sabato 24 maggio 2008

Le prime guerre rivoluzionarie

L'Atto di Controllo
Nel 1796, il Parlamento francese passò il decreto che imponeva alla famiglia reale di rendere conto delle spese e il parlamento aveva diritto di obbligare a tagli fino al 40% in caso di necessità. Ciò, come gran parte delle misure contro la monarchia, fu presa mentre l'irrequieto popolo di Parigi minacciava il palazzo reale.
Yusuf ne approfittò per una manovra propagandistica: fece approvare l'Atto di Controllo, che imponeva che tutte le spese della famiglia reale e dei nobili di pubblicare le spese annuali. Non si faceva però cenno ad alcuna misura attuabile dal Parlamento. Questo Atto fu largamente pubblicizzato nel regno intero, che aveva costantemente bisogno dell'immagine di un re carismatico per rimanere incollato. E, ovviamente, gran parte dei regnanti contemporanei fu scandalizzata di fronte a questa manovra.

La guerra in Ungheria
In Ungheria, nel 1797, ripresero con ancora più forza le sommosse: László Ferenczi, un ufficiale di cavalleria, guidò la rivolta che depose e uccise re József II e proclamò la repubblica. Prima però che potesse essere organizzato il nuovo governo, il conte di Coburg fu di nuovo inviato per combattere gli insorti, immaginando un compito come il precedente. László non aveva l'appoggio dei contadini, salvo quelli slovacchi e dalmati a cui aveva promesso l'indipendenza, ma poteva contare sul quasi totale appoggio borghese. L'armata ungherese fu inizialmente sconfitta presso Győr, ma di ben poco e Coburg si ritrovò a fare i conti con linee di rifornimento disturbate dalla resistenza. In più, nel luglio del 1797 lo zar Paolo I, che aveva iniziato a dare qualche apertura liberale riformando il sistema di servitù, intervenì per evitare un allargamento della sfera d'influenza imperiale. Allo zar si unì il re napoletano Ferrante, che sperava di ottenere qualche porto adriatico.
Nel 1798 l'Impero Ottomano intervenne sul confine orientale, occupando alcune città e villaggi com'era accaduto in Francia 8 anni prima. In contemporanea, l'esercito russo-magiaro battè sonoramente le truppe germaniche salvando Budapest.
La flotta partenopea invece sconfisse il 5 giugno quella tedesca di fronte a Spalato e mise sotto assedio Trieste, col successivo apporto di quella ungherese.
László Ferenczi ritratto nel 1799

La guerra in Italia
Nello stesso anno, in tutto il nord Italia scoppiarono nuove ribellioni. L'esercito che avrebbe dovuto andare in Ungheria a rinforzo fu dirottato per la Svizzera e scese in Italia. Presa dopo due giorni d'assedio Milano, le altre città si quietarono. Tuttavia, a luglio Roma e diverse città dello Stato Pontificio si ribellarono, obbligando il papa alla fuga a Napoli. Poiché re Ferrante stentava a intervenire, volendo strappare al pontefice le prerogative che avevano avuto i suoi antenati, il seppur luterano von Klisten prese i suoi uomini e marciò verso sud, lasciando i rinforzi austriaci in Italia. Facendo ciò, passò sul ducato estense senza chiedere il permesso. Velocemente entrò prima in Toscana meridionale e poi in Lazio, assediando Roma. A quel punto, sapendo che rischiava un'invasione dei propri territori, Ferrante prese l'esercito e andò verso Roma, dove però fu sconfitto. Ma a quel punto, l'armata turca era già sbarcata in Italia per rispondere a quella trasgressione e i granatini stavano di nuovo marciando nel Monferrato.
Con la voce che anche la Francia stava per rispondere all'aggressione, poiché da tempo era in rapporti di amicizia con l'Ungheria, l'Imperatore decise di chiedere l'armistizio, ritirandosi dall'Ungheria e da Roma. Russia e Napoli pure si ritirarono, mentre la Sublime Porta attese fino al 1799 per restituire il possesso di quanto occupato.
In Ungheria fu istituita la repubblica, che per i primi quattro anni sarebbe stata guidata senza elezioni.

Napoli e le Due Sicilie
Ferrante, re abbastanza liberale a differenza del fratello, decise che era il momento di sottostare alle richieste di costituzione e riforme. Nel tardo 1798 istituì la costituente e tagliò i ponti con le origini francesi della dinastia: oltre a stabilire definitivamente il nome del regno in delle Due Sicilie (mentre prima erano stati utilizzati entrambe le titolature), mutò il nome della dinastia in Sorrento, dal nome della cittadina in cui era nato.
Ciò nonostante, all'inizio del 1799 diede il colpo di grazia alla Repubblica Romana, affamando Roma e in seguito assaltando Viterbo; alla resa dei due centri principali, restaurò il papa sul trono, avendo accettato un certo favoritismo nei trattamenti.

Le fini della schiavitù
Gli ultimissini anni del secolo videro anche l'abolizione dei regimi di schiavitù in alcune nazioni.
La prima fu la Gran Bretagna, nel 1796. Vietò la compravendita e il possesso di schiavi, ma per ripagare i proprietari impose per le successive tre generazioni di schiavi un rapporto di servitù della gleba verso i campi lavorati o le attività lavorative, nei casi di schiavi domestici e d'altre mansioni. Fu poi ripermessa nel 1804 nelle colonie africane, in cui gli schiavi catturati lo erano, ma i loro figli avrebbero potuto comprarsi la libertà, se fossero riusciti. Nelle stesse modalità agirono i Paesi Bassi.
La Francia seguì nel 1798: seppur con una grossa spesa, la abolì del tutto e formò delle comunità di schiavi neri in varie zone delle Americhe, dove avrebbero lavorato in attività regolamentate dallo Stato. Fu poi impedita loro l'emigrazione.
La Svezia non la abolì, ma regolamentò la quantità possedibile. Nel 1797 poi abolì la schiavitù per i nativi nei suoi possedimenti asiatici, dove però rimase la deportazione forzata per i criminali.


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