domenica 14 dicembre 2008

La caduta del meridione imperiale

L'annientamento dell'esercito meridionale di Baden (24000 fra morti e feriti e 7000 prigionieri), segnò il collasso del fronte, i cui sovrani erano sempre stati i meno favorevoli all'Impero centralizzato. Baden fu catturato il 16 settembre da una pattuglia di Ombre; a Stoccarda, dove il margravio di Württemberg si era ritirato con l'armata sconfitta, furono definiti i termini dell'armistizio separato tra Francia, Granada, Baden e Württemberg. Un'armata franco-granatina comandata da Berthier e Churisque, con 42000 uomini, arrivò nel tardo settembre a Magonza, obbligando von Durrheim a ritirarsi per ricongiungersi con l'armata del Lippe-Detmold, sconfitta dalla nuova forza d'invasione. Di questa forza faceva parte anche la Legione Polacca, circa 5000 uomini guidati da Józef Antoni Poniatowski, nipote del re decaduto Stanislaw August.

Il 3 ottobre, l'esercito turco-granatino-magiaro sconfisse facilmente i difensori tirolesi asseragliatisi nella Passeiertal, a Moos. Nello stesso periodo, le autorità elvetiche, che avevano sempre mantenuto numerosi privilegi istituzionali, dichiararono l'indipendenza e la cobelligeranza con la coalizione.

Ferenczi entrò in Austria senza incontrare resistenze.
Chiusa tra due fuochi, anche l'Austria si arrese.

Il Trattato di Vaduz
Il 4 novembre, i generali coallizzati s'incontrarono al castello di Vaduz con i principali signori dell'Impero che si erano arresi: il duca Heinrich IV di Baden, il margravio Elmar di Württemberg, il granduca d'Austria Franz Josif e il granduca di Boemia Jan Josef. Non parteciparono invece i delegati dei cantoni elvetici, che trattarono separatamente con Francia e Granada.
I 28 punti del trattato stabilivano che i nobili tedeschi avrebbero avuto la loro indipendenza dal SRI riconosciuta dalle potenze cobelligeranti e che avrebbero ottenuto i territori da loro rivendicati dinasticamente. In cambio avrebbero fornito contingenti di truppe e rifornimenti in caso di bisogno. I loro domini non sarebbero stati considerati territori occupati.

La questione svizzera era più complicata: lo Tagsatzung bandito subito dopo la proclamazione dell'indipendenza vide lo scontro dei cantoni in cui prevalevano gli interessi rurali e quelli in cui prevaleva la borghesia urbana. Quest'ultimi erano favorevoli al mantenimento dello stato di confederazione avuto durante l'Impero, gli altri erano per un rafforzamento del potere centrale.
Luigi XVIII appoggiò i rurali, normalmente filofrancesi e adatti a contrastare il peso germanico dei nuovi alleati; la minaccia del ritiro del supporto francese alla Lega fece vincere gli accentratori, i cui delegati si riunirono con gli ambasciatori francese e granatino. Fu accordato il permesso di non contribuire direttamente allo sforzo militare (anche se numerosi volontari si arruolarono nell'esercito francese); l'indipendenza sarebbe stata riconosciuta dai cobelligeranti e si sarebbe istituita una confederazione (Confederazione Elvetica), che lasciava meno libertà ai cantoni. Per controbilanciare fu accettato di porre la capitale nella germanofona Berna.
A dicembre, fu accordato al duca di Sardegna-Piemonte quanto deciso a Vaduz per gli altri. In Lombardia e Veneto, rimase però l'occupazione militare, granatina e turca nella prima, granatina e ungherese nella seconda; Milano, Venezia, Mantova e Verona furono dichiarate città franche.
La conquista della Zelanda
Con la presa di Sluis, Grouchy si ritrovò un esercito olandese ad Anversa, che già gli aveva aperto le porte e che si era subito ricreduta e le aveva aperte anche all'esercito dei Paesi Bassi. Il 5 ottobre Grouchy evitò l'accerchiamento tentato dallo stadhouder nella nebbia e lo sconfisse a Peisels en Verre. Accettò nuovamente la sottomissione di Anversa, dove però stazionò una guarnigione e tornò in Zelanda, dove Willem si era ritirato. Il grande vantaggio dei difensori era la flotta, che poteva difendere le numerose isole; tuttavia, la flotta combinata franco-granatina, forte di 34 navi di linea e 13 fregate, riuscì ad ingaggiare battaglia con quella olandese; in inferiorità numerica, l'ammiraglio Van Driesil si arrese all'isola di Texel, in Frisia dopo tre giorni di combattimenti e perdite per circa 12000 marinai olandesi e 3000 alleati.
Con la flotta messa a tacere, Grouchy iniziò l'invasione della Zelanda; a Goes incontrò di nuovo l'esercito nemico, impedendogli di difendere la cittadina. Willem decise, dopo la nuova sconfitta, di ritirarsi dalla regione; nella ritirata, non avendo abbastanza navi per tornare in Olanda, furono catturati circa diecimila uomini.

