato di Bosnia, a cui seguì quello di Herzegovina. Nel frattempo, governi fantoccio vennero posti in Transilvania e Moldavia.
Dokhturov non incontrava resistenza e potè mandare due divisioni a prendere possesso della Vojvodina, dove di nuovo la popolazione locale si mostrò molto amichevole. L'assedio della guarnigione turca a Novi Sad durò un mese, prima della loro resa.
Qui si evidenziarono i problemi militari dell'Impero Ottomano: nonostante gli sforzi volti a migliorare il suo apparato bellico, la capacità di armare e addestrare i coscritti era minima: molti reggimenti arruolati in quei mesi furono costretti a ricorrere alle armi bianche.

A dicembre, la flotta russa attaccò il distaccamento ottomano a Sukhumi, distruggendo, e poi puntò verso il Bosforo. La battaglia che ne conseguì, con navi turche, granatine, egiziane e tripolitane riuscì a fermare l'attacco dal mare.

Ciò nonostante, la marcia russa non si arrestò: a fine dicembre il resto della Serbia si liberò dall'impero.
Dokhturov sembrava inarrestabile. Il sultano si decise a mandare i corpi migliori dell'esercito ad affrontare i Russi. Granada mandò tre divisioni provenienti dal Maghreb, più altri rinforzi vennero dalla Tripolitania e dall'Egitto. Le nuove truppe, inizialmente mandate in Grecia perché si temeva che il nazionalismo greco avrebbe di nuovo fatto scoppiare delle rivolte, si rivelarono inutili, perché i Russi invece di puntare a meridione, si diressero verso la Bulgaria, dove già da mesi gli agenti russi sobillavano i nazionalisti locali. Pur se nel pieno dell'inverno, la marcia fu travolgente anche in questo caso. Oltretutto, a febbraio altri 23000 uomini ridiscesero la costa del Mar Nero, assediando Constanta dopo aver travolto le truppe rimaste a difesa della regione.

Il 28 febbraio 1810, 40000 fra Russi e volontari serbi, bosniaci, bulgari, montenegrini ed altri incontrarono a Gelvere 74000 Ottomani, fra cui i corpi dei Sipahi e dei Giannizzeri al gran completo. In dieci ore di combattimenti fra la neve, l'esercito turco fu messo in rotta e l'élite dell'armata decimata dalla cavalleria russa, che in quell'occasione resse praticamente da sola l'onere della battaglia. L'esito fu disastroso per il generale Tahsim Hikmet, che dovette abbandonare l'intera Bulgaria, mentre Constanta veniva presa e la Valacchia si sollevava contro Istanbul.
L'assedio di Constanta

A questo punto, la capitale stessa era in pericolo e i rinforzi arabici furono imbarcati in fretta e furia per la Tracia. Fortunatamente, i principali indipendentisti greci non si fidarono delle promesse russe e rimandarono la rivoluzione.
Il comandante in capo, Ali as-Sahl, disponeva quindi di una forza abbastanza consistente tra soldati granadini, egiziani, libici, greci e albanesi, ma molto demoralizzata dalle sconfitte di quei mesi.
Ma neanche il generale russo aveva tutto facile, poiché pure per il suo esercito si facevano sentire la lontananza da casa e i lunghi mesi di campagna, anche se la presa della Valacchia permetteva di accorciare le linee di rifornimento. Tuttavia, sapeva che la campagna sarebbe stata inutile se non avesse almeno minacciato il Bosforo e così continuò a procedere a sud. As-Sahl si mise a difesa di Edirne e lì diede battaglia, il 7 aprile. In questo caso, la fanteria riuscì a respingere la cavalleria russa e, sebbene il cedimento degli ausiliari impose ad as-Sahl di abbandonare il campo, Dokhturov perdette un gran numero di soldati. Pose l'assedio a Edirne, ma due settimane dopo, al ritorno dei nemici, ripiegò.

1808: il dilagare russo a nord

Agli inizi dell'intervento russo, le cancellerie degli stati alleati avevano tentato di convincere lo zar ad accettare la collaborazione bellica, senza successo. Fino al luglio del 1808 la situazione russa rimase ambigua.
In quel mese Kutuzov terminò l'occupazione della Prussia settentrionale, gli Ungheresi e i Turchi della Prussia meridionale. Non avendo le autorità con cui ufficializzare l'occupazione, fu instaurato il regime militare.
Venne anche resa chiara la posizione russa: l'impero non era entrato in guerra in appoggio a Granada, Francia, Ungheria e Ottomani, ma per combattere la sfera d'influenza data dal SRI e dalla Svezia ed evitare che se ne venisse a creare una della coalizione. Pertanto, fu richiesto di abbandonare la Prussia orientale. Con il prevedibile "no", il generale russo Dokhturov attaccò con 57000 nuovi effettivi prima gli Ungheresi, battendoli a Skwierzyna e poi piombò sugli Ottomani, a Zawodzie. Contemporaneamente, Kutuzov invase il Meclemburgo e l'Holstein, abbattendone i regimi.
Si spostò quindi nello Jutland, dove sconfisse il nuovo corpo di spedizione; non riuscì però a invadere né Fyn né le altre isole a causa della flotta svedese.

