venerdì 8 febbraio 2008

Il conflitto con l'Impero e la Russia

La guerra di Sardegna
Nel 1740, alla morte del duca di Sardegna, avendo sposato una nobile torinese, fu dichiarato il passaggio dall'egida francese al SRI. Questo cambiamento di signore portò alla guerra.
Sebbene non ufficialmente alleato con la Francia, Nasr ottenne il voto del Consiglio sulla partecipazione alla guerra, per alleggerire la pressione sui possedimenti italiani: la flotta che nel giugno-ottobre partecipò all'assedio di Nizza era granatina, così come l'esercito che prese possesso di Valenza. La breve guerra terminò comunque, quando il re francese a ottobre venne battuto sonoramente a Schlettstadt: accettò la pace e la cessione della Sardegna; Nasr, invece, si ritirò dal conflitto, senza peraltro aver mai dichiarato guerra. L'Imperatore, non trovando l'accordo degli elettori, non proseguì la guerra contro il nasride.

La sconfitta contro la Russia
Quasi contemporaneamente, la Russia, alleatasi con l'Ungheria, dichiarò guerra all'Impero Ottomano. Con l'obiettivo di cacciare gli Ottomani dalle sponde del Dnestr, la zarina Elisabetta voleva appropriarsi della Podolia, che fu invasa dal conte Christoph von Munnich, sconfiggendo l'armata locale. Pochi mesi dopo, l'esercito reale ungherese pose l'assedio a Rijeka.
Attaccato all'improvviso, il sultano chiese aiuto all'alleato, che propose di fomentare i mai del tutto pacificati tatari di Crimea e sbarcare lì. Una flotta turco-granatina sconfisse quella russa alla Baia di Kinburn, nel 1741. Furono sbarcati 30.000 uomini e questi conquistarono con facilità Kherson, per poi passare a sud.
L'intera Crimea si ribellò alla Russia e, per l'inverno, tutta la penisola e la città di Kherson erano fuori dal controllo russo e un'armata di 60.000 era pronta a marciare verso nord.

Sugli altri teatri, la guerra andava meno bene per gli Ottomani. Von Munnich a novembre conquistò la città moldava di Betsy a gennaio, tutta la regione istriana era in mani ungheresi; bande di predoni al soldo russo si spingevano nelle loro razzie fino in Calmucchia. Minacciato da numerose direzioni e senza sufficienti uomini da opporre, il sultano richiamò l'intero esercito dalla Crimea e lasciò il nuovo, proclamato da lui stesso, khan a vedersela da solo contro la nuova invasione russa: evitò i massacri, accettando di andare in esilio con i suoi subalterni.
L'armata di Crimea, ora contante circa 27000 uomini, fu mandata in Moldavia, a unirsi all'armata guidata da Hakimoglu Ali, il quale però perse alla battaglia di Strasheny. Nonostante si fosse trattata di una vittoria pirrica per von Munnich, il sultano si affrettò ad accettare la pace, cedendo la Podolia alla Russia e l'Istria all'Ungheria.
Battaglia di Kinburn.

Il colonialismo nel 1700: guerre e guerre per commissione.

Prima della metà del secolo, il colonialismo europeo aveva raggiunto praticamente tutti gli angoli del globo (il primo insediamento inglese in Australia è del 1735, in Nuova Zelanda nel 1749). Tuttavia, le forze dei singoli stati non erano sufficienti per scontrarsi in ogni loro colonia, così fu presa l'abitudine di fornire equipaggiamenti e/o formazione alle armate dei nemici dei propri nemici, portando così le guerre a livello mondiale.

Americhe: malattie e guerriglia
La Gran Bretagna fu una delle potenze più dinamiche colonialmente e sicuramente fu la nazione europea più potente nel Nuovo Mondo, considerando il quasi totale monopolio avutovi per diverso tempo.
Negli anni '40 debellò gli Shawnee e gli avamposti arrivarono alle sponde meridionali del lago Erie. Contemporaneamente, una missione olandese contattò il capo urone Adario, con cui s'instaurò una collaborazione.
Alcuni coloni olandesi si sarebbero stabiliti nella regione dei Grandi Laghi appena fuori dai confini degli Uroni e avrebbero in cambio fornito le tecnologie migliori dell'epoca.
La confederazione adottò quindi la metallurgia, le armi europee, fu addirittura costruita una piccola fregata per pattugliare il lago Huron e alcuni clan particolarmente intraprendenti iniziarono ad abbandonare l'agricoltura itinerante. Incredibilmente, per i primi tempi, nessuna malattia particolare arrivò con i coloni.

