Nasr II dimostrò ai nobili che essi si erano disfatti di un "male" per un altro. Se infatti Ismail si era inimicato praticamente tutti, Nasr poteva contare sul forte appoggio di esercito, marina e grosso modo di tutti i nobili indiani. Tuttavia, al principio si comportò molto diplomaticamente. Temporeggiò per diverso tempo di fronte alle richieste di abolire i decreti del padre; per evitare il confronto, comandò personalmente la repressione delle rivolte nel protettorato ottomano d'Italia e si recò in visita ufficiale a Parigi per ben un anno. Passato quell'anno, era il 1736, tornò e propose il nuovo ordinamento politico (con lungimiranza, aveva convinto i nobili indiani a trovarsi a Granada per la votazione): tale provvedimento passò grazie ai voti degli alleati di Nasr.
La riforma prevedeva una più razionale divisione territoriale, sia politica che fiscale, in cui ogni precedente sceiccato, contea, ducato o simili doveva riferirsi a un'entità maggiore, con un proprio parlamento ed eleggere i propri rappresentanti per l'assemblea (i quali vennero chiamati deputati), che veniva così diminuita di numero, ma garantiva una costante presenza di tutte le regioni del regno. Le province erano poi raggruppate sotto un "emiro dei popoli". Anche le tasse vennero redistribuite in base al nuovo ordinamento.
Le nuove "province" furono:
Penisola Iberica (non c'era emiro):
-Castiglia-Navarra (e Baschi francesi)-Leon: 17 deputati;
-Aragona-Catalogna: 15 deputati;
-Portogallo: 15 deputati;
-Granada (territori a maggioranza andalusa): 20 deputati, facenti capo a un Maestro di Toledo, che aveva doppio voto;
Francia e Italia (emiro di Firanja):
-Poitou-Béarn-Armagnac: 8 deputati;
-Francia confinaria: 6 deputati;
-Italia e Corsica: 9 deputati;
Nord Africa (emiro del Maghreb)
-Fez-Tangeri: 10 deputati
-Marrakech-Atlante: 8 deputati
-Algeri-Oran: 10 deputati
-Tunisi-Kairouan: 9 deputati
Africa costiera (emiro di Africa Costiera)
-Trarza: 5 deputati;
-Bacini del Senegal-Gambia: 7 deputati;
-Malinké-Kru-Kpelle-Fulani: 8 deputati;
-Bioko e centri meridionali: 4 deputati;
Africa interna (emiro di Songhai):
-Songhai: 11 deputati;
-Mali: 9 deputati;
-Niger: 10 deputati;
India (emiro d'India):
-Rajastan: 9 deputati;
-Gujarat: 11 deputati;
-Maharashtra (costa): 12 deputati;
-Tamil Nadu-Sri Lanka-Puducherry-Purba Medinipur: 15 deputati;
-Somalia e Socotra: 9 deputati;
Asia sud-orientale (emiro delle isole delle spezie):
-Isole occidentali: 8 deputati;
-Isole orientali: 9 deputati;
America (emiro d'occidente):
Barbados: 2 deputati.
Insieme, ritirò l'immunità al veto del padre, che però cambiò in automatica approvazione delle leggi se 4 dei 7 emiri (oppure 3 e il Maestro di Toledo) lo appoggiavano. Probabilmente felici della garanzia di rappresentanza, pochi si accorsero che il re veniva solo minimante intaccato nella sua forza: l'emiro d'India, proveniente dalla nobiltà amica di Nasr, era favorevolissimo al re; l'emiro di America, dal potere chiaramente spoporzionato rispetto alla popolazione che rappresentava, era pure imparentato in qualche modo con la famiglia reale. Gli unici problemi potevano sorgere con gli emiri di Maghreb, Firanja e i rappresentanti iberici, che comunque valevano solo pro capite.
Grazie a questa norma, nel 1737 fece passare l'editto con cui guadagnò il soprannome di "flagellatore dell'aristocrazia", grazie all'appoggio di cinque emiri: come prima cosa, la conduzione della marina e dell'esercito, sia professionale sia di leva, fu affidata solo a chi era precedentemente graduato o aveva frequentato l'apposita accademia. Niente più contingenti comandati dai nobili locali. Come seconda cosa, ogni nobile avrebbe ricevuto il doppio delle terre possedute al momento (prese da quelle di proprietà della corona), ma erano aboliti i fondi statali al loro mantenimento. E con questo, si tracciò una netta demarcazione: i signori indiani e africani non ne furono colpiti molto; ma dei nobili iberici, chi si era dato agli investimenti facendo rendere le sue terre o iniziando altre attività, si ritrovò più o meno nelle stesse condizioni di prima, mentre chi era vissuto di rendita, lasciando i propri appezzamenti lavorati al minimo, ebbe una perdita nei patrimoni notevole: i costumi, come negli altri paesi, imponevano spese folli.
Alcuni nobili s'indebitarono sino all'osso, altri dovettero vendere il proprio titolo o persino fuggire. Il dissenso interno era forte, ma oltre al supporto dei quadri militari, il re aveva anche quello dei nobili più ricchi, che avevano aumentato i loro possedimenti comprando quelli dei loro pari. Si venne così a creare una divisione mantenuta per lungo tempo tra nobili ricchi e borghesi, più favorevoli al potere regale e i nobili meno benestanti ma che erano riusciti a tenersi i territori, sempre osteggianti l'autorità regale.
L'avvicinamento alla Francia
Già con Ismail IV, i rapporti tra Francia e Granada si erano notevolmente distesi; con Nasr, migliorarono ulteriormente.
Nel 1737, dopo la missione diplomatica, i due regni erano ufficiosamente alleati. La prima prova si ebbe un anno dopo, quando la Francia utilizzò come base le Barbados per la Prima Guerra Franco-Azteca, ottenendo dopo due anni di lotte la regione della baia di Matagorda (l'impero, in cambio, ottenene una mutazione del vaiolo, che colpì tutti i Caraibi e il Messico).
Nel 1742, invece, con il Trattato di Albi, la Francia tornò in possesso delle province di Francia Confinaria e del Poitou, in cambio della parte orientale di Ceylon, la cui invasione era imminente. Infatti, nello stesso anno Granada ritirò la protezione sul regno dell'isola (accordata dopo le prime guerre nel XV secolo) e lasciò che i Francesi sbarcassero in forze, conquistando facilmente l'ultima forza indipendente sull'isola. Il generale Delaville consegnò personalmente le conquiste al governatore Bagyan e vi rimase fino al gennaio del 1746 come forza d'ordine pubblico.
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