Tornò sui suoi passi dopo aver piazzato degli uomini nelle piazzeforti, per affrontare i Francesi e i Granatini. I primi a incontrare il maresciallo furono Churrisque e Berthier, le cui forze furono prima divise e quindi sconfitte. Soult e Nasr erano quindi i prossimi, ma si capì che Kutuzov cercava lo scontro decisivo e l'avrebbe vinto e trovato facilmente, considerando le condizioni in cui erano le loro truppe: la maggior parte di loro s'alternava fra guarnigioni e campagne da ormai tre anni; le linee di rifornimento erano sempre più sottili e instabili, mentre Kutuzov aveva dalla sua truppe fresche, forti, incuranti del clima e dei rifornimenti. Fu deciso di ritirarsi. L'armata residua di Berthier e la Legione Polacca in testa rallentarono l'attraversamento dell'Elba dei Russi per il tempo sufficiente a ricollocare i depositi delle varie armate. Fu presa la decisione di tornare sulla difensiva e abbandonare l'Hannover e la Sassonia, in attesa che la macchina militare riprendesse a funzionare bene. Grouchy dovette lasciare nelle città olandesi solo le truppe locali e posizionarsi ai confini della Repubblica Batava.

I teatri orientali fino al giugno 1809
Sconfitti in Prussia e Slesia, gli Ottomani e gli Ungheresi tornarono in Boemia. Adolfo d'Este a settembre fu obbligato a tornare in Italia, essendo morto il reggente, il fratello Antonio. Sempre in settembre, Dokhturov sconfisse gli Ottomani e penetrò nel territorio fino quasi a Praga, ma fu fermato da un precipitoso ripiegamento degli Ungheresi, che lo indusse a tornare indietro.
A novembre gli Svedesi sbarcarono a Narva e la ripresero, senza però potersi spingere oltre. La flotta svedese sconfisse quella russa giusto prima del blocco dei porti a causa del ghiaccio.
Nel marzo 1809 61000 soldati russi invasero i Balcani ottomani e altri 30000 l'Ungheria. Le truppe ungheresi riuscirono quasi subito a respingere gli invasori, ma il generale Kryuzev arrivò ad assediare Constanta, prima di essere costretto a ritirarsi.
A febbraio invece i Cosacchi invasero i territori transcaucasici degli Ottomani. Furono battuti dalla grande armata calmucca, composta da quasi 100000 effettivi. Dopo questa vittoria, il sultano cancellò i limiti imposti al Calmucchi per la celebrazione dei riti buddisti.

La campagna di Frisia
Anche Kutuzov dovette fermarsi per qualche settimana. Il 4 settembre riprese l'offensiva, dividendo in due le sue forze. Tenne per sé 50000 soldati e mise al comando dei restanti 20000 Tormasov. L'ordine di Tormasov era di invadere la Frisia e far divergere le forze nemiche, per permettere una manovra a tenaglia della forza principale.
Tormasov prese alla sprovvista Grouchy attaccando Groninga. Conquistò la poco difesa città e punto verso Beilen, dove i Francesi si stavano radunando. Tormasov riuscì a dividere la forza di Grouchy, attirando la divisione di Falza fino a Opsterland fingendo una manovra a tenaglia, mentre era tutta la forza russa che il comandante francese si ritrovò contro. Annientò la divisione, facendola fuggire a ovest, e si diresse verso Grouchy, che ancora aspettava l'attacco principale da nord. Pur mantenendo la superiorità numerica, Grouchy non fu in grado di opporsi alla cavalleria russa e il 26 settembre sgomberò Beilen lasciando sul campo circa tremila uomini contro i cinquecento russi.
Nonostante l'importante vittoria a Beilen, Tormasov era sempre in inferiorità numerica, tant'è che aveva dovuto farsi mandare un migliaio di rinforzi per controllare Groninga.
Grouchy richiamò 5000 soldati repubblicani e nel mentre tornò a Zwolle. Tormasov invece non trovò l'appoggio sperato dei monarchici olandesi, dato che la maggior parte era già fuggita in Inghilterra. Il 2 ottobre, in contemporeanea con Kutuzov, riprese l'offensiva e s'incontrò di nuovo con Grouchy. Le prime schermaglie si ebbero per il villaggio di Ten Arlo, seguite poi da scontri fra ussari e artiglieria a cavallo a Echten. A De Stuw i Russi furono rallentati dalla divisione olandese Limburg e dai corazzieri francesi; la battaglia si sviluppò fra i vari paesi e i Russi furono sempre in grado di respingere gli attacchi francesi, pur con perdite notevoli. Al tramonto, Tormasov si ritirò lasciando Grouchy padrone del campo, ma impossibilitato a inseguirlo.

