sabato 24 maggio 2008

1792-1795: repressioni e successi

Le rivolte nell'Impero Ottomano
Come temuto, il germe della rivolta si posò anche sull'Impero della Sublime Porta. La società segreta rivoluzionaria Figli della Libertà iniziò delle rivolte in Grecia, Serbia, Bulgaria e Croazia, che però ebbero scarso successo. Mentre l'esercito sopprimeva a ovest, sul Caucaso e sull'Elbruz bande armate turco-persiani iniziarono a combattere i dominatori; le forze che nel 1792 avevano combattuto in Europa, furono spostate a inizio '93 a oriente. Di fronte a questo spostamento, la popolazione greca riprese la ribellione, questa volta fatta scoppiare dalle gabelle imposte e dalle repressioni sui civili. A ruota seguirono di nuovo Serbia, Montenegro e Valacchia. L'Impero non aveva le forze per contrastare tutte quelle sollevazioni, che si erano espanse fino al Peloponneso e di lì in Puglia e Calabria. Intervenne Granada: la proposta, presentata dal partito regale, passò di pochissimi voti.
Di nuovo Pesniz ebbe il comando delle operazioni: con 6000 uomini e 90 cannoni sbarcò prima a Taranto, dove si unì all'esercito napoletano e sconfisse i rivoltosi italiani. Quindi si reimbarcò e passò in Grecia, entrando in Attica e liberando i Turchi assediati ad Atene. Con l'arrivo di nuove reclute anatoliche, che avevano sedato le piccole sollevazioni in Ionia, invase il Peloponneso, mentre un'armata da Istanbul passava per la Macedonia e colpiva da nord. Nell'estate del 1793, i moti greci e valacchi erano stati bloccati.

Pesniz stava per marciare sul Montenegro, quando si seppe che i Mamelucchi avevano colto l'occasione e avevano dichiarato l'indipendenza, così come il bey di Tripoli. Impudentemente, Pesniz decise di imbarcarsi subito per l'Egitto, dove arrivò nella stagione più calda. Oltre a sbarcare ad Alessandria, già in condizione igieniche pessime per l'assedio, tentò una sortita infruttuosa, perché i suoi uomini erano stremati dal caldo. La città cadde poco tempo dopo e solo la metà dei superstiti riuscì a mettersi in salvo durante l'assalto mamelucco; lo stesso Pesniz cadde nella fuga.
Di fronte a quest'insuccesso (a novembre, l'esercito egiziano aveva invaso il Sinai) e alla vittoria del bey tripolitano, Mustafa si decise a concedere grandi autonomie al bey e concesse come stato vassallo il Basso Egitto ai Mamelucchi, che si ritirarono dal governo al di fuori della regione

Le rivolte in Ungheria e Italia
Nuovamente nel 1792, città come Milano, Bergamo, Venezia, Treviso e Novara si sollevarono; l'armata imperiale comunque eliminò facilmente la minaccia. Sempre l'esercito, guidato dal conte di Coburg, passò la frontiera ungherese a giugno, per sopprimere gli indipendentisti della Slovacchia ungherese, mentre re József II era impegnato contro la rivoluzione di Pest.

La Repubblica Batava
Neppure i Paesi Bassi, che avevano fama di essere stato abbastanza liberale, furono risparmiata. A giugno del 1793, la ribellione scoppiò nelle Fiandre. Il governo provvisorio fiammingo stabilì la propria sede a Gand e chiese l'intervento francese, ma non arrivò. In compenso il generale Daendels, che aveva già dovuto combattere contro la rivoluzione francese, passò dall'altra parte, rifiutandosi di attaccare le Fiandre. Con questo rifiuto, in gran parte delle città olandesi scoppiò la rivolta e lo stadtholder dovette fuggire in Inghilterra. Il nuovo governo, guidato da Pieter Vreede, comunque evitò l'invasione tedesca, rinnovando tutti i patti stipulati precedentemente, ma facendo numerose riforme.

L'indipendentismo nel Regno Unito: la guerra americana e la rivoluzione di agosto
Già nel 1791 parte delle colonie inglesi si era sollevato contro la madrepatria, senza che le truppe coloniali potessero combattere con efficacia. L'avvento della Repubblica Batava portò nuova linfa ai rivoltosi, ben riforniti dagli olandesi. Nel 1793 a Sandusky, la sede del capo wyandot (o urone) Dunquat, fu siglata la Grande Confederazione, formata dalla confederazione urone e quella shawnee, entrambe comprendenti molti altri popoli clienti.

