sabato 24 maggio 2008

L'epoca dei cambiamenti

Madagascar e Vietnam: la collaborazione franco-granatina continua
La fondazione nel 1784 della Compagnie françaises des Indes orientales assicurò una presenza economica francese più forte nelle Indie e la competitività contro la HEEC, a cui furono garantite enormi concessioni sui territori inglesi recentemente conquistati. Nel 1786, i governatori David de Cossigny e Damião de Goa si accordarono per un intervento in Madagascar: la Francia si sarebbe alleata con il nascente regno Merina, che dal centro dell'isola stava aumentando velocemente la propria influenza e avrebbe fornito assistenza militare. Alcune delle Isole Mascarene, utilizzate come basi dalla flotta francese, sarebbero andate a Granada in cambio dei rifornimenti alle truppe di terra, che in un anno circa riuscirono a occupare tutta la costa occidentale dell'isola; gli alleati di Merina riuscirono a unificare il resto dell'isola nel 1810.

L'invasione del regno di Dại Việt fu appoggiata logisticamente da Granada con un compenso meno materiale: l'Inghilterra sembrava intenzionata ad invadere le terre di Granada nel sud-est asiatico e il re vietnamita si stava avvicinando pericolosamente al nuovo vicino: serviva una nuova presenza europea nell'area per distogliere la Gran Bretagna da un'eventuale guerra coloniale. Sempre nel 1786, dalle basi francesi in Asia partì l'esercito che invase il regno indocinese e sconfisse i difensori nel 1788 nella battaglia di Battle of Rạch Gầm-Xoài Mút, in cui era presente un forte contingente di volontari laotiani dalla parte dei vietnamiti. Con quella battaglia, vinta nonostante i patimenti che le truppe francesi provavano e il re Nguyễn Huệ, che pochi giorni prima aveva battuto un'armata manchu a Dong Da, il regno intero divenne protettorato francese con poteri molto limitati.

Tortura e cartamoneta
Nel 1788, le richieste di molti uomini di cultura portarono al bando della tortura negli interrogatori, in concomitanza anche con un crescente raffinamento delle tecniche investigative.
Nello stesso anno, il Consiglio votò per l'emissione delle banconote. Il motivo di questa reticenza ad adottarle erano stati gli alterni esiti della pratica e il generale timore economico che una facile invasione dell'Impero Inca portasse all'inflazionamento dell'oro. Alla fine i rischi della cartamoneta furono accettati e in tredici mesi la zecca emise un milione di dinar cartacei, che finanziarono la costruzione della nuova grande flotta del Mediterraneo.

La rivoluzione francese
Nonostante i successi coloniali, in Asia e in America, la situazione economica francese era disastrosa: le spese per le guerre erano superiori alle entrate, il commercio stagnava, le tasse vessavano il Terzo Stato. La situazione socio-politica era nella stessa condizione, con l'assolutismo osteggiato dalla borghesia e la generale sfiducia nella monarchia, che non riusciva comunque a far sfogare queste tensioni con gli incentivi alla colonizzazione. In più, il 29 gennaio 1789, re Philippe Auguste IV morì, dopo soli due anni di regno, venendo sostituito dal fratello Louis. A maggio, l'instabilità era tale che il re dovette richiamare il precedentemente esautorato ministro Necker, che doveva lavorare sulla nuova politica finanziaria. Pochi giorni dopo, gli Stati Generali vennero chiamati, come promesso dal re morto, ma non si giunse a un accordo sulle tasse. Ai primi di giugno, la popolazione di Vannes si sollevò contro i dazi sul pesce. Alla fine del mese, avvennero i conflitti fra il re e la neocostituita Assemblea Nazionale. Le notizie su quanto accadeva giunsero a Yusuf VIII e Mustafa IV, che si erano incontrati a Barcellona. Il sultano chiese a Yusuf di non permettere che un moto rivoluzionario mettesse in pericolo una monarchia, spaventato dal fatto che molti intellettuali nel suo impero si rifacevano alla scuola illuministica francese. Il nasride ancora non si mosse, soprattutto perché era abbastanza favorevole a una deriva costituzionale del vicino. Il 23 giugno, però, di fronte alle insistenze dell'alleato, fece votare per l'invio di una forza militare oltre la frontiera per mantenere l'ordine nelle città meridionali (lo stesso giorno, due compagnie di guardie francesi si ammutinarono in seguito a dei disordini a Parigi). La proposta fu accettata e venne ordinata la ripresa dell'effettività per la 3^ divisione di fanteria spagnola e tre reggimenti di dragoni con artiglieria, al momento quartierati nel nord della Spagna.
Il 5 luglio, il generale Pesniz entrò a Bordeaux. Il 6, contro il volere reale, proclamò che avrebbe marciato su Limoges se l'Assemblea Nazionale non fosse scesa a patti con gli Stati Generali. Pochi giorni dopo, una brigata d'assalto occupò Arles, scontrandosi contro la guarnigione della città e il 13 si accampò poco fuori Marsiglia, mentre la flotta mise sotto blocco il porto di Tolone.
Quando il 16 Bordeaux seppe dell'attacco alla Bastiglia, simbolo dell'assolutismo francese, la sua cittadinanza e gran parte dei soldati che non si erano opposti agli invasori presero le armi e attaccarono gli uomini di Pesniz; 235 rivoltosi rimasero uccisi e il generale dichiarò lo stato d'assedio. Il 22 la brigata conquistò Marsiglia con l'aiuto delle navi. Il 4 agosto fu abolito il feudalesimo unilateralmente e a questa notizia, Diego Pesniz inviò i dragoni sulla strada per Limoges, dove si scontrarono contro alcune compagnie di ammutinati.
Qualche giorno prima, anche Paesi Bassi e SRI avevano preso i provvedimenti di Granada, occupando Liegi, Charleroi, Lussemburgo e Annecy. Si formò nelle zone occupate da questi un movimento di liberazione, la Guardia Nazionale, che iniziò ad attaccare con regolarità le forze d'occupazione da metà agosto. La Francia si stava barcamenando tra le invasioni straniere, moti rivoluzionari e un monarca che non aveva più credibilità, quasi assediato a Versailles. Luigi XVI riceveva le pressioni da parte del cognato, Gustavo III di Svezia, che aveva adottato nel 1772 una -poco liberale- costituzione e da George III suo alleato, per l'accettazione delle riforme che volevano essere introdotte. Il 5 ottobre, una folla si diresse verso il palazzo reale, recando l'appena redatta costituzione e scontrandosi con le guardie. Una settimana dopo, il re accettò la costituzione, la più liberale del mondo, allora, e che tolse moltissimi privilegi all'aristocrazia e al clero.