Grouchy cercò di battere Tormasov a metà novembre, attaccandolo ad Assen, ma i suoi uomini demoralizzati non furono in grado di vincere la difesa russa e ci fu un nulla di fatto.


La campagna di Kutuzov
Kutuzov ebbe maggior successo: complice la disporsione delle forze francesi, attaccò di sorpresa la forza di Berthier a Bramsche e l'annientò. Si mosse poi a est, travolgendo il resto dei Francesi, che furono messi in rotta dopo la battaglia di Melle.
Meglio non fece la forza di Nasr: quando la Sassonia si alleò con la Russia, il 7 ottobre, Nasr fece l'errore di mandare 40000 uomini verso ciò che credeva essere l'esercito sassone al completo, mentre era solo un'ala. Churrisque sconfisse perciò i pochi uomini di Frisk prima che s'impadronissero di Detmold, ma la forza principale sassone piombò assieme ai Russi sull'esercito granatino, il quale fu accerchiato nella regione di Warendorf. Sfruttando una notte di pioggia, i soldati di Nasr riuscirono ad aprirsi un passaggio a Sendehorst; tuttavia le strade erano in condizioni troppo cattive e i Russi furono capaci di richiudere la falla quando ancora tre divisioni dovevano passare. Dopo un giorno di combattimento, la retroguardia granatina si arrese.
L'esercito di Granada ripiegò ordinatamente su Dortmund e i Francesi si attestarono a Münster. Le sconfitte colpirono soprattutto il morale dei Tedeschi e, quando interi reparti iniziarono a disertare, si decise di rimandarli nelle retrovie.

Kutuzov non potè però approfittare della sua vittoria. Oltre al mancato successo in Frisia, il 2 novembre gli Inglesi sbarcarono a Emden e poco più tardi gli Svedesi tornarono nello Jutland. Tornò precipitosamente a nord, obbligando la Sassonia a ritornare sulla difensiva (anche se riuscì a prendere Detmold quando Churrisque si ritirò).
Mentre gli Svedesi con facilità prendevano la penisola e poi l'Holstein, il generale Stuart si fermò per assediare Amburgo, che sarebbe dovuta diventare il porto continentale della marina inglese. Grazie a questo blocco nell'assedio, Kutuzov potè riorganizzarsi e obbligare anche l'Hannover a fornire soldati. Il 30 gli Inglesi furono sconfitti e a fatica riuscirono a reimbarcarsi; con i (poch) rinforzi ottenuti in quei mesi, il maresciallo sconfisse poi gli Svedesi e liberò Lubecca, ma non raggiunse altri risultati.
Kutuzov pregò più volte il suo S.M. di mandargli più uomini, ma tra il 1809 e il 1810 gli obbiettivi cambiarono e si passò dall'Europa centrale, ora più o meno pacificata, ai Carpazi e ai Balcani. Il maresciallo dovette richiamare in Hannover Tormasov a dicembre, ricevendo solo 30000 uomini dalla madrepatria, con i quali però liberò l'Holstein.

I suoi avversari non stavano meglio, comunque. Il lungo periodo di riposo invernale fu necessario a Francia e Granada per riprendersi. Iniziarono gli studi strategici per introdurre l'organizzazione in corpi d'armata; inoltre, dato che iniziava a scarseggiare la liquidità in quella parte di Europa, le Ombre furono mandate in missione per recuperare la cassa delle divisioni arresesi.

L'arrivo della Russia

Lo zar Aleksandr I, nel primo 1808, decise che era giunto il suo momento. Senza aver avuto alcuna negoziazione con Granada e Ottomani, a febbraio dichiarò guerra a Impero, Regno Unito e Svezia. Unico alleato era il protettorato di Polonia. A marzo 9000 uomini invasero la Finlandia tedesca. Altri 12000 uomini invasero la Carelia. Entrambi gli schieramenti disponevano di truppe su sci, ma gli Svedesi erano più abili e riuscirono a rallentare l'avanzata russa. Cosa che invece non riuscì ai pochi difensori imperiali.
A marzo partì l'invasione dell'Estonia, che cadde, seguita dalla Lettonia.
Il 6 marzo, invece, 70000 Russi e 2000 Polacchi comandati dal maresciallo Kutuzov invasero la Piccola Polonia.