E alla fine, sulle Ande, le malattie europee arrivarono. Si pensa che siano state portate dai contrabbandieri che regolarmente commerciavano con le popolazioni all'estremo sud dell'Impero Inca. I primi a sentire gli effetti furono i Mapuche, tra cui scoppiarono l'influenza e la difterite. Il tifo invece colpì il nord dell'Impero e si diffuse velocemente. Tra il 1740 e il 1760, l'84% della popolazione andina fu colpita dalle epidemie e ben pochi sopravvissero. Meno pesante fu il conto delle vittime nelle regioni amazzoniche dell'impero.
E fu grazie a questa immane crisi che la Gran Bretagna ebbe gioco facile: nel 1745, 3000 uomini sbarcarono e conquistarono in meno di tre mesi città come Arequipa, Chalhuanca e Puno, arrivando al lago Titicaca. L'Inca, che tentava di tenere insieme un impero allo sfascio, il cui tessuto socio-economico era allo sbando, avrebbe potuto capitolare facilmente, ma il lungimirante ministro Alexander Forstmer bloccò la fame d'oro inglese: aveva infatti capito che appropriasi delle enormi quantità di oro incaico avrebbe portato a una grossa crisi monetaria in tutta Europa. Perciò, le condizioni di pace che fece dettare al generale Cole furono di tenere i territori conquistati, un tributo annuale alla corona inglese e l'apertura totale al mercato inglese; cosa, questa, che peggiorò solo la situazione della popolazione locale. Tuttavia, all'apertura dei commerci seguì anche l'interessamento francese in quell'area: fu infatti grazie alle spedizioni francesi, negli anni '50, che l'impero iniziò un grosso traffico di armi, con cui furono armati gli eserciti alle frontiere con i territori inglesi. In seguito, con la direzione di genieri francesi, le fortezze dell'Impero furono adattate alla difesa con armi da fuoco.

L'Impero Azteco, invece, da sempre aperto alle influenze straniere, con la prima guerra contro la Francia, chiese aiuto a Inghilterra e Olanda. Grazie all'imperatore Huitzilin, una prima strada percorribile da carri fu battuta tra Mexico e Mazatlan, artigiani controllati direttamente da lui impararono la metallurgia, armò quasi tutti i guerrieri con armi da fuoco e tutti i Mexica con quelle di metallo. Iniziò anche l'allevamento in proprio dei cavalli, sia per il trasporto che per la carne. Grazie a queste nuove tecnologie, l'huey tlatoani, appena il vaiolo si attenuò, potè conquistare con facilità le popolazioni ancora indipendenti dell'istmo.

Le guerre in Africa
In Congo, attorno al 1750, i confini erano quanto di più fragile potesse esistere: i regni di Luba e Lunda, coalizzatisi contro il regno, avevano perso una prima battaglia a Kasuku, ma minacciavano una nuova invasione: i rancori erano nati sin dall'inizio della tratta degli schiavi.
Così, il Manikongo chiese l'intervento degli Olandesi, i suoi migliori partner commerciali; in pochi anni riorganizzarono l'esercito congolese secondo il modello europeo, che inflisse una sonora disfatta ai due regni nemici e portarono alla cristianizzazione maggior parte delle classi elevati. In cambio, il regno divenne protettorato dei Paesi Bassi e venne ceduta tutta la costa meridionale del regno, una striscia di terra conquistata un ottantennio prima, compresa fra Namibe e l'insediamento di Aardenrburgh.

Temendo questo rafforzamento olandese in Africa e non volendo perdere il proprio, di partner migliore, nel golfo di Guinea, la Svezia passò all'azione, accettando i continui inviti dell'oba di Benin a mettere mano al proprio esercito. Già armato alla svedese dalla Guerra dei Cinque Anni, dopo l'intervento degli ufficiali scandinavi, fu riorganizzato con nuovi moschetti e cannoni e la flotta ricevette una decina di navi catturate ai pirati. Grazie a queste migliorie, le armate del Benin intrapresero una spedizione punitiva contro l'emergente regno di Sokoto, devastandolo e batterono gli alleati del Borno, saccheggiandone la capitale di Ngazargamu.

