domenica 14 dicembre 2008

L'arrivo della Russia

Lo zar Aleksandr I, nel primo 1808, decise che era giunto il suo momento. Senza aver avuto alcuna negoziazione con Granada e Ottomani, a febbraio dichiarò guerra a Impero, Regno Unito e Svezia. Unico alleato era il protettorato di Polonia. A marzo 9000 uomini invasero la Finlandia tedesca. Altri 12000 uomini invasero la Carelia. Entrambi gli schieramenti disponevano di truppe su sci, ma gli Svedesi erano più abili e riuscirono a rallentare l'avanzata russa. Cosa che invece non riuscì ai pochi difensori imperiali.
A marzo partì l'invasione dell'Estonia, che cadde, seguita dalla Lettonia.
Il 6 marzo, invece, 70000 Russi e 2000 Polacchi comandati dal maresciallo Kutuzov invasero la Piccola Polonia.

La guerra su due fronti
La dichiarazione di guerra russa aumentò solo il caos che regnava in Germania.
Non si riusciva a cacciare dalla Sassonia le armate di Brahe e Pedersen, ma a nord la morsa si faceva sempre più stretta.
Dopo l'Hannover, fu la volta dell'Holstein, che cadde a febbraio.
Allora, i generali in Sassonia preferirono ritirarsi, arrivando a Magdeburgo il 13 marzo.
Sbarcarono in Holstein 6000 Inglesi e 10000 Svedesi; l'imperatore Otto però incominciava a volere la pace, mentre gli alleati erano ancora convinti di poter arrivare ad almeno un pareggio, soprattutto perché erano preoccupati dal proliferare di movimenti liberali in Europa centrale.
Nel maggio del 1808 scoppiarono nuovi moti ad Aarhus, che la flotta svedese sedò.
Churrisque e Berthier non riuscirono a vincere i 16000 del corpo di spedizione e 3000 tedeschi e danesi che si ritrovarono dinnanzi ad aprile. Soult fu sconfitto il 29 marzo, perdendo Braunschweig. Un mese dopo, Nasr e Soult batterono però Brahe e Pedersen, obbligandoli a ritornare a Magdeburgo.

Una nuova stasi nelle operazioni permise ai generali tedeschi e svedesi di evacuare Magdeburgo tra il 2 e il 4 maggio. La situazione era critica, dato che Kutuzov aveva sbaragliato i Prussiani il 21 marzo a Görlitz. Si ritrovò 200km da Berlino, mentre gli alleati arrancavano, trovandosi i ponti distrutti e i depositi dati alle fiamme dai Freikorps prussiani. La tempestiva marcia russa si fermò a Berlino, dove il margravio aveva intenzione di opporre resistenza. Per due mesi le difese berlinesi resistettero all'artiglieria russa. Brahe e Pedersen, muovendosi da Magdeburgo, sconfissero Ibrahim Bey e puntarono sul Kutuzov per alleggerire la pressione sulla città; il 7 maggio, Pedersen fu ferito a morte da un attacco delle Ombre. Il suo successore fu l'hannoveriano Albrecht Linn.
Il piano era di distogliere le forze russe dall'assedio per il tempo sufficiente a Linn per rifornire di nuovo Berlino. Kutuzov, saputo del loro arrivo, lasciò 10000 uomini nelle ridotte attorno alla città e marciò sui nemici. L'estrema velocità con cui marciavano i soldati russi fu anche in questo caso spiazzante per gli avversari. Prima che potessero posizionarsi, sorprese Linn a Zehlendorf e lo sconfisse con tutta la sua forza. Nella notte marciò a sud e all'alba attaccò gli Svedesi a Lichterfelde, battendoli definitivamente. Berlino resistette ancora due settimane, poi cedette e Friedrich Wilhelm scappò dalla città con parte del governo.

Il successo russo era grazie alla celerità di spostamento, dovuta a due motivi: il primo era puramente fisico, dato che i soldati erano abituati a marciare in ogni condizione e a sopportare la fatica e le privazioni; la maggior parte dei reparti non disponeva nemmeno di tende reggimentali per i soldati, che spesso dormivano all'adiaccio.
Il secondo motivo era di carattere organizzativo: Kutuzov introdusse una più razionale divisione dell'esercito sopra il livello di divisione, i corpi d'armata. Ogni corpo d'armata, di grandezza stabilita, con effettivi di fanteria, cavalleria e artigliera, disponeva della propria logistica, dei propri genieri e degli altri servizi, rendendo la marcia molto più facile per grandi eserciti.

L'esilio dell'Imperatore
La caduta di Berlino diede agli alleati la possibilità di marciare a nord senza i due migliori generali nemici; il 12 giugno il corpo di spedizione fu sconfitto. In Meclemburgo l'esercito si ammutinò e ne nacque una rivolta che portò all'abdicazione del duca Friedrich Franz e all'instaurazione della repubblica.
A luglio anche a Kiel scoppiarono rivolte. L'Holstein, teoricamente feudo del granduca di Danimarca, si staccò e divenne repubblica. Altri soldati svedesi e inglesi furono mandati in Danimarca, per assicurarsi almeno lo Jutland. Di fronte a quello che avveniva, l'imperatore decise di andarsene in Svezia, dove sperava di non rischiare ulteriormente.

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