La guerra su due fronti
La dichiarazione di guerra russa aumentò solo il caos che regnava in Germania.
Non si riusciva a cacciare dalla Sassonia le armate di Brahe e Pedersen, ma a nord la morsa si faceva sempre più stretta.
Dopo l'Hannover, fu la volta dell'Holstein, che cadde a febbraio.
Allora, i generali in Sassonia preferirono ritirarsi, arrivando a Magdeburgo il 13 marzo.
Sbarcarono in Holstein 6000 Inglesi e 10000 Svedesi; l'imperatore Otto però incominciava a volere la pace, mentre gli alleati erano ancora convinti di poter arrivare ad almeno un pareggio, soprattutto perché erano preoccupati dal proliferare di movimenti liberali in Europa centrale.
Nel maggio del 1808 scoppiarono nuovi moti ad Aarhus, che la flotta svedese sedò.
Churrisque e Berthier non riuscirono a vincere i 16000 del corpo di spedizione e 3000 tedeschi e danesi che si ritrovarono dinnanzi ad aprile. Soult fu sconfitto il 29 marzo, perdendo Braunschweig. Un mese dopo, Nasr e Soult batterono però Brahe e Pedersen, obbligandoli a ritornare a Magdeburgo.

Una nuova stasi nelle operazioni permise ai generali tedeschi e svedesi di evacuare Magdeburgo tra il 2 e il 4 maggio. La situazione era critica, dato che Kutuzov aveva sbaragliato i Prussiani il 21 marzo a Görlitz. Si ritrovò 200km da Berlino, mentre gli alleati arrancavano, trovandosi i ponti distrutti e i depositi dati alle fiamme dai Freikorps prussiani. La tempestiva marcia russa si fermò a Berlino, dove il margravio aveva intenzione di opporre resistenza. Per due mesi le difese berlinesi resistettero all'artiglieria russa. Brahe e Pedersen, muovendosi da Magdeburgo, sconfissero Ibrahim Bey e puntarono sul Kutuzov per alleggerire la pressione sulla città; il 7 maggio, Pedersen fu ferito a morte da un attacco delle Ombre. Il suo successore fu l'hannoveriano Albrecht Linn.
Il piano era di distogliere le forze russe dall'assedio per il tempo sufficiente a Linn per rifornire di nuovo Berlino. Kutuzov, saputo del loro arrivo, lasciò 10000 uomini nelle ridotte attorno alla città e marciò sui nemici. L'estrema velocità con cui marciavano i soldati russi fu anche in questo caso spiazzante per gli avversari. Prima che potessero posizionarsi, sorprese Linn a Zehlendorf e lo sconfisse con tutta la sua forza. Nella notte marciò a sud e all'alba attaccò gli Svedesi a Lichterfelde, battendoli definitivamente. Berlino resistette ancora due settimane, poi cedette e Friedrich Wilhelm scappò dalla città con parte del governo.

Il successo russo era grazie alla celerità di spostamento, dovuta a due motivi: il primo era puramente fisico, dato che i soldati erano abituati a marciare in ogni condizione e a sopportare la fatica e le privazioni; la maggior parte dei reparti non disponeva nemmeno di tende reggimentali per i soldati, che spesso dormivano all'adiaccio.
Il secondo motivo era di carattere organizzativo: Kutuzov introdusse una più razionale divisione dell'esercito sopra il livello di divisione, i corpi d'armata. Ogni corpo d'armata, di grandezza stabilita, con effettivi di fanteria, cavalleria e artigliera, disponeva della propria logistica, dei propri genieri e degli altri servizi, rendendo la marcia molto più facile per grandi eserciti.

L'esilio dell'Imperatore
La caduta di Berlino diede agli alleati la possibilità di marciare a nord senza i due migliori generali nemici; il 12 giugno il corpo di spedizione fu sconfitto. In Meclemburgo l'esercito si ammutinò e ne nacque una rivolta che portò all'abdicazione del duca Friedrich Franz e all'instaurazione della repubblica.
A luglio anche a Kiel scoppiarono rivolte. L'Holstein, teoricamente feudo del granduca di Danimarca, si staccò e divenne repubblica. Altri soldati svedesi e inglesi furono mandati in Danimarca, per assicurarsi almeno lo Jutland. Di fronte a quello che avveniva, l'imperatore decise di andarsene in Svezia, dove sperava di non rischiare ulteriormente.