La guerra del 1790
Risolta la questione costituzionale, l'anno successivo Louis XVI chiese la restituzione dei territori occupati. Pesniz si ritirò, ma il duca di Sassonia, che comandava l'armata imperiale e il generale olandese Daendels risposero unendo le forze e marciando su Parigi, perché il re francese ritornasse sui suoi passi.
L'armata francese, dai quadri confusi perché molti dei nobili al comando erano fuggiti all'estero, ebbe difficoltà all'inizio a mobilitarsi. Tuttavia il generale Dumouriez riuscì a intercettare gli alleati al villaggio di Valmy, dove l'artiglieria francese si dimostrò migliore: il cannoneggiamento permise ai suoi 47000 uomini di mandare in rotta i 35000 tedeschi e 6000 olandesi con un assalto frontale. L'esercito francese proseguì, cacciando i nemici dal Lussemburgo. Quando Dumouriez sconfisse di nuovo il duca di Sassonia e lo mise sotto assedio a Charleroi, fu negoziata la tregua. La Francia avrebbe riavuto indietro ogni sua città occupata.
Valmy

Le rivoluzioni del 1791, la guerra di Polonia
I fermenti rivoluzionari si espansero in Europa. I primi moti scoppiarono nel gennaio del 1791 in Baviera, Turingia e Lombardia. A maggio, re Stanisław II August, in Polonia, concesse una costituzione liberale, entrando così in attrito con i vicini. Nello stesso mese, l'ardore arrivò nelle colonie inglesi e francesi: i coloni di New Hampshire, Virginia e Tennessee si ribellarono chiedendo l'indipenza, richiesta che serpeggiava già una ventina d'anni nelle colonie inglesi.
A sud, invece, la ribellione si sparse tra gli schiavi e i nativi delle colonie francesi, che fondarono la nazione di Mexique, il nome dei vicini aztechi. A settembre, nonostante gli aiuti olandesi, l'esercito regolare francese soppresse la rivolta: il regno non poteva permettersi spinte indipendentiste.
Meglio andò alle colonie inglesi, che rimasero più a lungo indipendenti.

La costituzione del 3 maggio 1791 non fu gradita a molti grandi nobili polacchi, che, unitisi nella Confederazione di Targowica, richiesero l'intervento della Russia. Anche se non avvenne l'intervento dell'Impero, impegnato a sedare le proprie rivolte, il re polacco fu sconfitto dai soli Russi una prima volta nel 1792. Si ritirò a Memel, da dove resistette fino a marzo del 1793, quindi fuggì in esilio in Inghilterra. Sul trono polacco andò il capo della confederazione, Stanisław Szczęsny Potocki.



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