Quando iniziarono le scorribande nei territori inglesi, gli agenti britannici tentarono in tutti i modi di diffondere il vaiolo, senza però avere grandi successi. Infatti sin dai primi del 1700 era stato introdotto in Europa l'ashi, una pratica anatolica che serviva a immunizzare i bambini contro quella malattia. Negli anni '80 del secolo, dei medici olandesi riuscirono a convincere diversi capi nativi a introdurlo anche presso le loro tribù. Il protagonista di questa "immunizzazione" fu Pieter van Woensel: mandato per scopi politici dal suo governo, ne approfittò per studiare anche la natura delle Americhe e, di nascosto, utilizzò un clan di Ottawa per sperimentare l'immunizzazione dalla difterite, senza successo. Ad ogni modo, le bande di guerrieri iniziarono ad attaccare ottenendo buoni risultati. Il governo coloniale, impegnato nel reprimere i rivoltosi di John Adams, offrì l'alleanza ad alcune tribù, principalmente Ojibwe indipendenti dai Wyandot. Il loro contributo fu tuttavia minimo: 500 miliziani olandesi, che vivevano fra le terre della Grande Confederazione e degli alleati inglesi e un migliaio di guerrieri potawatomi partirono in spedizione, sconfiggendo i guerrieri nemici e bruciando i villaggi. In un anno, i territori occupati dagli Olandesi vennero triplicati e lì vi si insediarono i numerosi meticci nati negli anni precedenti.

Nella guerra americana s'inserisce la figura di Samuel Wolffe, un anglo-irochese mistico, politico e linguista. Giudice di contea, teorizzò una divisione statale fra i popoli algonchini (come gli Shawnee) e di ceppo irochese (come i Wyandot). Grazie alla fama guadagnata in politica e come linguista, il governatore di Harrisburg gli affidò l'incarico di convincere Dunquat ad abbandonare l'alleanza con il giovane Tecumseh. Tutto ciò che il cinquantenne Wolffe ottenne fu l'uccisione in un attacco a sorpresa nel villaggio dove dormiva. Si dice che morì cercando di persuadere i guerrieri a risparmiare i bambini, ma nella Confederazione il modo di fare la guerra irochese era già in uso da tempo: infatti non furono catturati solo i bambini, ma anche gli adulti più giovani.

E fu nel 1794 che scoppiò la rivolta in Irlanda, simile a tutte le altre del periodo. Munster e Connacht dichiararono l'indipendenza. Con gran parte delle proprie risorse impegnate in America, la repressione non fu feroce: nel Munster vennero battuti i ribelli, ma il re accettò di concedere al Connacht la semiautonomia, con un parlamento proprio e alcune libertà. Colin Moore, il leader dei ribelli del Munster, comunque, fuggì in America, dove in incognito raggiunse gli insediamenti a nord del fiume Paranà, il confine tra i Guaranì e le comunità indipendenti di irlandesi e la Gran Bretagna.

La guerra tra Confederazione, ribelli americani e Repubblica Batava uniti continuò fino al 1795, quando il generale Howe sconfisse Adams e questi firmò la resa delle Colonie Unite. Nel frattempo, gli Olandesi erano sbarcati nella zona meridionale dei territori inglesi sulla costa del Pacifico, l'attuale California e l'avevano conquistata; la Confederazione aveva cacciato i coloni inglesi dal nord del golfo di San Lorenzo. Con la sconfitta dei ribelli, si scatenò un violento moto di diffidenza e persecuzione verso tutti i nativi residenti in territorio inglese, esclusi gli Irochesi; molti indiani, soprattutto Cherokee, fuggirono chiedendo asilo alla Confederazione. La pace fu raggiunta nel 1796, quando un reggimento dalle Antille portò il tifo a New York, da cui si espanse, colpendo europei e nativi in ugual misura. L'Inghilterra riconobbe le conquiste olandesi e confederate e ai primi concesse come area d'influenza e colonizzazione una vasta area a sud del Michigan.
I confini dopo la pace del 1796

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