La campagna del nord

Lo scandalo del Lippe-Detmold
Nonostante le vittorie, ci volle tempo perché l'esercito fosse nuovamente pronto a marciare.
Solo a settembre Churrisque e Berthier poterono marciare nel Lippe-Detmold. Le nuove leve furono unite all'esercito di Durrheim, mentre Ferdinand guidava i 23000 suoi soldati. A Churrisque fu mandata la divisione portoghese da Nasr.
Sebbene ora comandasse solo 20000 uomini, Churrisque riuscì a sconfiggere Ferdinand a Sehnrath, aprendosi la strada per Colonia, presa facilmente.
Ugualmente, il 21 settembre Berthier vinse contro von Durrheim. Nella battaglia lo stesso generale tedesco rimase ucciso.
Berthier impose al principe Ferdinand di firmare l'accordo che rendeva il principato cobelligerante francese e lo obbligava a fornire soldati. La notte precedente alla firma, il principe cercò di scappare da Colonia a Münster, città ancora sotto il suo controllo nominale. Fu però catturato; i due generali si accorsero che la forza d'opposizione principale al principe era quella dei repubblicani, la cui presenza nei posti chiave aveva reso sicuro tutto il conquistato. Cedettero così alle richieste dei repubblicani e diedero loro il principe perché fosse giudicato. Fu trovato colpevole di alto tradimento, tirannia e crimini contro il popolo. Fu giustiziato, con grande gioia anche del popolino, con un recente strumento francese: la ghigliottina. Suo figlio Leopold, a Münster, divenne il nuovo principe, anche se minorenne. L'esecuzione di un nobile per mano del popolo fece molto scalpore in tutta Europa ed ebbe il risultato di esasperare gli animi sia dei repubblicani che dei monarchici.

Sassonia
A est di Colonia iniziavano i possedimenti diretti dell'imperatore Otto VIII. Per sicurezza, si spostò da Dortmund a Oldenburgo.
L'esercito di Nasr e Soult ora, passando dal Nassau, marciava sulla Sassonia. Soult battè l'armata dell'Elettore a Bebra, obbligandolo a ripiegare su Erfurt. Furono arruolate nuove armate in Hannover e in Prussia.
L'assedio di Erfurt, a cui si dedicarono i Francesi, durò dal 2 ottobre al 5 dicembre, data in cui la guarnigione, con lo stesso Elettore, si arrese.
Nel frattempo, Nasr incontrò l'esercito di Pedersen e quello svedese di Brahe. Nel primo scontro contro Pedersen, il 1 novembre, gli uomini di bin Osama si rivelarono inadatti a combattere nella neve, già caduta in quel mese. Nuovamente anche contro gli Svedesi Granada subì una lieve sconfitta. La soluzione fu di rifiutare lo scontro, se non attaccati per primi, fintanto che fosse stato inverno. Così, dopo Paderborn e Bockenem, a Lauenberg Nasr ottenne la ritirata dei nemici dopo due giorni di assalti alle sue posizioni.
Un altro problema che si poneva era alimentare: già era sconsigliato alle truppe islamiche di praticare il sawm durante le campagne militari. Ora, in Nordeuropa maiale e alcolici erano i viveri più facili da reperire e utili a un esercito in marcia. La preponderanza di soldati musulmani non permetteva neanche di suddividere il cibo fra loro e altre confessioni in maniera equilibrata. Iniziando con i soldati meno pii e i più affamati, pian piano anche i divieti alimentari furono abbandonati in favore di un'alimentazione più abbondante in guerra.

Anche Erfurt alla fine venne presa e l'elettore Frederick Augustus III firmò l'atto che rendeva la Sassonia territorio occupato e neutrale nella guerra in corso. Soult e due divisioni granatine a gennaio si scontrarono contro Brahe e Pedersen a Nordhausen. La battaglia si rivelò inconcludente.

La capitolazione Paesi Bassi
Grouchy, dopo Amsterdam, sembrava inarrestabile. Sconfisse sonoramente Dundas a Kampen il 12 agosto, quindi Willem e Dundas a Meppel. Dopo questa sconfitta, Lord Greenville stesso chiese che i soldati inglesi venissero richiamati in patria. Il re firmò l'armistizio il 18 agosto a Groninga e abdicò nuovamente, andando in Inghilterra. Fu richiamato Daendels a formare di nuovo il governo della Seconda Repubblica.
Grouchy avrebbe dovuto invadere l'Hannover, ma aveva bisogno di altri uomini, avendone persi molti durante i due anni di campagna; questi però erano necessari in Francia, poiché si temeva uno sbarco inglese.

