sabato 2 dicembre 2006

Muhammad XVI - La fine.

Il ritorno in patria e il passaggio di poteri
Il re tornò quindi a casa, riprendendo la sua carica di monarca. Poiché Sabah era morta di tubercolosi, sposò Thara umm Said, la precedente moglie del governatore di Siviglia e dopo un anno ebbero un bambino, ma non restò molto a Granada. Probabilmente era stanco dell'ostilità che percepiva nella corte per le sue preferenze: ad esempio, in Prussia aveva iniziato a bere alcolici e a ogni banchetto lo si vedeva bere vino a volontà, cosa che non piaceva specie ai vertici della Guardia. Aveva inoltre commissionato all'architetto magiaro Miklos Tegyessy il "Quartiere delle Fedi": avrebbe dovuto essere un complesso architettonico vicino alla sua Casa Azzurra di Cordoba, costruito attorno a una grande piazza con arcate: vi avrebbero trovato posto una moschea, una chiesa cattolica e una piccola sinagoga: sperava così di mostrare ai sudditi che non disdegnava nessuna religione e aveva progetti simili per Kochi e Djenné. Comunque i lavori procedettero a rilento per cause finanziarie e alla sua morte era stato completata solo la pavimentazione. Ulteriormente, era stato conosciuto in tutta l'Umma per una memorabile gaffe: poco dopo il ritorno dall'Africa, a un banchetto, aveva risposto così a un ulema che lavorava alla madrasa di Algeciras: "Per me lo Hajj è solo un'inutile perdita di tempo.". Aveva ospitato per un anno circa Cornelius Drebber, un ingeniere fiammingo. Non ultimo il fatto di avere sposato una Malinké.
Per questi motivi e per altri Muhammed non amò mai molto il palazzo, prefrendo starsenene alla sua casa di Cordoba e di lì governare.
Nel 1617 dovette riprendere il comando dell'esercito: il fratello del sultano, Mustafa I, dopo esser fuggito dal Topkapi aveva trovato il sostegno dei Mamelucchi e preparava l'invasione della Siria ottomana, dopo aver già strappato tutti i possedimenti africani del sultano e un'alleanza da Kirkuk.
Al momento il nuovo sultano Osman II era già impegnato a contrastare le ribellioni in Valacchia e Bulgaria, quindi chiese all'alleato di unirsi alle guarnigioni in Siria per contrastare l'emiro e poi passare in Egitto. Muhammad accettò subito e ci aggiunse 3000 dinar come dono personale. Mobilitò la flotta e prese i primi 5000 Leonesi che avevano finito in quell'anno la leva e sbarcò in Libano. Per l'occasione, aveva inaugurato l'armatura giapponese che gli era stata portata da Ibrahim Abu Huraira, viaggiatore della Compagnia di Predicazione, trai primi granatini a viaggiare in Giappone (il primo europeo fu Tobias Witswoort nel 1565).
Muhammad fu così visto combattere ad Ar Raqqah contro l'emiro, unito a 12000 fanti ottomani: dopo tre ore di quasi scaramucce, si ritirò. In breve tempo pose fine alla guerra, minacciando Khorasan e Balkh i possedimenti del congiunto di Bassora. Dopo tre anni Khorasan e Ottomani si spartirono ciò che era stato il regno del Curdo Ahmed ibn Zakaria.
Arrivati alcuni uomini dall'Armenia, Muhammad rimandò a casa mille uomini e chiamò a sé 500 cavalieri della Guardia. Nel 1618 Mustafa prese Giaffa con circa 30000 uomini e pochi meno ne poteva disporre l'alleanza.
Muhammad XVI e Serdar Pecevit Beg incontrarono l'avversario a Haifa, che stava per assediare. Utilizzando la guardia andalusa e i sipahi come punta di lancia, riuscirono a superare la carica della cavalleria e travolgendo la poca fanteria giunsero al gruppo comando mentre la linea di Mamelucchi si stava riformando per chiudere il buco. Mustafa rimase ucciso involontariamente da un cavallo. Con questa veloce vittoria terminò anche la guerra civile nell'Impero.
Ritornò a Granada, ma di nuovo non si trattenne. Non riuscendo a farsi piacere la corte e non trovando di certo "gioie nella famiglia", decise di lasciare il governo attivo a Cazerén e al figlio di Jamal, Yusuf, e di ritirarsi a guidare l'esercito e controllare personalmente l'operato dei governatori. Ricevette un'ambasciata giapponese e una dagli Uroni e ufficializzò il passaggio di poteri.
Dal 1619 al 1621 continuò a girare il regno, arrivando a farlo in incognito, per vedere cosa facevano i suoi uomini. Una volta rivelatosi, si preoccupava di dare feste, fintanto che il tesoro traboccava di monete e veniva spesso visto mischiarsi alla gente comune.