In Africa orientale, invece, era la Svezia a preoccupare: con una forte presenza sulla costa e all'interno, minacciava la federazione degli Zanj (un tempo guidata da Kilwa) e l'impero Mutapa. Per la prima, l'impero Ottomano e Granada vendettero armi e navi, senza però intervenire; il sultano locale tentò di conquistare Zanzibar, ma gli Inglesi lo sconfissero.

Allo stato Shona, invece, pensò l'Inghilterra stessa, amica della Svezia ma che non la gradiva troppo forte in quell'area; l'impero, che dopo anni di guerra civile era riuscito a riprendere possesso di Sofala e a cacciare i mercanti arabi, scambiando l'oro di Zimbabwe ottenne enormi quantitativi di armi, con cui scoraggiò gli attacchi della Svezia e dei Kazembe.

La nuova politica di Nasr II

Riforma della politica
Nasr II dimostrò ai nobili che essi si erano disfatti di un "male" per un altro. Se infatti Ismail si era inimicato praticamente tutti, Nasr poteva contare sul forte appoggio di esercito, marina e grosso modo di tutti i nobili indiani. Tuttavia, al principio si comportò molto diplomaticamente. Temporeggiò per diverso tempo di fronte alle richieste di abolire i decreti del padre; per evitare il confronto, comandò personalmente la repressione delle rivolte nel protettorato ottomano d'Italia e si recò in visita ufficiale a Parigi per ben un anno. Passato quell'anno, era il 1736, tornò e propose il nuovo ordinamento politico (con lungimiranza, aveva convinto i nobili indiani a trovarsi a Granada per la votazione): tale provvedimento passò grazie ai voti degli alleati di Nasr.
La riforma prevedeva una più razionale divisione territoriale, sia politica che fiscale, in cui ogni precedente sceiccato, contea, ducato o simili doveva riferirsi a un'entità maggiore, con un proprio parlamento ed eleggere i propri rappresentanti per l'assemblea (i quali vennero chiamati deputati), che veniva così diminuita di numero, ma garantiva una costante presenza di tutte le regioni del regno. Le province erano poi raggruppate sotto un "emiro dei popoli". Anche le tasse vennero redistribuite in base al nuovo ordinamento.

Le nuove "province" furono:

Penisola Iberica (non c'era emiro):
-Castiglia-Navarra (e Baschi francesi)-Leon: 17 deputati;
-Aragona-Catalogna: 15 deputati;
-Portogallo: 15 deputati;
-Granada (territori a maggioranza andalusa): 20 deputati, facenti capo a un Maestro di Toledo, che aveva doppio voto;

Francia e Italia (emiro di Firanja):
-Poitou-Béarn-Armagnac: 8 deputati;
-Francia confinaria: 6 deputati;
-Italia e Corsica: 9 deputati;

Nord Africa (emiro del Maghreb)
-Fez-Tangeri: 10 deputati
-Marrakech-Atlante: 8 deputati
-Algeri-Oran: 10 deputati
-Tunisi-Kairouan: 9 deputati

Africa costiera (emiro di Africa Costiera)
-Trarza: 5 deputati;
-Bacini del Senegal-Gambia: 7 deputati;
-Malinké-Kru-Kpelle-Fulani: 8 deputati;
-Bioko e centri meridionali: 4 deputati;

Africa interna (emiro di Songhai):
-Songhai: 11 deputati;
-Mali: 9 deputati;
-Niger: 10 deputati;

India (emiro d'India):
-Rajastan: 9 deputati;
-Gujarat: 11 deputati;
-Maharashtra (costa): 12 deputati;
-Tamil Nadu-Sri Lanka-Puducherry-Purba Medinipur: 15 deputati;
-Somalia e Socotra: 9 deputati;

Asia sud-orientale (emiro delle isole delle spezie):
-Isole occidentali: 8 deputati;
-Isole orientali: 9 deputati;

America (emiro d'occidente):
Barbados: 2 deputati.