La conquista dell'Hannover
Quando, a ottobre, 15000 soldati tedeschi arrivarono per unirsi all'armata di Berthier, ripartì l'offensiva. L'armata del Lippe e di Hannover, contante 32000 uomini, fu battuta a Melle. Il principe Ernst tentò di dare nuovamente battaglia a Stadthagen, ma venne abbandonato dai suoi generali, che non volevano più combattere contro gli invasori.
Churrisque questa volta prese l'iniziativa e offrì al principe di mantenerlo sul trono nonostante la forte opposizione, in cambio della costituzione e dell'appoggio logistico agli eserciti occupanti, più il possibile riconoscimento dell'indipendenza dopo la pace. Ernst accettò.
Nel frattempo, essendo fuggito il principe Leopold, a Münster fu proclama la Repubblica di Westphalia, cobelligerante di Francia e Granada.
L'imperatore cercò l'armistizio, ma gli fu richiesto di abolire l'impero. Rifiutò e si rifugiò in Danimarca.

La campagna di Prussia
A novembre, gli Ottomani e gli Ungheresi entrarono in Slesia. L'inesistente coesione fra gli alleati e la scarsa tra Adolfo e Ibrahim permise al margravio di Prussia Friedrich Wilhelm di colpire duramente l'armata del bey per poi ritirarsi dalla regione. Con lentezza l'esercito marciò in Slesia, spesso saccheggiando, e poi nella Prussia meridionale e in Brandenburgo, perdendo decine di uomini alla settimana per la guerriglia che l'esercito prussiano praticava. Nonostante tutta la buona volontà, l'esercito si dovette fermare coi rigori di gennaio.



L'intervento di Regno Unito e Svezia

Il 2 marzo 1806, le due potenze dichiararono che avrebbero onorato l'alleanza con l'Impero. Il 29 40000 uomini svedesi sbarcarono in Danimarca per unirsi ai contingenti imperiali; una forza di spedizione di 21000 soldati inglesi invece sbarcò più tardi ad Amsterdam.
Durante l'inverno, la coalizione aveva aumentato i suoi effettivi: ora 60000 uomini erano sotto il comando di Grouchy, Berthier ne aveva 29000 e Soult 68000; tuttavia, la Francia fu obbligata a introdurre la malvista levée en masse, mentre Granada, disponendo di un milione di professionisti solo in Europa, non ne ebbe bisogno. Churrisque aveva 23000 uomini e Nasr III, che aveva assunto la direzione di tutte le operazioni meridionali, 106000. Adolfo d'Este comandava ora 11000 uomini, più 24000 uomini di Ibrahim Bey. László Ferenczi aveva 50000 uomini, Béla 16000. I cobelligeranti in totale potevano fornire 42000 uomini. Altri 30000 circa se ne andavano su tutto il territorio nelle guarnigioni.
I Paesi Bassi avevano penuria di uomini: fra sconfitte e diserzioni gli effettivi dell'esercito continentale non superavano i 19000 uomini; von Durrheim invece disponeva di 48000 uomini; l'esercito bavarese contava ancora 35000 uomini ma probabilmente sarebbero durati poco. Knut Pedersen comandava l'armata del nord, di 42000 uomini; un'armata prussiana contava ancora 29000 uomini. L'imperatore aveva ordinato la leva in massa, ma i suoi vassalli erano tuttavia restii a impegnarsi nella ricerca di uomini, prevedendo che con una tale quantità di uomini anche in campo avversario avrebbe significato enormi massacri; chi non aveva abbandonato l'imperatore, ora che arrivavano rapporti di armate sempre più grandi tentennava e prendeva tempo.

Baviera e Nassau
In aprile, Ferenczi e gli Ottomani iniziarono l'invasione della Baviera, lasciando Béla di guardia in Boemia. A Bad Aibling e a Willing l'armata bavarese venne annientata dalla schiacciante superiorità nemica e il duca si arrese. La Baviera divenne territorio occupato.
Simultaneamente l'armata di Magonza, che ormai era divenuta insostenibile dalla popolazione, cercò nuovamente battaglia contro von Durrheim. La sconfitta di Lahnau fu agevolata dalla defezione del contingente del principe di Nassau-Weilburg, a cui era stato promessa l'indipendenza, l'elevazione a granduca e l'estensione dei suoi territori in base alle vecchie rivendicazioni dinastiche.
Sconfitto von Durrheim, con l'Atto di Annessione del 14 maggio il principe Friedrich Wilhelm divenne granduca di Nassau, togliendo il potere ai rami collaterali della famiglia e triplicando i suoi territori. Due armate vennero velocemente reclutate, una in Sassonia e l'altra centrata sul principato di Lippe-Detmold, il cui principe Ferdinad aveva ereditato tutti i vicini del dominio originale tranne i vescovati grazie a un'accorta politica matrimoniale nelle ultime due generazioni.

