sabato 18 novembre 2006

Il ventennio 1370-1390, la "battaglia scampata" di Sines e l'ultima guerra nasride-castigliana.

Il primo decennio fu molto tranquillo: la penisola si stava riprendendo e Salman non intraprese alcuna azione militare, mentre nel mondo importanti cambiamenti avvenivano. Andiamo per ordine.
Salman ibn Yusuf annoverava per sui istruttori le più grandi menti del regno; la sua istruzione di ottimo livello era affiancata a un naturale genio militare. Solo, probabilmente influenzato dal catalano-moresco Domingo Sulayman, il futuro signore di Cordoba, non aveva assolutamente alcuna inclinazione per l'intrigo; ciò però era compensato dalla sorella Semeah. Si fece subito amare dal popolo, ma non dai sacerdoti: egli infatti, secondo anche cronisti teoricamente imparziali, raramente praticava il Sawm, l'astinenza da cibo, bevane e rapporti sessuale durante il mese di Ramadam e a volte si concedeva alcolici e carne suina. Inoltre, non andò mai in pellegrinaggio fino alla Mecca (ma ciò è anche comprensibile, dato che la zona era molto pericolosa di quei tempi). Oltretutto, anche se non sappiamo quanto la fonde è attendibile, dato che si trattava di una avversa, si diceva nella corte che sia lui e in misura minore le sue due mogli non furono esempi di fedeltà coniugale reciproca.

Digressione.

Nel 1375, facendo sposare la figlia Yolanda al duca di Bretagna, Amedeo di Savoia s'assicurò il dominio della regione francese per il figlio Enrico. Questi poi ottenne anche alcuni feudi in Siria. Il ducato rimase indipendente, dato che si era affrancato da vent'anni dal dominio tedesco.

Nel 1360 il regno di Navarra, ridotto alle sole contee della Navarra orientale e di Evreux, ereditò il dominio di Orleans. Due anni prima era stato ereditato da un ramo cadetto della famiglia bretone dei Dreux. Con una politica intensa e molto raffinita di intrighi, diplomazia e matrimoni, il regno, ormai più francese che basco, riuscì a farsi giurare fedeltà da Enrico di Savoia e dal conte d'Anjou. Nel 1380, alla morte dell'effimera regina Eléonore, le succedette il figlio Jean di Valois, cugino di secondo grado del re di Francia Guy e si alleò agli Inglesi per tentare di far valere le sue rivendicazioni su almeno parte dei titoli del cugino.

Verso gli anni '50 del secolo, l'Orda d'oro soccombette ai cugini meridionali dell'Il-Khanato. Il khan Akutai I potette scalzare l'Orda d'oro da tutti i suoi precedenti territori e ne approfittarono i vassalli cumani, per dichiarare l'indipendenza. L'orda, dal sud, arrivò ad assoggettare i Samoiedi e a scontrarsi contro i principati russi. A sud, riprese le offensive contro la dinastia Mamelucca dei Bahri, che perdette l'Egitto a favore degli avventurieri tedeschi e scandinavi giunti per la "crociata" (meglio spedizione militare) e pure i suoi territori faticosamente conquistati in Arabia, che rimasero per anni e anni territorio di lotta fra beduini e invasori mongoli. A ovest, il principato di Armenia Minore, restaurato dalla famiglia Cantacuzeno quindici anni prima e vassallo dei Paleologos venne completamente annientato. A est, invece, la Transoxiana resistette.
La situazione cambiò quando gli succedette suo figlio Akutai II. Egli, non riuscendo ad amministrare bene il territorio, delegò il controllo di un terzo del regno a tre potenti nobili: allo zio Husun assegnò il Caucaso e i territori russi meridionali fino a Suzdal a nord; al cumano Tortogul diede la Russia settentrionale ai confini con i principati russi e i gli Urali; a Yakut Sharif diede l'emirato di Bassora e territori sparsi fra la Mesopotamia, la Terrasanta e l'Anatolia. Il resto rimaneva sotto Baghdad. Ma non riuscì a mantenere il controllo dello zio Husun, il più potente, che gli si ribellò e si alleò al cumano-mongolo Asep, nel 1374, che aveva ripreso il titolo di khan dell'Orda d'Oro e aveva preso sotto di sé buona parte dei Mongoli sfuggiti dall'Il-Khanato presso i Cumani. Nella battaglia di Novocheboksarsk (in Ciuvascia), per cui presero parte da uno schieramento i Suari autoctoni, i Cumani, i Mongoli di Husun e i Turchi affiliati al sultano di Karaman (v. di seguito) e dall'altra i Mongoli di Akutai e i loro ausiliari, gli alleati russi di Chernigov e i vassalli turchi Kipchak. Dopo questa battaglia, a causa della cocente sconfitta, Akutai Khan fu costretto a riconoscere l'indipendenza dello zio e a concedere molti territori tra Volga e Don ai Turchi di Karaman.

Questi ultimi, dal sultano Sonmez in poi, si divisero in due rami principali: il primo, quello di Portogallo e il secondo, molto lontano e in realtà affidato a un governatore locale con ampi poteri. Ciò accadde perché egli sposò una turca, proveniente da una non ben precisata località del Tatarstan. In effetti, sin dal tempo di suo nonno Karaman e i popoli turchi dell'Europa orientale erano stati molto uniti, nonostante la grande distanza fra uno e l'altro. Il padre della sposa, come dote offrì alcuni territori sul Don, che Sonmez diede al figlio. Questi, nominandosi atabeg dei Tatari riuscì a unire molti Turchi e il popolo finnico dei Mari (i Cheremisi) sotto il suo dominio. Partecipò quindi alla guerra a fianco dei Cumani e Mongoli ribelli, ottenendo il corso settentrionale del Don e la riva di destra del Volga dall'estremo nord del Mari El alla zona oggi occupata da Volzhsky.