Muhammad sovrano intinerante
Nel 1622 Murad IV, considerato la controparte meno amabile di Muhammad ma all'epoca ancora un ragazzino sotto la guida della madre Kösem, gli propose di attaccare l'emiro di Bassora, poiché s'era recentemente allontanato da Kirkuk ed egli fu d'accordo. Presa una grossa somma dalle casse statali, si recò a Bandar Abbasa (regno del Khorasan) e rintracciò una serie eterogenea di compagini mercenarie dall'Asia centrale e a sorpresa il vecchio Serdar con Muhamamd e il re di Khorasan attaccarono l'emiro. Preso senza difese, prima che potesse reagire l'Impero aveva preso Samarra, An Najaf ed era a poca distanza da Baghdad. Muhammad assaltò e prese Mekran e al Khorasan andò al-Amarah e il pretendente dei Timuridi fu costretto a riconoscere le conquiste.
Il re andò quindi in Africa, girando estensivamente i possedimenti e venendo ricevuto coi massimi onori da tutti i monarchi suoi vassalli. Passati 26 mesi di permanenza in Africa, con solo qualche puntata in Europa o Maghreb per farsi vedere alla popolazione e firmare qualche carta, arrivò un messaggio dall'India: i pirati dalla Malacca si erano stanziati a Purba Medinipur e terrorizzavano le coste dell'India orientale. Senza indugio, partì per l'India, dove non attese molto per raccogliere un migliaio di soldati tra Goa, Mumbai e Trivandrum e s'incontro col sultano di Delhi. Insieme si unirono per attaccare la città da terra e da mare: Muhammad guidò il cruento sbarco (si stimano circa 1700 morti) e così si accordarono: tutta la campagna andò all'Indiano, ma la città divenne base granatina. In India riprese la sua missione di viaggiatore. Viaggiò in ogni villaggio del dominio, finanziando anche la ristrutturazione del tempio di Meenakshi Amman a Madurai, aggiungendo un altare pagato personalmente dal re, che lo raffigurava rendere omaggio a Shiva.
Mantenendosi in buoni rapporti con Delhi, riuscì nel 1626 a convocare i due sultani a Mekran, dove fu siglato un patto d'alleanza con scadenza decennale. La coalizione venne a coprire un territorio che andava dall'Atlantico al Gange. Kösem voleva anche chiamare il Bengala nell'unione, ma il sultano Abu al-Fazl pose il veto, avendo un'atavica rivalità con l'altro. Pochi mesi dopo Muhmmad fondò a Negapatam la prima scuola di medicina arabo-indiana, volendo unire il più possibile i lati positivi dei popoli che governava. In seguito si recò nello Sri Lanka, per mediare col re orientale dell'isola e l'avventuriero francese Guy Lebrand, che fondò una prima colonia sul sito di un antico villaggio abbandonato.
Successivamente arrivò un ambasciatore dalle comunità di Sumbawa a Pondicherry: di fronte all'ennesima invasione del Makassar, chiedevano l'aiuto di quello che sembrava il sovrano islamico più potente del mondo. Con la possibilità di stabilire una testa di ponte anche nel sud-est asiatico, decise di contrastare il Makassar. Non trovando abbastanza uomini a Calicut, reclutò 1600 mercenari da Ikkeri e s'imbarcò per l'isola.
Unendosi alle milizie locali riuscì a respingere gli invasori in mare e Sumbawa divenne territorio tributario di Granada.
Tuttavia, mentre s'intratteneva a caccia sull'isola, cadde in un roveto. Non si fece molto, ma dopo poco tempo iniziarono gli spasmi: era il tetano. La forma che contrasse Muhammad era molto forte e senza una cura morì a Sumbawa nel 1626.


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