Paesi Bassi
Grouchy marciò a marzo verso Leida, dove si erano unite le forze militari degli alleati. Gli eserciti si scontrarono a Wassenaar, ma non ci furono vincitori. L'esercito di David Dundas riuscì a fermare gli attacchi francesi, ma entrambi gli eserciti si sganciarono durante la notte. Grouchy riuscì finalmente ad avere la meglio quando i suoi carri di rifornimento riuscirono a oltrepassare le alluvioni provocate dalle forti piogge dell'anno e sconfisse gli alleati, prendendo Leida, ma dovendoli lasciare ritirarsi verso Amsterdam.
Era infatti il grande problema di quella guerra: le nazioni coinvolte avevano capito sin da subito che il teatro delle operazioni non avrebbe mai potuto sostentare tutti quegli uomini e quindi ogni esercito doveva fare affidamento su lunghissime colonne di rifornimento che partivano da molto lontano e rallentavano ogni manovra.
Dopo Leida c'era ancora la piazzaforte di Haarlem. Allungare ancora di più le linee di rifornimento avrebbe richiesto ancora un mese circa, combattendo contro i partigiani orangisti e le incursioni dei Mariniers. Ciò sarebbe stato sufficiente a Haarlem per rafforzarsi e alle truppe alleate per riprendersi.

Grouchy concepì un piano per ottenere dei rifornimenti con velocità e chiudere quindi la cittadina in una morsa. La flotta, una volta eliminata i concorrenti, avrebbe dovuto sbarcare materiale sufficiente per un mese e i cannoni d'assedio nella spiaggia di Zandvoort, vicino a Haarlem, luogo adatto per scaricare anche grandi quantità di materiale nonostante la mancanza di porto.
Avendo anche la facoltà di ordinare di cercare lo scontro alla marina, Grouchy richiese che la flotta si occuppasse della Royal Navy. La flotta combinata uscì dal recente porto di Anversa. L'idea era di bloccare la flotta inglese dell'ammiraglio Nelson in porto, ma nella Manica un'improvvisa tempesta impedì alle navi di bloccare Portsmouth e diede tempo alle navi inglesi di prepararsi con calma. Il 29 aprile Nelson si trovò sopravvento e nella Manica sconfisse la flotta nemica, rompendone la linea di battaglia e obbligando le navi nemiche verso la costa. L'ammiraglio di Granada, Ignacio Navarrete, morì nello scontro e furono catturate quattro navi di linea, tre granatine e una francese.
La sconfitta indusse il parlamento granatino a stanziare fondi per altre dieci navi di linea; Grouchy invece si vide rotte le uova nel paniere e fu obbligato a marciare facendo attenzione alle linee. Cinse d'assedio Haarlem il 2 maggio. Il 6 già l'esercito anglo-olandese si avvicinava. Nonostante l'attacco su due direzioni, Grouchy ebbe successo e, oltre a sconfiggere nuovamente gli alleati, ottenne la resa di Haarlem. Il 15 giugno l'esercito si era ripreso per avanzare su Amsterdam. Un reparto delle Ombre, aiutato dai repubblicani olandesi, s'introdusse nel porto di Amsterdam, facendone esplodere i depositi di polvere da sparo e incendiandone altri; un piccolo gruppo riuscì anche ad assassinare il commissario di porto, Bekmaar. Gli incursori ebbero pesanti perdite, ma riuscirono a creare scompiglio nella città.
Un nuovo attacco, a luglio, colpì invece le fortificazioni della città. Conquistando due fortini avanzati, aprì la strada all'assalto finale, che conquistò la città il 15 luglio. Nonostante le pattuglie in mare, il governo si era già spostato da diversi giorni a Sneek, in Frisia.