Fine digressione

In quel decennio, dato che i molti figli di Yusuf avevano proliferato e alcuni di loro avevano già prole matura, ci s'impegnò in una intensiva campagna di matrimoni: alla corte, per matrimoni o al seguito di questi giunsero Catalani, Castigliani (questi per lo più s'imparentarono con la potente famiglia portoghese do Faro), Aragonesi, Greci, Russi, Cumani, Mongoli e Turchi. Nel 1371, il bei di Coimbra e Alcacer do Sal, nipote del sultano Sonmez, si ribellò, a causa di contrasti per l'amministrazione, chiese protezione al re Salman, che accettò. Mobilitò quindi l'esercito, ma al momento del confronto, all'assedio della città di Alcacer, portando l'esercito a Sines. Il sultano decise di accettare la perdita di due città per non perdere troppe vite e a Sines venne firmata la tregua.

Il trattato consisteva in:

-riconoscimento da parte nasride della sovranità turca su Lisbona, il Viseu, Porto e Castelo Branco;
-il riconoscimento da parte turca della sovranità nasride su Silves, Niebla, Coimbra, la Braganza orientale e Faro;
-limitatamente ai sovrani firmatari e ai loro eredi al momento della successione, i sovrano di entrambi i paesi si sarebbero reciprocamente mantenuti non belligeranti e si sarebbero fatti garanti della pace dell'erede altrui.

Il re dei Marinidi, poi, si alleò sia con i Nasridi, suoi unici supporti in caso di guerra con la Castiglia-Lèon sia con gli Ziyanidi. In quell'anno, il figlio maggiore Seyfullah, che non ottenne il governo di Aracena come aspettatosi in favore di un Sulayman, se ne andò da corte a Silves. Il successore di Salman divenne quindi il suo tesoriere e figlio, Ruknaddin.
Nel gennaio 1383, con la scusa dei continui soprusi nei porti castigliani ed esigendo un risarcimento che il re Juan non poteva pagare, Granada e Castiglia scesero di nuovo in guerra. Ciò non sorprese i contemporanei, dato che il giovane re iniziò da subito insediato le provocazioni per trovare un pretesto a una nuova Reconquista. La mobilitazione fu generale, Aracena, Caceres e Alcantara caddero nei primi due mesi di guerra sotto gli eserciti di Granada e degli emiri di Almeria, Salamanca e Siviglia. I Marinidi entrarono pure loro in guerra, così come i Ziyanidi, desiderosi di imitare i loro alleati nella prodigiosa conquista europea.
L'emiro di Almeria fu proclamato anche emiro di Badajoz.
In giugno l'esercito dell'emiro di Cordoba Domingo Sulayman incontrò sotto le mura di Burgos il potente esercito castigliano, ma fu sconfitto e dovette riparare a Viscaya, che s'era arresa senza resistenza in cambio dell'incolumità. Il bey di Coimbra invase i territori dell'arcivescovo di Galizia, conquistandoli in tre mesi, più quattro di assedio di Santiago e proclamandosi emiro di Galizia. Vi fu una pausa di un anno, durante la quale gli eserciti si ricompattarono in vista della nuova campagna.
Nel 1385, facendo come il padre, Salman marciò a febbraio, prendendo di sorpresa re Juan. Colte alla sprovvista, le città del Bierzo e delle Asturie di Santillana si arresero rispettivamente agli emiri della Murcia e di Cordoba. Juan si vide senza speranza, ritiratosi a Burgos e offrì le Asturie di Oviedo in cambio del governo della città. Salman e i suoi generali, rendendosi conto di aver spinto troppo i loro soldati, esausti e desiderosi di tornare a casa, accettò. La popolazione non si ribellò, dato che non cambiò in peggio nulla nella loro vita, a parte le famiglie con caduti in guerra.
Ma Burgos e la sua regione facevano ancora gola ai Marinidi: questi, con 3000 alleati Zyianidi, marciarono dai loro aquartieramenti invernali da Zaragozza e prima che si potessero fermare, erano già in territorio castigliano.
Re Juan, con soli 15.000 uomini contro i 27.000 arabi, oppose resistenza presso il villaggio di Villahoz. Una grande battaglia, combattuta anche dentro lo stesso borgo, portò in breve la debole ala sinistra moresca a cedere, lasciando quindi spazio a una tenaglia dei mercenari cantabrici. Solo 7000 moreschi sopravvissero alla battaglia e 4000 spagnoli morirono. Ma fra questi ci fu lo stesso re. Gasato dalla rotta dei nemici, si unì ai cavalieri che inseguivano i fuggitivi, ma fu vittima di un banale incidente: passando un terreno accidentato, il cavallo si spezzò una zampa e Juan morì cadendo a terra. Il comandante marinide, ricostituendo l'esercito il giorno dopo a poca distanza dal villaggio, riuscì a colpire i nemici mentre erano ancora incerti sul da farsi. Il gennaio successivo, il generale Dawlat entrò in Burgos. Non c'era più alcun dominio cristiani in Spagna, ad eccezione della Navarra.
Salman allora ne approfittò per dare i titoli precedenemente tenuti dal re castigliano ai suoi vassalli e adottando la nominazione di re di Castiglia, Léon e Granada.

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