Le rivolte in Germania
Nell'inverno tra il 1805 e il 1806 fu siglata una tregua di cinque mesi, durante i quali le fazioni si riorganizzarono e si prepararono alle nuove battaglie. Dopo la battaglia inconcludente di Kesselbach, a nord di Magonza, Berthier e Churisque tornarono a Magonza, dove altri effettivi francesi si unirono a loro.
L'imperatore temeva che gli altri signori dell'Impero seguissero gli esempi visti, ma quell'anno non fu ancora abbandonato. Aprì negoziazioni con Russia e Polonia per assicurarsi la neutralità, ma non ebbe risposte. Chiese l'aiuto a Svezia e Regno Unito; dopo estenuanti negoziazioni nel gennaio del 1806 le due nazioni accettarono d'intervenire. Non ebbero invece successo gli inviti allo Stato Pontificio e al regno di Napoli d'invadere da sud, perché entrambi gli stati erano troppo impegnati a reprimere i dissidi interni e a stabilizzare le loro economie.

La prima sommossa avvenne in Svizzera nel dicembre del 1805: nei cantoni di Jura e Lucerna erano avvenute molte requisizioni di viveri per le guarnigioni francesi e di fronte all'immobilità del governo neoformato, i pochi Urbani presenti ne approfittarono per insediarsi nelle diete cantonali e s'ingraziarono la popolazione risolvendo di propria tasca la situazione; il successo spinse anche gli Urbani a Basilea, Solothurn e Zurigo a prendere le armi contro i Rurali. I cinque cantoni proclamarono la secessione e, riunitisi in confederazione, pretesero il riconoscimento di un'entità indipendente. Pochi giorni dopo le due fazioni di Aargau si accordarono per entrare senza conflitti nella confederazione.
La Confederazione di Zurigo non fu riconosciuta da nessuna nazione. Tuttavia, la milizia cantonale era già pronta a difendere i confini del nuovo stato. Combattere sulle Alpi svizzere in pieno inverno non era consigliabile, ma i sovrani in gioco ritennero che servisse dimostrare che ogni rivolta avrebbe avuto vita breve. Aargau fu pacificato con relativa facilità dai Francesi, ma sulle alture serie la poca resistenza era sufficiente a bloccare l'offensiva. Nasr allora inviò un reggimento di fanteria leggera basca. Furono loro consegnate uniformi adatte al clima e le attrezzature più moderne per i movimenti in montagna; con l'Ordinanza 1498 fu abbandonato il divieto di equipaggiare fuori dallo standard i reggimenti dell'esercito, o per necessità o per distinzioni di merito.
Il corpo di spedizione ebbe alcuni successi, ma il suo numero ne inficiavia l'efficiacia. Nel corso dell'inverno si aggiunsero due compagnie degli Chasseurs du Jura e una dei Confinari piemontesi, riuniti nella Brigata Alpina.

In Württemberg e Baden l'opposizone filoimperiale era molto forte: si formarono numerosi corpi di resistenza, operanti per la maggior parte nelle campagne, spesso costituiti dagli Jäger; fu mandata la fanteria leggera e la cavalleria per aiutare gli eserciti regolari. Nei mesi invernali furono molto aspri i combattimenti nelle foreste e nei campi; particolarmente difficile fu soprattutto la campagna contro gli insorti nella Selva Nera. Fu imposta la legge marziale in ogni regione colpita da atti definiti di "brigantaggio".

Il 2 gennaio a Praga gli studenti universitari manifestarono per ottenere una costituzione; le dimostrazioni degenerarono quando intervenne l'esercito e agli studenti si unirono molte persone che criticavano genericamente il governo del duca.
Nei giorni successivi altri focolai sorsero in altre città della Boemia.
László era favorevole ai rivoltosi e non agì; il duca invece non aveva intenzione di cedere e represse i moti liberali; obbligato dagli alleati, il re ungherese ritirò il supporto e intervenne nella regione del monte Jirny, dove alcuni militari si erano ammutinati.

Quando ancora c'era la speranza che venissero appoggiati i rivoluzionari cechi, la società segreta dei Köhler approfittò dell'assenza del duca di Baviera, nella sua residenza di Ratisbona, per iniziare le proprie rivolte, il 13 gennaio, a Monaco, Augusta e altri centri importanti. Con l'appoggio di quasi metà dell'esercito ducale, il 15 fu proclamata la Repubblica Bavarese. Fino ad aprile inoltrato proseguirono gli scontri tra repubblicani e monarchici, con l'intervento dell'armata del conte Axel von Weimar. La repubblica cercò l'aiuto degli invasori, ma in ottemperanza agli accordi nessun soldato oltrepassò il confine stabilito. A marzo la rivoluzione era terminata.

A marzo anche la secessione svizzera era stata messa a tacere: la Brigata Alpina e l'esercito regolare della Confederazione sorpresero l'armata dei secessionisti aggregatasi nella piana di Laufen, pronta a tentare l'ultima offensiva. Con la sconfitta a Laufen, i capi della rivolta furono obbligati alla resa.



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