La guerra in Asia
Fino all'arrivo di Gran Bretagna e Svezia, la guerra in Asia si era limitata ad alcune scaramucce e scontri navali. Il 3 ottobre del 1806, 4000 soldati granatini assediarono Palembang, dopo aver battuto i miliziani locali. Più tardi, 10000 soldati assediarono Jakarta. Avvennero pochi scontri, dettati dal terreno impraticabile, ai confini tra Regno Unito e Granada nel Borneo. La frontiera tra Vietnam e possedimenti continentali inglesi rimase invece tranquilla. Il 15 novembre la flotta svedese venne distrutta a Liat.
A gennaio del 1807, in pieno monsone, i soldati olandesi e gli ausiliari indigeni conquistarono Luhou, capitale del Celebes francese. In seguito, anche Palawan fu occupata.
Ad aprile dello stesso anno, il sultano di Delhi assediò l'olandese Cuttack, ma l'assedio si rivelò infruttuoso anche con gli artiglieri granatini. A maggio, l'ammiraglio al-Salmudi s'impadronì di Flores; da Timor, però, il generale Van Der Juns sbarcò e ricacciò gli invasori dall'isola svedese tre mesi dopo.
Sumbawa fu attaccata dal mare, ma le batterie costiere impedirono lo sbarco.
Palembang fu presa e con essa i centri minori a essa subordinati, ma Jakarta resistette fino al 1808, quando fu deciso di ritirarsi dall'impresa.
Nel 1807, il porto di olandese di Ye, in Birmania, fu bombardato e occupato da una flotta combinata di Granada e Delhi. Tuttavia, il ritorno di 45 navi alla flotta olandese nell'Indiano permise di riprenderlo sconfiggendo gli alleati. Alla fine del 1807, una divisione granatina fu mandata per invadere la Malacca Britannica, ma fu fermata dalle malattie e il teatro di guerra rimase immobile.

Africa
La cattura del postale che portava la notizia della dichiarazione di guerra diede diversi mesi di vantaggio a Granada, anche perché la flotta europea svedese non riusciva ad avventurarsi oltre le isole britanniche. Il governatore Awaale Dalmar Khalid con 3000 soldati invase l'Africa Svedese. Conquistò il forte di Naftagor, sulla strada per Kisimayu, ma la forza si rivelò troppo piccola per proseguire e si ebbe lo stallo fino al 1810, quando con 7000 uomini sconfisse i difensori svedesi e gli ausiliari, conquistando Kisimayu, per poi tornare al punto di prima, quando l'appoggio delle tribù locali svanì.
Nel 1808, fanti di marina turchi e una brigata d'assalto del Gujarat conquistarono l'insediamento inglese di Marquess Lawrence. Il comandante, Mustapha Emir, espulse tutti i residenti inglesi, deportandoli in una zona a nord, ancora indipendente da Zimbabwe, dove fondarono la città di Mozambick.
A ovest, l'invasione del Congo era stata rimandata fino al 1807. In quell'anno, 20000 uomini, comprendenti la Guardia Askia e volontari francesi, cercarono di vincere la resistenza dei soldati congolesi; essi tuttavia riuscirono sempre, attuando la guerriglia, a bloccare ogni offensiva. La flotta inglese sbarcò a Sant'Elena, base fondamentale alle marine dei paesi nemici per doppiare Capo di Buona Speranza, nel 1809. Un anno dopo, la flotta di Granada riuscì a riprenderne possesso.

America
Le ostilità iniziarono sin da subito, con la spedizione di Philippe Lafronge contro i territori olandesi in Nord America, con cui distrusse buona parte degli insediamenti, e olandesi e nativi.
Anche nella Guyana olandese gli scontri furono duri e sanguinosi, tanto che gli irregolari francesi, oltre a battere l'invasione inglese dei territori sudamericani fecero sì che si formasse una terra di nessuno, larga fino a 150-200 km, fra Guyana francese e Guyana olandese, cacciando i coloni. Appena iniziata la guerra, con facilità gli Inglesi occuparono i territori granatini in America e tentarono, senza riuscirci, di prendere Madera.
Nel 1809 fu tentata l'invasione del Nordamerica francese da parte degli inglesi d'ambo le direzioni, ma dopo mesi di marce i coloni francesi ebbero gioco facile a sterminare i britannici.
Con l'Atto di Troyes, che dava agli ex-schiavi francesi tutte le libertà civili tranne il diritto di emigrazione, nel 1810 scoppiarono numerose rivolte nel Sudamerica inglese e olandese, fomentate da agenti francesi. La maggior parte venne soppressa, ma in due regioni i filo-francesi riuscirono a resistere sino alla fine della guerra: in quella di Holy Spirit (Esprito Saincto in creolo), con capitale Victorya, e quella di Assuntion Fort, a nord. Con l'aiuto di volontari e materiali francesi e iberici, queste due enclave rimasero nuovi territori francesi per tutta la guerra.
Sempre nel 1810, l'imperatore azteco fu convinto ad entrare in guerra contro la Francia. Il governatorato francese tuttavia riuscì sia a respingere lo sbarco inglese sia a sconfiggere sonoramente a Durangue l'esercito azteco, il cui generale Nochtli sopravvalutò l'appena formata cavalleria azteca, che fu travolta dai pochi lancieri francesi presenti, i quali misero in rotta i troppi pochi moschettieri, determinando la sconfitta e un nuovo trattato di pace, in cui metà delle terre dei Zacatechi furono cedute alla Francia.
I cambiamenti di frontiera in Centroamerica