domenica 31 dicembre 2006

Il regno di Granada nel XVII secolo.

Il corpo di Muhammad, per essere sepolto nella tomba degli avi, fu immerso in una botte di tuak, un liquore di riso del Borneo e trasportato di gran carriera a Granada. Vista la situazione non obiettò neanche il gran mufti, che non aveva mai appoggiato il re.
Yusuf, VII, con l'appoggio del successore di Cazéren Fernando Rurichio e dei vari ministri, promulgò l'Editto di Barcellona, che dava a Yusuf il regno fino alla maturità di Othman, che sarebbe arrivata entro breve.
Decisamente è doveroso spendere qualche parola sulla società del regno, che s'era profondamente trasformata in 300 anni.

Vita comune
Tra 1600 e 1670, la popolazione crebbe molto velocemente. La popolazione cittadina però non aumentò molto, poiché con le leggi agrarie di Ismail III, che portavano la soglia di terreno per circoscrizione al 10% per proprietario e 20% se due o più siglavano un contratto di cooperazione, la grande proprietà latifondista era scomparsa in favore di cooperazioni; ad alcuni nobili e proprietari terrieri storici furono comunque garantiti degli appezzamenti maggiori pagando una tantum e permettendo solo la mezzadria, sgravata fiscalmente.
Le città dunque non s'ingrandirono molto e anzi in alcuni casi si rimpicciolirono, grazie agli incentivi statali ai proletari per l'emigrazione nelle colonie, onde abbassare lo squallore cittadino e aumentare la presenza di iberici e arabi nelle colonie. Oltretutto, entrando nei territori "vassalli" e mettendo su famiglia, si era esentati da tasse e tenuti solo al servizio militare.
Tali manovre lasciarono spazio nelle città a una razionalizzazione urbana e a minori spese pubbliche. Nelle maggiori sfere di ogni etnia rimanevano ostilità, ma i matrimoni misti divennero normali per molte persone. Caso a parte furono i Francesi di Aquitania e gli Italiani, che rimasero sempre piuttosto chiusi.
Le varie popolazioni africane e indiane furono ben aperte ai nuovi arrivati, per cui lo Stato acquistava da loro porzioni di terra e non si ebbero gravi contrasti o sovraffollamento.
Tuttavia, questo decentramento produttivo portò ad alcuni svantaggi.

Produzione artigianale e commercio
Commercialmente, l'artigianato iberico e maghrebino subì una flessione, dovuta appunto alla minore quantità di manodopera disponibile nelle città. Infatti la produzione sì aumentò di circa il 10% a decennio, ma questo andò quasi completamente a rifornire il mercato interno: a metà del 1600, in pratica gli unici prodotti artigianali esportati erano tessuti, ceramiche e artiglieria indiani.
Ad ogni modo, qualitativamente l'artigianato raggiunse nuovi traguardi: con l'introduzione del gelso a Villareal e poi nel resto della costa aragonese, l'industria della seta divenne diretta concorrente di quella comasca (sotto la Repubblica di Venezia). Famoso anche il centro vetraio di Laghouat, avviato da un vetraio tedesco in esilio, diventando il principale del regno.
Il commercio continuò florido, esportando i prodotti agricoli e importando principalmente beni di lusso. Granada e la rivale Repubblica delle 7 Province Unite da poco nata furono protagoniste del commercio dall'India, Giappone e sud-est asiatico, relegando la Svezia a intermediaria nell'Africa orientale. A ovest, sporadicamente la marina granatina dovette intervenire assieme a quella inglese per reprimere la pirateria, che s'insinuava in ogni punto costiero non presidiato dalla corona. Anche se fu indiretta, è d'obbligo citare la tratta degli schiavi, ma di questo si tratterà in seguito.

Scienze e arte
Specialmente durante il regno di Faraj I, le nuove accademie reali di Granada, Cordoba e Madrid furono incensate di fondi. Rilevante fu il caso di Juan Caramuel, brillante mente, uno dei pochissimi cristiani rimasti a Madrid, addirittura Cistercense e teologo, eccelse nei suoi lavori matematici e linguistici. Jebel abu Marid fu allievo di Hérigone (e si pensa abbia contribuito alla nuova simbologia del matematico basco) e nel suo posto d'insegnante a Cordoba ne fu il traduttore in arabo e spagnolo.
Notevole anche Esam al-Samh, natio di Djenné ma naturalizzato spagnolo: entrato nell'entourage del governatore Jabolla, divenne un famoso medico e naturalista, descrivendo fauna e flora dell'entroterra africano. Famosa è la causa della morte: ignorando il decreto del 1605, in una sua lezione di anatomia a Lisbona dissezionò un cadavere sul posto. Secondo legge, fu messo ai lavori forzati, cosa a cui il sessantenne non resistette.
Per quanto riguarda le arti visive, si assistette a un grande sincretismo: incontrando la tradizione europea, l'arte decorativa andalusa incominciò a perdere il divieto della rappresentazione umana. Lo spezzino Alfredo Valponci la "Sala dei Mostri" dell'Alhambra con figure della mitologia classica, addirittura. Il pittore Luis Anjo fu l'artefice del ciclo dei califfi; a Tunisi nacque una scuola di scultura turca.
In letteratura, Sunil Manohar Gavaskar con Abu'l Walid scrissero commedie estemporanee, mischiano elementi della cultura araba con quella marathi. Un importante poeta e saggista fu il catalano Jordi Maragall i Saxam, considerato il teorico della prosa catalana e del sistema universitario dell'epoca.
In musica nacque da alcuni compositori l'inserimento di organici simili alle bande militari ottomane nella musica di corte.

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