Insieme, ritirò l'immunità al veto del padre, che però cambiò in automatica approvazione delle leggi se 4 dei 7 emiri (oppure 3 e il Maestro di Toledo) lo appoggiavano. Probabilmente felici della garanzia di rappresentanza, pochi si accorsero che il re veniva solo minimante intaccato nella sua forza: l'emiro d'India, proveniente dalla nobiltà amica di Nasr, era favorevolissimo al re; l'emiro di America, dal potere chiaramente spoporzionato rispetto alla popolazione che rappresentava, era pure imparentato in qualche modo con la famiglia reale. Gli unici problemi potevano sorgere con gli emiri di Maghreb, Firanja e i rappresentanti iberici, che comunque valevano solo pro capite.
Grazie a questa norma, nel 1737 fece passare l'editto con cui guadagnò il soprannome di "flagellatore dell'aristocrazia", grazie all'appoggio di cinque emiri: come prima cosa, la conduzione della marina e dell'esercito, sia professionale sia di leva, fu affidata solo a chi era precedentemente graduato o aveva frequentato l'apposita accademia. Niente più contingenti comandati dai nobili locali. Come seconda cosa, ogni nobile avrebbe ricevuto il doppio delle terre possedute al momento (prese da quelle di proprietà della corona), ma erano aboliti i fondi statali al loro mantenimento. E con questo, si tracciò una netta demarcazione: i signori indiani e africani non ne furono colpiti molto; ma dei nobili iberici, chi si era dato agli investimenti facendo rendere le sue terre o iniziando altre attività, si ritrovò più o meno nelle stesse condizioni di prima, mentre chi era vissuto di rendita, lasciando i propri appezzamenti lavorati al minimo, ebbe una perdita nei patrimoni notevole: i costumi, come negli altri paesi, imponevano spese folli.
Alcuni nobili s'indebitarono sino all'osso, altri dovettero vendere il proprio titolo o persino fuggire. Il dissenso interno era forte, ma oltre al supporto dei quadri militari, il re aveva anche quello dei nobili più ricchi, che avevano aumentato i loro possedimenti comprando quelli dei loro pari. Si venne così a creare una divisione mantenuta per lungo tempo tra nobili ricchi e borghesi, più favorevoli al potere regale e i nobili meno benestanti ma che erano riusciti a tenersi i territori, sempre osteggianti l'autorità regale.

L'avvicinamento alla Francia
Già con Ismail IV, i rapporti tra Francia e Granada si erano notevolmente distesi; con Nasr, migliorarono ulteriormente.
Nel 1737, dopo la missione diplomatica, i due regni erano ufficiosamente alleati. La prima prova si ebbe un anno dopo, quando la Francia utilizzò come base le Barbados per la Prima Guerra Franco-Azteca, ottenendo dopo due anni di lotte la regione della baia di Matagorda (l'impero, in cambio, ottenene una mutazione del vaiolo, che colpì tutti i Caraibi e il Messico).
Nel 1742, invece, con il Trattato di Albi, la Francia tornò in possesso delle province di Francia Confinaria e del Poitou, in cambio della parte orientale di Ceylon, la cui invasione era imminente. Infatti, nello stesso anno Granada ritirò la protezione sul regno dell'isola (accordata dopo le prime guerre nel XV secolo) e lasciò che i Francesi sbarcassero in forze, conquistando facilmente l'ultima forza indipendente sull'isola. Il generale Delaville consegnò personalmente le conquiste al governatore Bagyan e vi rimase fino al gennaio del 1746 come forza d'ordine pubblico.
La nuova frontiera

La guerra d'Ikkeri
Durante il 1739, a causa dei dissidi fra popolazione Kannada e dominatori svedesi, la costa di Malabar sotto la Svezia fu teatro di cruente rivolte contro i coloni scandinavi. I Kannada si unirono al piccolo stato di Ikkeri a nord; il re Kiriya Basavappa accorse in aiuto dei vicini e con la sua armata li cacciò definitivamente.
Questo cambiamento nell'assetto indiano preoccupò gli stati vicini. Il Mysore, governato da Krishnaraja Wodeyar II, dopo essersi liberato dagli ultimi retaggi del vassallaggio con il Vijayanagara, era rimasto con la paura costante di un'invasione da nord o da sud. Delhi e Granada temevano che Mysore e Ikkeri potessero allearsi, magari anche con il Bengala.
Il sultano di Delhi propose al raja mysoriano la sottomissione con un ampio grado di libertà; in cambio lo avrebbe aiutato nell'annessione del regno in espansione.
Wodeyar, anche se titubante, accettò; le armate congiunte di Delhi e Mysore batterono quelle dell'Ikkeri e il raja divenne subordinato a Delhi, che così si garantì la supremazia in India.



Il declino di Ismail IV.


