sabato 18 novembre 2006

Le colonie

Nei tardi anni '80 un nuovo problema minava la stabilità statale. Le regioni portoghesi avevano conosciuto un enorme incremento demografico negli ultimi anni e anche spostandosi per la nazione, le opportunità di lavoro per la nuova generazione mancavano. Dovevano trovare nuovi posti in cui andare.
La soluzione fu data dall'ambasciatore a Vijayanagar: le popolazioni Tamil dell'India meridionale stavano arretrando dalla costa a causa dei numero attacchi pirati dall'Arakan. Madras era quasi spopolata e in assetto militare; Madurai doveva accogliere continui profughi. Chiunque avrebbe dimostrato di saper resistere ai razziatori avrebbe potuto di fatto stabilirsi sulle coste abbandonate. Iniziò così l'avventura di 6700 giovani portoghesi con le loro famiglie al seguito (portando circa a 13000 circa gli emigranti), che al comando di Patricio do Faro e con la supervisione di Miquel Rodrigues (il cui ufficio si occupava della mediazione in loco) partirono tra il 1488 e il 1491 verso l'India, attraversando il Sinai, arrivando come soldati con famiglia pronti a stabilirsi nelle terre abbandonate e difendersi dalla piaga.
Le 34 navi comprate dall'Oman, che aveva attraversato un periodo di grave crisi dovuta alla bancarotta, caricavano i gruppi familiari e li scaricavano a Madras, da cui partivano per occupare gli antichi villaggi che non erano ancora stati distrutti dai pirati.
I primi 246 esuli si stabilirono nella cittadina costiera di Negapatam, in cui si difesero pochi mesi dopo il loro insediamento da un gruppo di razziatori sbarcati nelle vicinanze, mettendoli in fuga e lo stanziamento dei Portoghesi (a cui si aggiunsero alcune comunità di Arabi che fuggivano dall'epidemia di colera scatenatasi in Oman) continuò sempre nelle stesse zone, per difendersi meglio, fino a quando nel 1490 Patricio do Faro, comandando 1030 coloni (di cui 354 a cavallo), due cannoni e altri 6000 circa Tamil che erano tornati alle loro vecchie case vicino ai nuovi arrivati amichevolmente grazie alla mediazione di Rodrigues, attaccò la roccaforte di Thoothkudi, sede avanzata dei pirati birmani. L'attacco andò a buon fine, grazie a quattro navi pesantemente armate sul modello portoghese costruite nell'arsenale di Cuddalore che impedirono la fuga: quell'azione indusse i pochissimi scampati e i loro compagni a non attaccare più quelle terre. Col tempo le varie comunità autoctone accettarono il nuovo dominio granatino, a patto di poter mantenere la loro identità culturale; col tempo i Porgohesi si mischiarono ai Tamil, dando così via a un'etnia meticcia chiamata Portrumil.
Nel 1492 Rodrigues fu nominato governatore dei possedimenti indiani e do Faro divenne il generale, inquadrando al modello patrio le nuove truppe locali.
Nel 1493 arrivò un nuovo ordine da Granada: si doveva conquistare anche il Kerala, che difficilmente si sarebbe sottomesso volontariamente a degli invasori. Fallite le trattative diplomatiche con la città di
Thiruvananthapuram (Trivandrum), importante centro meridionale, finita la stagione delle piogge un esercito di 16000 uomini e 23 cannoni, traportati da elefanti, iniziò la conquista dell'ovest. Batterono l'esercito quasi doppio di numero nella Battaglia del fiume Karamana e tre giorni dopo entrarono tramite chiatte armate lungo lo stesso fiume a Trivandrum e con la stabilizzazione del dominio nel sud del Kerala arrivarono nuovi coloni, specialmente arabi e berberi di Orania. Nel 1495 una nuova armata mosse a nord per conquistare la grande Kochi; do Faro riportò una grande vittoria sui difensori alle porte della città e la conquistò dopo sei settimane, facendola incendiare. A maggio Miquel Rodrigues morì di malaria, che si era diffusa a Trivandrum e al governo gli succedette il suo naturale erede, Patricio do Faro. Questi si trovò a dover fronteggiare un movimento di resistenza interno, capillarmente distribuito. Questi gruppi di resistenti ostacolavano sia i movimenti delle truppe sia l'insediamento dei coloni. Per un anno si usarono metodi di repressione tradizionali, cercando i ribelli con l'esercito sperando di poter dar battaglia, ma visti gli scarsi risultati, mandò una lettera a Muhammad XIII, chiedendogli come fare per combatterli. Scarna la risposta del re: "Fate come credete opportuno".
Do Faro prese il consiglio alla lettera e adottò misure severissime. Reclutò squadre armate frai nuovi coloni, quindi specialmente arabi e berberi, che con l'aiuto di reparti Tamil dell'esercito avevano il compito di incendiare, distruggere e saccheggiare ogni abitato nei pressi di qualsiasi azione dei ribelli, risparmiando i villaggi e le città che davano appoggio ai conquistatori lasciando entrare le loro truppe, fornendo guide e perseguendo i ribelli catturati (ovviamente anche queste erano sotto la minaccia di ritorsioni in caso di tradimento). In caso di resistenza prolungata o azioni particolarmente gravi, l'esercito regolare, portoghese e portrumil, cannoni compresi, intraprendeva campagne di devastazione, che radevano al suolo e uccidevano tutto ciò che trovavano nell'area di azione. Do Faro sapeva che poteva tenere un pugno di ferro senza dover temere la mancanza di foraggiamenti o sconfitte schiaccianti dei suoi uomini. Si continuò così per sei anni di terrore: villaggi e città vennero dati alle fiamme o addirittura cannoneggiati. Tutto ciò di depredabile era preso, gli ex possessori uccisi senza distinzione di sesso o età (anche se però le donne più giovani spesso erano portate a forza nelle basi operative e obbligate a prostituirsi) e la campagna veniva devastata. Per i primi tempi questa strategia fu usata solo per far uscire allo scoperto i ribelli, ma poi divenne sistematica.
Patricio divenne noto in tutto il mondo come "Il bel demonio cristiano -era uno dei pochi portoghesi cattolici-" e si arricchì enormemente; dai suoi uomini era amato, ma per gli abitanti del Kerala divenne il sinonimo di terrore; unica sua preoccupazione fu quella di far depredare ma non distruggere i templi.
E' sicuro che Muhammed e il governo ne fossero a conoscenza: esistono decine di carteggi fra il re e il governatore che raccontano puntigliosamente le azioni coloniali e l'assenso incondizionato del sovrano.
Morì assassinato da un resistente nel 1502 e ciò provocò la devastazione di 134 villaggi di piccola e media grandezza. Si calcola che sotto il suo governo, fra civili e armati siano morte 421.000 persone e ne siano fuggite almeno il doppio, un genocidio senza pari, che rese quelle terre una terra libera per migliaia di coloni. Morì senza molto dolore dei suoi governati.
Suo successore fu un Portrumil acquisito (cioè, un portoghese naturalizzato Tamil), il cui nome riferitoci era João Braba. Questi allentò grandemente la durezza del governo, riportandolo a livelli normali e verso gli ultimi anni risarcendo le famiglie superstiti delle vittime. Portò l'espansione alla guida di una spedizione che conquistò lo stato di Goa, con una forte componente araba all'interno della città di Panaji e sottomettendo con molta fatica la popolazione dello Sri Lanka occidentale, nel 1523.
La conquista fu completata dal nipote, Amalan Braba, che ottenne con la minaccia di un conflitto, il dominio su Pondicherry nel 1530.

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