domenica 14 dicembre 2008

L'estensione della guerra

Il dilagare in Italia
Riorganizzate le linee di rifornimento, le armate in Alsazia ripresero la marcia, cercando lo scontro con le due armate che stavano arrivando, una guidata dal granduca di Baden e una dal generale von Durrheim.
I maggiori scontri si ebbero però in Italia: Nasr sconfisse facilmente l'esercito del duca di Piemonte e Sardegna Ezio II; questo si arrese quindi a Granada, dichiarandosi ducato non belligerante, ottenendo un'occupazione quasi solo nominale ma in cambio si disimpegnò dalla guerra.

Il 19 giugno entrò in contatto con le armate di Franz Karteuch, governatore di Milano, a Magenta.
Il primo scontro avvenne fra il 5° reggimento di ussari e una compagnia indipendente di fanteria tedesca con due pezzi d'artiglieria a cavallo, che aveva fortificato un ponte sul Naviglio Grande. Gli ussari, incuranti della situazione tattica, caricarono diverse volte la postazione, venendo irremediabilmente ricacciati. Una volta andati gli ussari, la compagnia si ritirò, facendo cadere nella trappola Nasr, che si dirige a grande velocità verso Magenta, convinto che le forze di Karteuch siano state divise dall'avanzata turca.
Così non è e il maggiore generale può ancora schierare il doppio delle truppe di Nasr e le schiera, nelle ridotte, fra Boffalora e Magenta, con 5000 uomini di riserva ad Abbiategrasso.
La divisione di Alquerem, con artiglieria campale, è la prima ad attaccare, passando il Naviglio e combattendo fra le case di Magenta contro i granatieri austriaci. Contemporaneamente, i genieri della divisione di Balboa iniziarono la costruzione di un ponte di barche a nord di Boffalora, sorpresi poi dall'artiglieria nemica, a cui Balboa potette solo opporre i cannoni requisiti in Piemonte.
A mezzogiorno i granatieri sgomberarono Magenta, rientrando nelle trincee appena fuori l'abitato, ma la costruzione del ponte era praticamente impossibile; per questo Nasr inviò i circa 6000 cavalieri che aveva verso Bernate, dove trovarono un ponte non guardato e passarono velocemente sull'altra riva. In un'ora travolsero le batterie sul canale e respinsero i dragoni a loro difesa. In fretta e furia, i genieri rimisero in acqua le barche e finirono il lavoro, permettendo il passaggio degli uomini di Balboa. Si ricreò di nuovo lo stallo, dato che Nasr, non riuscendo ad avere la meglio sulle fortificazioni di Karteuch, s'era a sua volta asserragliato a Magenta e Boffalora. Calò la notte e nessuno aveva ottenuto una posizione migliore.
Il mattino successivo, furono avvistati i 5000 soldati provenienti da Abbiategrasso, che nella notte si erano mossi per colpire di sorpresa le truppe a Magenta: furono sorpresi dalla carica dei corazzieri, spostati sempre durante la notte per l'attacco previsto all'alba. L'irruenza dei rinforzi tedeschi nel muoversi non permise loro di disporsi a quadrato e rimanendo alla mercé dei cavalieri avversari, che ne fecero scempio.
Rintuzzato l'attacco, Nasr tentò il tutto per tutto, contando sul rigido professionalismo dei suoi e il migliore equipaggiamento.
L'assalto iniziò alle 8.21 del 20, dopo un pesante bombardamento. Le trincee fuori da Boffalora furono velocemente prese, anche se a costo di gravi perdite; rimaneva il villaggio di Corbetta, il nervo della linea di difesa, in cui confluirono i sopravvissuti di Boffalora. I soldati di Karteuch, di qualità variabile, man mano cedevano troppo facilmente terreno agli assalti e la battaglia si stava trasformando in un assedio. Alle 17, Corbetta resisteva ancora salda, anche se le linee dei difensori si stavano assottigliando. Il generale decise allora di richiamare i 7000 italiani lasciati in riserva a Pobbia, sebbene non si fidasse di loro; per tutta risposta seppe che avevano gettato le armi e si rifiutavano di combattere. Un'ora dopo, con le truppe nemiche a pochi metri dal suo quartier generale, Karteuch negoziò la resa, lasciando sul campo 3867 fra morti e feriti e più di 6000 prigionieri. Quasi 5000 morti e feriti ebbe invece lo schieramento di Nasr.
La grande vittoria, anche se ad alto costo, lasciò libera la strada per Milano, occupata il 22. Quel giorno Nasr inviò l'ordine alla 10^ divisione, che nel frattempo era sbarcata a Livorno, di congiungersi a lui.
Il giorno dopo, Adolfo d'Este battè le milizie locali a Montichiari, prendendo facilmente Brescia. A fine mese, i due alleati si unirono per marciare a est.

L'Ungheria
Nel 1800, di fronte alle due correnti dei sostenitori di Ferenczi, una per la repubblica e una per la monarchia costituzionale, fu indetto un plebiscito per decidere fra le due forme di governo. Prevedibilmente, vinse la monarchia e László divenne il nuovo re magiaro, affiancato dal parlamento.
Convinto della necessità di sconfiggere il SRI, László preparò un'armata per invaderne i territori. Il 1 agosto entrò in Moravia, andando verso Brno; incontrò e sconfisse il granduca di Boemia, Moravia e Slovenia, Jan Josef Radecký, a Moutnice, dove fu fatto prigioniero e firmò l'annessione del regno all'Ungheria; a settembre, un'altra armata sotto il comando di Albert Béla entrò nel Veneto, con Nasr e Adolfo che arrivavano da ovest. La sollevazione delle città venete fu questa volta definitiva e le truppe imperiali si ritirarono nel Tirolo.