I problemi di Ismail iniziarono nel 1729, quando iniziò a essere influenzato dalla sua seconda moglie, Intisar.
Questa donna energica proveniente dalla piccola nobiltà solitamente nella cerchia regale, portò il re a diverse riforme innovative e malviste dal Consiglio.
La prima consistette nell'introduzione dell'immunità al veto per le proposte regali dopo il terzo rifiuto. Tale norma, senza ancora i sospetti dei votanti, fu accettata facilmente.
In seguito fece approvare, tramite questa facoltà regia, l'abolizione delle corti speciali per il giudizio dei nobili; il suo amico, l'emiro di Gibilterra, riuscì anche a far passare l'abolizione delle corti speciali per gli uomini di religione.
Anche la concessione della costruzione di un monastero di gerolomitani nella Mancha, il primo monastero fondato in Iberia dai tempi dell'ascesa granatina, fu merito di Intisar.

Tali interferenze portarono entrambi i coniugi a essere invisi a buona parte dei nobili. La goccia che fece traboccare il vaso, nel 1734, fu la presenza della donna alla presentazione della proposta della possibilità per la moglie di un membro del Consiglio di farne le veci in sua assenza.
La proposta non fu accettata, ma il giorno dopo il Consiglio offrì al principe Nasr, che era stato relegato al governo delle Baleari dopo un forte contrasto col padre.
Prima che la prossima seduta avesse luogo, rientrò a Granada in incognito e s'incontrò con buona parte dei nobili presenti. Durante la votazione, pochi giorni dopo, Nasr fece irruzione e dichiarò decaduta la monarchia d'Ismail. La Guardia non si oppose, poiché il suo comandante appoggiava gli aristocratici.
Con ancora la coppia regale presente, Nasr si fece proclamare re dall'assemblea. Divenuto nuovo re di Granada, confinò padre e matrigna nella regione di Oporto, mantenuti a spese statali ma impossibilitati a muoversi senza l'autorizzazione regia.
Ismail morì nel 1735 e due anni dopo lo seguì Intisar.

Sud-est asiatico: la lotta delle nazioni.

Era da poco finita la guerra di Giava che quella regione si trovava di nuovo contesa fra numerosi contendenti.
Più o meno durante la guerra del Rajput, l'Oman dichiarò guerra al Brunei, al quale strappò tutto il Borneo, tranne la parte nord-occidentale. Il sultano Sayif II convinse l'Ottomano a bloccare Granada dall'intervenire concedendo la base navale di Abu Musa alla flotta turca.
Dieci anni dopo, una coalizione fra Olanda e Inghilterra tolse all'Oman quasi tutti i suoi possedimenti coloniali: all'Olanda andò Badjarmasin, all'Inghilterra il resto dei territori nel Borneo, Zanzibar, Bahrain e Qatar. 47 mesi dopo, all'annessione dell'Oman da parte dell'Impero Ottomano, Granada occupò l'ultimo lembo sull'isola, la regione di Samarinda, quella orientale.

Nel 1726, fu la volta della Svezia: nella guerra fra Olanda e Svezia, la seconda riuscì a conquistare Palembang, Batavia, Luzon, Buru e Flores, dando il colpo decisivo alla VOC. In breve tempo, il governo delle Province Unite rilevò completamente la compagnia.

Fu invece nel 1730 che la Francia fece capolino in quelle isole: appoggiandosi al sultanato di Brunei, la marina stabilì delle basi su Taiwan, Ceram e il sud-est di Celebes. Facendo ciò, si ritrovò in conflitto con l'Olanda, alleata della Gran Bretagna. Nel 1731 scoppiarono due guerre "parallele" con Inghilterra e Olanda, l'una contro la Francia e il Brunei, la seconda contro Granada e l'Impero Ottomano, con obiettivi sugli ex possedimenti dell'Oman d'ambo le parti.

In un anno i Paesi Bassi conquistarono Taiwan, ma la marina granatina impedì altri movimenti di truppe; dopo diversi scontri navali e qualche scaramuccia terrestre (tra cui un tentativo di sbarco turco-arabo in Bahrain), si tornò allo status quo per tutti i contendenti. Le tensioni rimasero comunque fortissime e furono numerosi gli incidenti tra mercantili e autorità portuali dei precedentemente nemici o addirittura scontri tra le truppe confinarie nel Borneo.


Il mondo all'inizio del 1700

Il Sacro Romano Impero Germanico: conquiste e compromessi
L'era di Heinrich VIII fu quella in cui l'Impero si espanse di più: l'Imperatore infatti intervenne a favore delle Due Sicilie, in guerra con Venezia per il Peloponneso. Nella Guerra di Verona, Venezia venne completamente assorbita dall'Impero, divenendone uno degli stati. Si alleò quindi con lo zar e insieme invasero la Polonia, riducendola a un terzo. Nel 1725 vinse l'invasione svedese dei territori tedeschi alla foce del Neva e conquistò il Nyland.
Eppure, tale espansione comportò la richiesta degli Elettori di maggiori autonomia, dopo che avevano fornito per la maggior parte la forza necessaria a tali vittorie. Così, obbligato da un territorio troppo esteso e dalla prima concordia fra gli Elettori da secoli, l'imperatore dovette concedere le autonomie del 1300 ai suoi feudatari. Era finito il tempo di un Reich centralizzato e unitario.

Il limite massimo occidentale dell'Impero Ottomano
Mentre Heinrich combatteva in Italia, il sultano Ahmed III dichiarò guerra alla Polonia, prendendole la Podolia. In seguito, durante la guerra dell'Impero contro la Polonia, fece invadere a Bekri Bey l'Istria ungherese, che conquistò con la vittoria di Ogulin. Nel 1718 l'esercito turco entrò a Trieste. Fu il massimo che riuscì a raggiungere: diversi anni dopo, Russia e Ungheria gli tolsero queste regioni.

La massima espansione dei due imperi.

Napoli e Roma
Nel 1704, con la bolla "Non datur", Clemente XI proclamò nullo il primato dei re di Angiò-Borbone sullo Stato Pontificio e la sua totale indipendenza da ogni nazione straniera. Nonostante la minaccia di scomunica, re Roberto V continuava a minacciare la guerra; il tutto si risolse con la mediazione francese, con cui le Due Sicilie rinunciò alle sue pretese sullo stato papale ma guadagnò le Marche.

Le Americhe dopo le grandi epidemie
è attorno all'inizio del XVIII secolo che le epidemie europee colpirono nuovamente il continente americano. Tali malattie avevano già aperto la strada agli Europei in molte zone del continente, soprattutto nei Caraibi e nel sud dell'America Settentrionale, dove in pratica i coloni inglesi si sostituirono alla popolazione nativa. Stessa sorte ebbero molte tribù della costa orientale del continente. Praticamente tutto il sud America fu vessato da queste, tranne l'Impero Inca. Infatti sin dal 1500 gli Inca avevano decretato che gli unici contatti con l'esterno dovessero essere con dei mercanti che avessero superato la quarantena, dopo che la spedizione diplomatica a Tenochtitlan aveva parlato di cosa stava colpendo l'impero.
Anche l'Impero Azteco, sotto il regno di Momoztli I, sperimentò la distruttività delle malattie d'Oltreoceano. A metà del 1500 il tifo e il vaiolo colpirono lo Yucatan, per poi espandersi assieme alle altre malattie per tutto il Centroamerica. A Tlaxcala e in tutte le città del lago Texcoco la popolazione fu falcidiata per il 90%. Tuttavia, l'Impero resistette, poiché gli Inglesi erano ancora impegnati nella colonizzazione delle terre a est del Messico. Tale crisi, paradossalmente, rafforzò la monarchia assolutista, poiché eliminò una grossa fetta della nobiltà azteca (quando comunque la famiglia reale era una) e anche quella delle popolazioni non nahuatl; quest'ultima appoggiò l'huey tlatoani nella sua decisione di non chiudere i propri mercati agli Europei.
Le epidemie comunque non sterminarono completamente il popolo e, lentamente, i nativi svilupparono una certa immunità alle malattie infettive e la loro incidenza nel secolo successivo raggiunse livelli simili a quelli europei. Comunque, tali batteri furono un'arma importante per gli Aztechi quando si scontrarono contro i Navajo e gli Apache, obbligandoli spesso ad abbandonare i loro territori.
In America Settentrionale solo due tribù di una certa importanza riuscirono a resistere alle malattie e alle guerre con gli Inglesi: gli Uroni e gli Irochesi. Gli Irochesi nella guerra contro gli Inglesi furono infettati dal vaiolo tramite pellicce vendute dagli inglesi in cui erano stati avvolti i malati. Dopo circa due anni dopo gli Irochesi accettarono il protettorato inglese, con una certa indipendenza, onde evitare l'attacco dei nemici Uroni.
Questi, più distanti dalle colonie, furono colpiti quasi subito dopo gli Irochesi, ma la lontananza dagli Inglesi e la loro confederazione con gli Algonchini per tutto il 1600 assicurarono la continuazione della guerra per bande.

In definitiva, all'inizio del XVIII secolo buona parte delle Americhe aveva sofferto di queste malattie.