Pforzheim
Volendo rimanere uniti, i generali alleati non riuscirono a colpire separatamente von Durrheim e Baden, che s'incontrarono e marciarono compatti verso gli invasori.
I primi incontri fra avanguardie avvennero sulla strada fra Weiler e Niebelsbach, dove il 12 settembre una pattuglia francese fu attaccata dagli ulani di von Durrheim. Baden, che aveva il quartier generale ad Arnbach, appena seppe della vicinanza dei nemici, preso dalla necessità di cacciare gli invasori dal suo regno, si mise in marcia con 47000 soldati. Riuscirono a uscire senza quasi essere notati dai boschi attorno ad Arnbach, perché le sentinelle presero le divise bianche degli eserciti imperiali del sud per quelle granatine, la cui armata era a metà strada fra Ittersbach e Rudmersbach; l'allarme fu dato solo quando erano vicini a Ottenhausen: un reggimento di fanteria leggera rallentò sufficientemente la brigata Lienz d'avanguardia per permettere alla divisione di Soullas di disporsi attorno al villaggio. Baden iniziò un pesante bombardamento, che decimò i ranghi della divisione francese, che si ritirò. L'esercito di von Durrheim ancora non si muoveva, perché il generale stava ancora galoppando da Pforzheim a Dietlingen, dove aveva il quartiere e i suoi comandanti di divisione stentavano a voler prendere iniziative, salvo Alpster, che mosse la sua divisione Lüneburg lungo la via che qualche ora prima aveva visto la scaramuccia fra ulani e ussari.
A mezzogiorno, Alpster incontrò la divisione di cavalleria di Gajator, la quale mise in fuga la fanteria tedesca e catturò tre batterie. Nel frattempo, alla divisione di Soullas se ne erano aggiunte altre quattro, sostenendo tutto l'urto dell'armata di Baden.
Due ore dopo, von Durrheim osservò che sia Keltern sia le alture circostanti erano occupate da bin Osama.
Incominciarono gli scambi fra la fanteria leggera; gli Jäger, qualitativamente migliori delle controparti iberiche, riuscirono a conquistare la Johanneskapelle col relativo cimitero, ottenendo una buona postazione a nord del paese per l'artiglieria.

Alle 15, Baden aspettava ancora il corpo di Däpstinger, che aveva richiamato da Neuenbürg appena aveva ricevute le prime informazioni sul nemico. I suoi 11300 uomini probabilmente avrebbero potuto resistere al contrattacco di Soult, che avvenne verso le 15.30: avendo tenuto una divisione di riserva durante la difesa contro i ripetuti assalti imperiali, a quell'ora la divisione di Almasy e la cavalleria partirono a fermare l'avanzante divisione Wien. Nonostante avessero i ranghi decimati dalle ore di combattimento, le altre compagnie si unirono al contrattacco. Vedendo che le sue truppe non resistevano, Baden decise di ritirarsi nei boschi di Arnbach.
Alle 17, i corpi d'assalto risalirono la collina della Johanneskapelle, aprendo la strada al reggimento di fanteria di Burgos, che riuscì a far ritirare i difensori e catturò quattro cannoni. In concerto con quell'attacco, la cavalleria caricò l'ala sinistra di von Durrheim, che fece in tempo a formare i quadrati. Appena si ritrovarono a fronteggiare i quadrati, i cavalieri si ritirarono per dare modo dall'artiglieria del generale Buonaparte di bersagliare le formazioni. La seconda carica, anche se con più perdite del previsto, ebbe successo e i reggimenti fuggirono. Anche von Durrheim decise che era il caso di ripiegare, mandando la sua cavalleria a fermare i nemici; nuovamente, l'artiglieria granatina colpì con precisione gli avversari.
Bin Osama ordinò di avanzare, non riuscendo però a ottenere abbastanza terreno di fronte al ripiegamento ordinato dei rimanenti nemici. Il generale tedesco si fermò a Dietlingen, per riprendersi e fermare nuovamente bin Osama. Ripresero le schermaglie alla periferia del villaggio.

Imbrunendo, Soult decise che doveva risolvere la battaglia entro quel giorno e ordinò di muoversi verso l'armata di Baden, ora raggiunta da Däpstinger. L'attacco fu preceduto da numerosi colpi d'artiglieria, che fecero poco tra gli alberi. L'attacco, condotto senza particolari crismi, iniziò alle 18.43, una volta ricevute tre compagnie di dragoni da bin Osama. L'avanzata fu funestata dai numerosi shrapnel sparati, di cui uno uccise il generale Soullas. Tuttavia, i soldati francesi arrivarono alle linee imperiali, da cui proveniva un fuoco irregolare. Gli chasseurs presero all'arma bianca la prima linea di trincee. L'attacco continuò facendo indietreggiare l'armata del sud, fino a quando la ritirata verso Arnbach si trasformò in rotta, facendo perdere ogni speranza di vittoria e Baden fuggì.

A nord, i cavalieri di Gajator non riuscivano a eliminare la copertura degli schermagliatori; avendo saputo dai suoi messaggeri che la situazione di Baden era critica, von Durrheim iniziò le manovre di sganciamento, lasciando dalle 19 il paese. Ormai al buio, l'armata del nord non si fermò fino a Pforzheim, senza che bin Osama riuscisse a inseguirla con successo. Il giorno seguente, dopo un sonno di poche ore, riprese la strada per Neulingen, con 46000 uomini ancora a disposizione.

Fasi salienti della battaglia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e